Patto di stabilità e difesa: 16 Stati Ue spingono per la clausola, Italia e Francia stanno a guardare
Sono arrivati a 16, secondo la presidenza polacca di turno del Consiglio Ue, gli Stati membri che hanno deciso di richiedere l’attivazione della clausola nazionale di sospensione del Patto di stabilità, dal 2025 al 2028, per poter aumentare (fino all’1,5 del Pil) il margine di bilancio da dedicare alla spesa per la difesa senza incorrere nelle procedure Ue per deficit eccessivo.
Un comunicato diramato dal Consiglio Ue riferisce che le richieste sono arrivate finora da Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Grecia, Croazia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Finlandia, con una notevolissima accelerazione nelle ultime ore, visto che a fino a mezzogiorno i paesi interessati erano ufficialmente solo cinque.
Un altro comunicato della Commissione europea, dà invece informazioni leggermente diverse, riportando una lista di soli 12 paesi che richiedono l’attivazione della clausola. Si tratta di Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia.
Fonti della presidenza del Consiglio Ue hanno spiegato che la differenza sta nel fatto che i quattro paesi mancanti nella lista della Commissione non hanno ancora presentato formalmente la richiesta di attivazione della clausola, ma hanno espresso comunque l’intenzione di farlo a breve.
La Commissione aveva fissato informalmente la mezzanotte di oggi come scadenza indicativa, e quindi non tassativa, per presentare le richieste, in modo da poterle esaminare e proporre per l’approvazione formale al Consiglio Ue entro un mese, a inizio giugno. Il via libera finale del Consiglio Ecofin dovrebbe arrivare dopo un altro mese, all’inizio di luglio.
Per ora l’Italia, come la Francia, non sembra avere intenzione di ricorrere alla clausola nazionale di sospensione, ma potrà comunque chiedere di farlo nei prossimi anni, se lo considererà opportuno.