Il Pd esplode sul referendum, rottura tra Renzi e Bersani. Redde rationem in Direzione

Il Pd esplode sul referendum, rottura tra Renzi e Bersani. Redde rationem in Direzione
10 ottobre 2016

Il giorno del redde rationem sembra arrivato. Nel Pd la rottura sul referendum è ormai insanabile e la Direzione del partito convocata per oggi finirà inevitabilmente per sancire una spaccatura che si è già consumata ieri attraverso dichiarazioni ai giornali e alle tv. Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza annunciano di essere pronti a schierarsi per il no. Le promesse di modifica dell’Italicum? “Chiacchiere”, dice l’ex segretario del partito. “In combinazione con la legge elettorale, la riforma – spiega – cambia radicalmente la forma di governo. Si va verso il governo di un capo, che nomina sostanzialmente un Parlamento che decide tutto, anche con il 25% dei voti”. Matteo Renzi da tempo aveva messo in conto che Bersani si sarebbe ritrovato sulle posizioni di Massimo D’Alema ma al Nazareno viene considerata una provocazione la decisione dell’ex segretario dem di chiudere la partita sul referendum ancor prima della direzione di oggi. E allora quella che per il premier e’ una frattura difficilmente sanabile, come ha confidato ai suoi, rischia di avere conseguenze non solo nelle urne del 4 dicembre. I rapporti sono irrimediabilmente rotti, e’ la sintesi che arriva dai vertici dem. Il presidente del Consiglio fara’ finta di niente, non cedera’ all’ira, si presentera’ all’assemblea rivolgendosi anche alla minoranza, fara’ una apertura sulla legge elettorale, una proposta sul metodo ma anche nel merito, alzera’ l’asticella, pronto non solo a piccole modifiche ma anche ad ampi cambiamenti sull’Italicum, ma chi lo ha sentito riferisce che e’ rimasto a dir poco amareggiato dalle interviste di Bersani e Speranza. “Bersani ha votato si’ tre volte a questa riforma. C’e’ chi fa politica per cambiare il Paese e chi solo per attaccare gli altri. Non si vota sulla mia faccia. Non dicono no perche’ hanno un’alternativa, ma solo per antipatia”, afferma il premier all’Arena di Giletti.

Matteo-OrfiniUn attacco alla minoranza arriva anche dal presidente dem, Matteo Orfini (foto). “Non è scandaloso che Bersani e Speranza votino no”, ma sulle riforme “è sbagliato che invece di cercare fino alla fine una soluzione si lavori per la spaccatura”, afferma. In altri termini, per Orfini, “se Bersani lavora per spaccare il Pd sbaglia”. “Cosi’ si lacera il Pd, il tema vero e’ che dentro il Pd e fuori dal Pd si sta utilizzando il tema referendario per contrastare Renzi”, e’ la critica di Dario Franceschini. Aleggiano di nuovi venti di scissione sul dopo-referendum: Bersani e Speranza restano aggrappati al partito, vogliono portare la loro battaglia al congresso, ma i ‘ribelli’ non nascondono che “l’aria e’ diventata irrespirabile”, “e’ chiaro che se Renzi dovesse vincere il referendum non fara’ prigionieri – spiega uno dei rivoltosi – e noi saremmo costretti ad andarcene o a restare fermi un giro”. Esponenti di primo peso come Letta e Prodi, invece, restano fuori dalla contesa, preferiscono mantenere il riserbo sul referendum e non alimentare la diatriba, mentre a soffiare sul fuoco e’ Marino che accusa Renzi di essere stato “mal consigliato” su Roma ed invita Orfini – spalleggiato dalla minoranza dem – a dimettersi. “C’e’ un’atmosfera pesante”, ammette Zoggia, “eppure, al di la’ del referendum, ci sono molte cose che ancora ci legano. Vediamo che tipo di reazione ci sara’ domani (oggi, ndr)”. Ecco, la reazione: la maggioranza dem non e’ piu’ disposta ad accettare il controcanto su tutto.

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“La distanza non e’ piu’ colmabile”, ammette un big del Pd. La consapevolezza e’ che ora si rischia che quel derby d’Italia “tra il futuro e la vecchia guardia” (il copyright e’ di Renzi) si giochi nel Pd, che ci possa essere sconcerto nella base, sul territorio. Per questo motivo Renzi oggi si e’ affrettato a dire: “Ciascuno si fara’ un’opinione su questo, non sono io a voler dividere il partito”. “Gia’ hanno cominciato a darci degli ‘infami'”, denuncia un bersaniano. La minoranza alla direzione non dovrebbe portare alcun documento, nessuna conta, saranno Bersani e Speranza a spiegare alla direzione le ragioni del no. “Renzi – sottolinea uno dei ‘ribelli’ – si sta preparando a sostituirci con Alfano e Verdini, vuole distruggere la cultura di sinistra di questo Paese, hanno cominciato ad attaccare D’Alema, ora demonizzeranno anche noi”. “A Renzi non e’ mai interessata l’unita’ del Pd”, attacca Fornaro. Uno scontro frontale senza precedenti quindi. Al quale assistono, interessati, i centristi. Convinti che Renzi ceda sul premio alla coalizione e che presto si realizzi la ‘profezia’ di Verdini: ovvero il ‘divorzio’ nel Pd dopo il referendum. Ala questa settimana costituira’ il gruppo alla Camera insieme a Scelta civica e sta lavorando per dare un seguito alla riunione dei parlamentari con Ncd che ci fu prima dell’estate. L’opposizione, invece, resta sulle barricate. De Petris di SI da’ a Renzi del “piazzista”, per Salvini “Renzi e’ disperato”, Forza Italia denuncia “l’occupazione” del premier in tv.

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