Polonia viola separazione dei poteri, Bruxelles attiva “l’arma atomica”

Polonia viola separazione dei poteri, Bruxelles attiva “l’arma atomica”
Il primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans
20 dicembre 2017

La decisione, presa oggi a Bruxelles dalla Commissione europea di attivare la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato Ue contro la Polonia per violazione dello stato di diritto non ha precedenti nella storia dell’Ue. E l’Esecutivo comunitario ha cercato in tutti i modi di evitare di ricorrere a quella che in altri tempi era stata definita “l’arma atomica” prevista dal Trattato di Lisbona per evitare il crollo dei sistemi democratici negli Stati membri. Ma dopo due anni di tentativi di dialogo e di avvertimenti, 25 lettere di Bruxelles alle autorità di Varsavia e tre Raccomandazioni ufficiali, la Commissione, guardiana del diritto comunitario, non poteva rinviare ancora quest’atto dovuto. Basta guardare i numeri che il primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, ha snocciolato in conferenza stampa per spiegare quanto sia grave il tentativo, in gran parte già completato, di mettere sotto l’indebito controllo politico dei partiti dominanti la Corte Suprema e l’intero sistema giudiziario in Polonia. Un quadro che compromette il principio della separazione dei poteri, essenziale per la democrazia: “In due anni, sono state adottate non meno di 13 leggi consecutive che hanno avuto conseguenze sull’intera struttura del sistema della Giustizia: il Tribunale costituzionale, la Corte Suprema, le corti ordinarie, il Consiglio nazionale della magistratura, la procura e la Scuola nazionale della Magistratura”. “Il tratto comune di tutte queste modifiche – ha spiegato Timmermans – è che il potere esecutivo o quello legislativo sono stati sistematicamente messi in condizione di interferire in modo significativo con la composizione, i poteri, l’amministrazione e il funzionamento di questi organismi”. Questi cambiamenti “hanno portato a una completa ricomposizione del Tribunale Costituzionale, effettuata al di fuori del normale processo di nomina dei giudici”, con tre di essi che, regolarmente nominati, non sono stati in grado di entrare in funzione, mentre altri tre senza mandato legale siedono nel Tribunale, il cui presidente è stato nominato illegalmente.

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Inoltre, alcune sentenze dello stesso Tribunale Costituzionale non sono mai state pubblicate dal governo. Di conseguenza, sottolinea la Commissione europea, “la costituzionalità della legislazione nazionale non può più essere garantita”, proprio quando viene adottate tutta una serie di nuove leggi molto controverse e delicate sui media, sulle manifestazioni pubbliche di protesta, sui servizi pubblici, sulle Ong. “Nella Corte Suprema – ha spiegato ancora Timmermans – quasi il 40% dei giudici saranno costretti al pensionamento anticipato”, secondo quanto prevede una nuova legge specifica, mentre i nuovi giudici saranno “nominati da un Consiglio nazionale della Magistratura appena rinnovato nella sua composizione, largamente dominata da nomine politiche”. Il presidente della Repubblica, inoltre, ha il potere discrezionale di prorogare il mandato dei giudici, di modo che potranno essere rimossi con prepensionamento obbligatorio i componenti della Corte Suprema invisi al potere politico, mentre quelli “amici” potranno essere mantenuti al loro posto dal potere stesso. Come risultato, secondo la Commissione europea “è compromessa l’indipendenza della più alta corte in Polonia”, che ha il potere, fra l’altro, di convalidare i risultati elettorali. E neanche i tribunali ordinari si sottraggono a questa interferenza generalizzata del potere politico su quello giudiziario. Sempre ricorrendo all’obbligo di prepensionamento, i giudici “scomodi” saranno rimossi, mentre gli altri potranno avere il loro mandato arbitrariamente prorogato dal Ministro della Giustizia. Il Guardasigilli avrà anche il potere discrezionale di nominare o far dimettere i presidenti dei tribunali, senza motivazioni basate su criteri prestabiliti e senza possibilità di revisione giudiziaria.

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“In questo modo, finora, 24 presidenti di tribunali sono già stati rimossi e 32 sono stati nominati sotto questo regime discrezionale”, ha riferito Timmermans. Le decisioni prese oggi dalla Commissione contro la Polonia non si limitano all’attivazione dell’art.7 del Trattato Ue, ma comprendono anche una quarta “Raccomandazione sullo stato di diritto”, con un elenco di tutti i provvedimenti che la Polonia dovrebbe prendere per mettersi in regola, e un ricorso specifico alla Corte europea di Giustizia. Nella sua quarta raccomandazione sullo stato di diritto Bruxelles chiede che la Polonia modifichi le leggi sulla Corte Suprema e sul Consiglio nazionale della magistratura (i cui membri non sono più eletti dai loro pari), che modifichi o abroghi la legge sui tribunali comuni, e che restauri l’indipendenza del Tribunale costituzionale. Inoltre, si chiede al governo di astenersi dal promuovere atti e fare dichiarazioni pubbliche che minano il potere giudiziario. Il ricorso della Commissione alla Corte europea di Giustizia riguarda invece specificamente il meccanismo di pensione anticipata obbligatoria che il governo di Varsavia sta utilizzando per sbarazzarsi dei giudici più esperti e più “scomodi”, combinato con il potere discrezionale del ministro della Giustizia di lasciare al loro posto alcuni giudici (evidentemente quelli meno sgraditi al potere politico) che dovrebbero essere prepensionati. In questo caso, Bruxelles contesta innanzitutto la discriminazione riguardo all’età fissata per la pensione anticipata per gli uomini (65 anni) e per le donne (60 anni), ma indica anche il rischio che l’indipendenza dei tribunali polacchi sia compromessa.

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Quanto all'”arma atomica”, l’attivazione dell’art.7 consiste in una proposta di decisione motivata al Consiglio Ue, che constati “l’esistenza di un rischio chiaro di violazione grave dello stato di diritto” in Polonia, per via dell’assenza di un controllo indipendente e legittimo della costituzionalità delle leggi e degli atti dell’Esecutivo e per l’erosione dell’indipendenza del potere giudiziario. Il Consiglio può adottare la proposta di decisione, e anche indirizzare delle raccomandazioni alla Polonia, con il sostegno di quattro quinti dei suoi componenti, escluso il Paese sotto accusa, (22 su 27), ma dopo aver ascoltato le ragioni di Varsavia e solo dopo l’approvazione da parte del Parlamento europeo (con la maggioranza dei due terzi dei voti, se è presente almeno la maggioranza dei membri). Una volta terminata la fase “preventiva”, che constata il “rischio chiaro di violazione grave”, si può passare alla fase “sanzionatoria” dell’art.7, che constata la “persistenza” per un certo periodo di tempo del rischio grave di violazione, e che comprende la possibilità di sospendere certi diritti del paese sotto accusa, compresi i diritti di voto in Consiglio Ue. Per questo passaggio sanzionatorio, tuttavia, è necessario il consenso unanime degli Stati membri (senza il voto del paese sotto accusa) e, di nuovo, l’approvazione del Parlamento europeo. E’ tuttavia molto difficile che si arrivi a questa seconda fase, visto che ci si attende che almeno uno Stato membro, l’Ungheria, si rifiuterebbe di votare contro Varsavia. Nonostante l’Ue, per la prima volta nella storia, abbia avviato l’iter per sanzionare Varsavia sulla riforma della giustizia, il presidente polacco Andrzej Duda ha annunciato la decisione di firmare due leggi che limitano i poteri della magistratura, mettendo i tribunali sotto un maggiore controllo politico. E così la Polonia ha denunciato la decisione di Bruxelles come un atto “essenzialmente politico, non legale”. “La Polonia deplora l’avvio da parte della Commissione europea della procedura prevista dall’articolo 7, che è essenzialmente (di natura) politica, non legale”, ha dichiarato il ministero degli Esteri, aggiungendo che la decisione di Bruxelles “mina la reciproca fiducia”.

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