I pranzi e le cene di Renzi finiscono alla Corte dei Conti

I pranzi e le cene di Renzi finiscono alla Corte dei Conti
12 ottobre 2015

Non è un altro caso Marino. Presumibilmente il premier Matteo Renzi non sarà costretto a presentare alcuna lettera di dimissioni. Ma anche le sue cene e i suoi pranzi finiscono sotto la lente della magistratura. E questa non è mai una bella cosa. La notizia la riporta Repubblica Firenze che, citando fonti della procura, fa sapere che la Corte dei Conti aprirà un fascicolo dopo le dichiarazioni del ristoratore Lino Amantini che, parlando con Il Fatto Quotidiano, ha raccontato di aver fatturato decine di cene e pranzi dell’allora sindaco di Firenze, direttamente al Comune. Si tratta di un atto dovuto anche se l’obiettivo è capire se le spese sostenute avessero finalità istituzionali oppure, come è capitato a Ignazio Marino, erano piuttosto cene con parenti e amici. In realtà Lino ha un po’ modificato la sua versione: “Non ho detto quelle cose, mi hanno fatto dire cose che non ho detto. Non ho detto che quando veniva qui mandavo il conto a Palazzo Vecchio. Da quando è diventato sindaco ci ho rimesso, veniva molto meno e quando veniva pagava di tasca sua”.

Ora toccherà alla Corte dei Conti verificare se tra quegli scontrini c’è qualcosa di strano. Intanto Il Fatto Quotidiano continua a martellare e pubblica un sms in cui il premier, dopo aver letto l’intervista al “suo” ristoratore di fiducia, spiega: “Io ho messo online tutte le spese, per primo in Italia. E tutte le volte che ho mangiato con mia moglie e la mia famiglia ho pagato di mio, come è ovvio. Sia da Lino che da altri. Peraltro tutte le mie spese dal 2004 al 2013 sono state al vaglio nome per nome, pranzo per pranzo, di Pm e Corte dei conti. Non è possibile che Lino dica che il Comune pagava le mie cene con mia moglie (che poi saranno stati tre o quattro pranzi quando lei insegnava in città). Perché lui voleva offrirmeli e io proprio per questo insistevo per pagarli. Io certe cose non le faccio. E comunque ci sono le ricevute del Comune e le mie personali. Mai fatto tavolate con moglie e amici. Quando ero con mia moglie, ero con lei. Tra l’altro, il pranzo che viene citato era nel 2006, quando non ero ancora neanche in Comune. A questo punto faccio fare una nota ufficiale, lo dico a Filippo Sensi”.

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Il quotidiano di Marco Travaglio, però, replica punto su punto. Anzitutto, spiega, la “nota ufficiale non è mai arrivata”. Quindi passa al contrattacco: “il pranzo di cui abbiamo chiesto a Lino Amantini non risale al 2006, ma al 5 giugno 2007. Il conto era di 1.050 euro”; “per i soli pasti, in cinque anni, l’attuale premier fece spendere alla Provincia quasi 600mila euro”; “Ignazio Marino ha dettagliato i nomi dei suoi commensali, e sette volte è stato smentito, ragion per cui Renzi ne ha preteso le dimissioni. Può Renzi essere così cortese da fare altrettanto? E anche quelli dei suoi viaggi all’estero?”; “non è vero che le spese di rappresentanza della Provincia e del Comune le abbia messe online per primo in Italia, come ci ha scritto. Quelle note sono state raccolte dalla Corte dei Conti e dalla Procura di Firenze su indicazione del Tesoro, che vi aveva riscontrato ‘gravi anomalie’, relativamente al periodo della provincia. Quindi le spese passate al setaccio – per il momento e a quanto è dato sapere – si riferiscono al 2005-09”; “il dettaglio delle spese di rappresentanza sostenute negli anni di Renzi sindaco non è possibile conoscerlo. Non solo online non si trova, salvo alcune voci generiche e prive di dettagli sulle spese. Ma alcuni consiglieri comunali di opposizione hanno più volte chiesto al Comune di Firenze il rendiconto voce per voce, e si sono visti negare l’accesso agli atti”. Insomma secondo il quotidiano c’è più di un punto da chiarire. Alla Corte dei Conti l’ardua sentenza.

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