Premier May furiosa con Deloitte per memo su Brexit. E nell’asse con Trump si inserisce Farage

Premier May furiosa con Deloitte per memo su Brexit. E nell’asse con Trump si inserisce Farage
15 novembre 2016

E’ stata una trovata pubblicitaria. E’ questa l’accusa che un’adirata Theresa May ha lanciato contro la società di consulenza Deloitte per il documento riservato sulla mancanza di una strategia del governo londinese sulla Brexit, memo smentito da Downing Street e che era stato pubblicato oggi dal Times. Un file, datato 7 novembre, che ha fatto infuriare la premier britannica alle prese con la strategia per l’uscita dall’Unione europea, con la spada di Damocle della Corte Suprema sulla necessità di un passaggio Parlamentare per il piano del governo sulla Brexit e scavalcata a destra dall’ex leader dell’Ukip Nigel Farage, che sarebbe diventato una sorta di braccio destro del presidente eletto Usa Donald Trump sulle questioni britanniche. E’ questo quello che emerge da una giornata difficile nelle stanze del governo britannico, alle prese con le rivelazioni, smentite categoricamente, sulla mancanza di un accordo tra i vari ministeri sulla strategia per la Brexit e sull’ipotesi che per gestire tutto il processo possano servire altri 30mila dipendenti pubblici. La portavoce della premier May, scrive il Telegraph, ha sottolineato che l’autore del documento non lavora per il governo e che il memo “non era stato richiesto” e “non ha nulla a che fare con l’esecutivo”.

La portavoce ha aggiunto ancora di “non riuscire a capire come una persona che non ha mai incontrato la premier o qualsiasi membro del suo team possa poi decidere che l’agenda sia falsa o diversa”. Il ministro per i Trasporti Chris Grayling ha dichiarato di “non avere idea” da dove arrivi il documento, in cui si sostiene che la mole di lavoro che implica la messa a punto del dettagli dell’uscita dalla Ue sta mettendo a dura prova i ministeri, al punto che si sta pensando di assumere altri 30mila dipendenti pubblici per gestire il carico di lavoro aggiuntivo. Parlando a BBC Radio 4’s Today, Grayling ha aggiunto che “la mia esperienza è molto diversa da questa” e che il progetto per la Brexit è “un impegno di squadra”. I negoziati saranno “complessi ma non si tratta in ogni caso della sfida dell’articolo di oggi”, ha aggiunto smentendo categoricamente la necessità di assumere altri 30mila dipendenti statali “che non so cosa farebbero in questo processo”. Secondo il documento la premier Theresa May ha la tendenza a “trarre conclusioni e sistemare le questioni da sola”, una tattica non sostenibile nel lungo periodo, mentre ci sono divergenze tra i tre ministri per la Brexit, Liam Fox, Boris Johnson e David David, e il cancelliere Philip Hammond, con il suo alleato, il ministro per le imprese Greg Clark. Altra tegola per May la notizia che Farage ha incontrato il capo stratega di Trump, Steve Bannon e lo stesso presidente eletto sabato a New York e che discuterà con l’ex leader Ukip di tutte le questioni che riguardano Londra prima di chiamare la premier britannica.

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Una rivelazione fatta dal milionario Arron Banks, scrive il Telegraph. Banks ha aggiunto che Trump e Farage (e anche Farage e Barron) sono amici di vecchia data che “ogni giorno” si mandano messaggi o si telefonano. “Questa gente non ha idea di quanto sia stretta la loro amicizia”, ha aggiunto Banks, uno dei donatori dell’Ukip parlando di coloro che a Downing Street criticano questo atteggiamento di Trump che ha parlato con May dopo più di un giorno dalla sua elezione mentre si è intrattenuto con Farage per un’ora. La notizia dell’incontro di sabato nella Grande Mela è giunta proprio nel bel mezzo della querelle lanciata da una fonte secondo cui il governo britannico dovrebbe essere informato da Farage di quello che si è detto negli incontri tra lui e i responsabili dell’amministrazione Trump. La portavoce della premier ha puntualizzato, però, che Trump ha già chiarito di voler un rapporto sullo stile Reagan-Thatcher con May e “non ricordo che ci fosse una terza persona in questa relazione”. Il governo, inoltre, hanno fatto sapere ancora dal Numero 10 ha rapporti e canali di comunicazione “ben avviati” con il governo Usa e May sta già preparando la sua visita a Washington per incontrare Trump prima del previsto, cioè dopo la sua investitura ufficiale a gennaio. E in questa vicenda, ulteriore capitolo della Brexit, si inseriscono anche le indiscrezioni sui costi della Brexit e quanto potrebbe chiedere Bruxelles a Londra: fino a 40-60 miliardi di euro come “conto finale” per pagare gli impegni di budget, le passività previdenziali e la spesa per i progetti proposti dalla Gran Bretagna. La somma è stata tirata fuori dal Financial Times ed equivale a circa “3-5 anni” di contributi britannici al bilancio Ue.

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