Problema abbondanza per Draghi, rebus sintesi per alleanza larga

6 febbraio 2021

Mario Draghi ha un fine settimana di tempo per dipanare una matassa non facile da sciogliere, prima di un nuovo giro di consultazioni con i partiti. Paradossalmente i molti “sì” incassati in questi giorni complicano, invece di semplificare, il quadro per il presidente del Consiglio incaricato.

Mettere insieme una base parlamentare che va dalla Lega al Pd (e forse anche Leu, che però pone un veto sul Carroccio), infatti, richiede un esercizio di sintesi notevole, che anche per una personalità con il prestigio dell’ex presidente della Bce potrebbe essere un compito proibitivo. “Non conosco una via infallibile per il successo, ma una per l’insuccesso sicuro: voler accontentare tutti”, è l’avvertimento che arriva, citando Platone, da Beppe Grillo, che ha partecipato stamani alle consultazioni senza però fermarsi per le dichiarazioni alla stampa. Questo compito lo ha lasciato a Vito Crimi, il capo politico reggente, che ha manifestato la “disponibilità a valutare se ci sono le condizioni per prendere parte all’esecutivo”, auspicando però che la base parlamentare parta da quella del governo uscente. Il massimo che per i pentastellati potrebbe essere digeribile, tradotto, è una maggioranza ‘Ursula’, con il recupero di Iv e l’apporto di Fi. Una linea di confine che però, sussurrano fonti parlamentari del Movimento, potrebbe essere alla fine superata.

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Del resto appare difficile, in questo momento, dire no alla Lega, che stamani con Matteo Salvini ha dato la massima apertura possibile a Draghi. “Noi siamo a disposizione” e “non abbiamo pregiudizi” su “persone, idee e movimenti”, ha assicurato il leader al termine del colloquio nella Sala della Lupa di Montecitorio. Salvini ha anche garantito che con il presidente incaricato c’è “sintonia” su “diversi aspetti”, come la gestione della pandemia e il rilancio economico e addirittura sull’Ue, con “un governo che vada a Bruxelles a trattare a testa alta”. Certo è, ha aggiunto, che quella che prospetta non è una alleanza politica stabile, ma un governo che deve fare “poche cose fatte bene e poi tornare a confrontarsi alle elezioni” in un tempo “che non sarà lungo”. Il sì del Carroccio può creare dunque non pochi problemi al M5s ma anche, e soprattutto, al Pd, che fino a pochi giorni fa poneva il “mai al governo con i sovranisti” come un paletto da non superare. Oggi che si potrebbe profilare invece un ‘matrimonio’, pur in un governo di ‘salvezza nazionale’ benedetto da Sergio Mattarella, tra le varie anime dei Dem qualche mal di pancia serpeggia. Oggi il Nazareno ha smentito la possibilità di dare un “appoggio esterno” all’eventuale esecutivo Draghi come notizie “totalmente infondate”. Ma certo con una eventuale ‘grande coalizione’ anche la partecipazione diretta all’esecutivo dovrebbe tener conto di alcune variabili.

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In caso di esecutivo di (quasi) tutti, dunque, la soluzione più semplice, se non l’unica, sarebbe quella di far nascere un governo quasi totalmente composto da tecnici, magari con qualche esponente di area. E questa, infatti, al momento sembra la soluzione che sta prendendo quota. Tra i nomi che girano ci sono quelli di Marta Cartabia, Luciana Lamorgese, Fabio Panetta, Ernesto Maria Ruffini, Dario Scannapieco, Raffaele Cantone, Carlo Cottarelli. Altrimenti, in caso di maggioranza più ‘ristretta’, potrebbe essere in campo lo schema di un gabinetto con tecnici nei dicasteri chiave (Economia, Esteri, Interni, Difesa), ma con dentro anche i leader, o comunque figure di peso dei partiti, per garantire una cabina di regia sulle decisioni politiche. Una eventualità che, però, rischierebbe di essere bloccata dal gioco dei veti incrociati, al momento non pienamente emersi ma che quando si tratterà di stilare la lista dei nomi sicuramente emergeranno. Dopo un fine settimana di riflessione, in cui non è previsto un incontro con il presidente della Repubblica (ma magari un contatto telefonico sì), lunedì mattina Draghi incontrerà le parti sociali prima di un secondo giro con i partiti da completare entro martedì. A quel punto tirerà le somme e potrà salire al Colle per riferire a Mattarella. askanews

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