Proposta Usa per un cessate il fuoco, Hamas detta condizioni: chiarezza o niente accordo

Proposta Usa per un cessate il fuoco, Hamas detta condizioni: chiarezza o niente accordo
Osama Hamdan
4 giugno 2024

Il movimento di Hamas ha risposto alla proposta di cessate il fuoco avanzata dagli Stati Uniti con delle condizioni che non coincidono con quelle già annunciate da Israele. “La proposta di Israele non risponde alla fine della guerra e al ritiro da Gaza e non è coerente con i principi stabiliti da Biden – ha detto Osama Hamdan, uno dei vertici di Hamas – Senza una posizione chiara da parte di Israele per preparare la fine definitiva della guerra e il ritiro da Gaza, non ci sarà accordo”.

Queste parole sembrano affossare le speranze di un avvicinamento tra le parti. La proposta presentata personalmente dal presidente americano Joe Biden prevedeva il ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza per sei settimane, la liberazione di tutti gli ostaggi e l’invio massiccio di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Tuttavia, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sotto la pressione delle fazioni più estremiste del suo governo, ha subito chiarito che nessun cessate il fuoco poteva considerarsi definitivo fino alla liberazione di tutti gli ostaggi e la completa distruzione di Hamas, condizioni inaccettabili per il gruppo armato palestinese.

Nel tentativo di avanzare verso la ripresa dei negoziati, Washington ha portato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la propria proposta di tregua. In un’intervista al Time del 28 maggio, pubblicata oggi, Biden ha reso chiara la posizione della Casa Bianca sull’impasse nei colloqui: “Ci sono tutte le ragioni per trarre questa conclusione”, ha detto il presidente in risposta alla domanda se credesse che Netanyahu stesse prolungando la guerra per motivi politici.

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Un terzo degli ostaggi è morto

Il governo israeliano ritiene che più di un terzo degli ostaggi a Gaza sia morto. Secondo le stime di Tel Aviv, dei 120 prigionieri nella Striscia 43 sono stati dichiarati morti. Hamas ha affermato che diversi prigionieri sono stati uccisi negli attacchi aerei israeliani o sono morti a causa delle ferite non curate per la mancanza di assistenza sanitaria a Gaza. Delle circa 250 persone catturate il 7 ottobre, una trentina sono state liberate durante la tregua di novembre, mentre alcuni corpi sono stati recuperati dalle truppe israeliane.

Piano Biden all’Onu “entro la settimana”

Gli Stati Uniti hanno presentato martedì una risoluzione in sostegno della proposta del presidente, che il giorno prima aveva già ricevuto l’endorsement del G7. “Numerosi leader e governi, anche della regione, hanno appoggiato il piano e chiediamo al Consiglio di sicurezza di unirsi a loro nel chiedere l’attuazione di questo accordo senza rinvii e senza ulteriori condizioni”, ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas-Greenfield. La risoluzione prevede il cessate il fuoco, il ritiro dell’esercito israeliano dalle aree popolate della Striscia di Gaza, il rilascio degli ostaggi, un aumento degli aiuti umanitari, il ripristino dei servizi di base e il ritorno dei palestinesi nel nord di Gaza.

La risoluzione riafferma anche l’impegno per una soluzione a due Stati, nonostante gli Stati Uniti abbiano finora messo il veto sul riconoscimento dello Stato palestinese. L’appoggio dei membri del Consiglio è determinante, specialmente perché tra i membri non permanenti per il 2024 e 2025 c’è l’Algeria, storicamente vicina alla causa palestinese.

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Macron a Netanyahu: “Stop con la guerra a Gaza”

Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto la fine della guerra a Gaza durante una telefonata con Netanyahu. Macron ha espresso il suo sostegno alla proposta di Biden e ha fatto appello a Hamas affinché l’accetti. Ha sottolineato che tutti gli ostaggi, inclusi due cittadini francesi, devono essere restituiti alle famiglie e che il calvario dei palestinesi a Gaza deve finire, con l’invio di aiuti umanitari senza ostacoli.

Ultradestra all’attacco

Intanto, il ministro di ultradestra della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha infiammato gli animi alla vigilia della Marcia delle bandiere. Il governo israeliano ha permesso alla manifestazione di arrivare ai limiti del quartiere arabo, aumentando il rischio di provocazioni. Ben-Gvir ha dichiarato che Gerusalemme è di Israele e ha esortato a colpire Hamas interrompendo gli aiuti umanitari e il gas.

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