Rapporto finlandese: enormi entrate per Russia da prezzi combustibili fossili

Rapporto finlandese: enormi entrate per Russia da prezzi combustibili fossili
6 settembre 2022

La Russia ha rastrellato 158 miliardi di euro di entrate dalle esportazioni di combustibili fossili in sei mesi di guerra, approfittando dei prezzi elevati, secondo un rapporto di un centro di ricerca indipendente pubblicato martedì (6 settembre), che chiede sanzioni più efficaci. “L’aumento dei prezzi dei combustibili fossili significa che le entrate attuali della Russia sono ben al di sopra di quelle degli anni precedenti, nonostante la riduzione dei volumi delle esportazioni”, afferma il rapporto del Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita (CREA), con sede in Finlandia. I prezzi del gas sono saliti ai livelli storici in Europa, mentre i prezzi del petrolio sono saliti alle stelle all’inizio della guerra prima di scendere più di recente.

“Si stima che le esportazioni di combustibili fossili abbiano contribuito con 43 miliardi di euro al bilancio federale russo, contribuendo a finanziare i crimini di guerra in Ucraina”, hanno calcolato gli autori. Queste cifre sono state stimate per i primi sei mesi di guerra dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, dal 24 febbraio al 24 agosto. In questo periodo il CREA stima che il primo importatore di combustibili fossili russi sia stata l’Unione Europea (per 85,1 miliardi di euro), seguita da Cina e Turchia. L’UE ha deciso un embargo graduale sulle sue importazioni di petrolio e prodotti petroliferi. Ha anche già posto fine ai suoi acquisti di carbone, ma il gas russo, da cui dipende molto, al momento non è preoccupato. Il centro di ricerca ritiene, tuttavia, che l’embargo europeo sul carbone – attuato il 10 agosto – abbia dato i suoi frutti, con le esportazioni russe che da allora sono scese al livello più basso dall’invasione dell’Ucraina. “La Russia non è riuscita a trovare altri acquirenti”, scrivono gli autori del rapporto.

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Il CREA, invece, ritiene che debbano essere messe in atto regole “più forti” per impedire al petrolio russo di entrare nei mercati in cui dovrebbe essere vietato. Le sanzioni occidentali oggi sono eluse troppo facilmente, secondo lui. “L’UE deve vietare l’uso di navi e porti europei per il trasporto del petrolio russo verso paesi terzi”, ritiene anche lui. Il Regno Unito è inoltre chiamato a vietare la partecipazione del suo settore assicurativo a tali trasporti internazionali. Da parte loro, venerdì i paesi del G7 hanno deciso di limitare “urgentemente” il prezzo del petrolio russo, un meccanismo complesso da mettere in atto e inteso a dare un nuovo colpo alla fortuna energetica di Mosca.

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