Il re delle citazioni: Carlo III omaggia Dante, Shakespeare e Falcone

Re Carlo e Giorgia Meloni (1)

Re Carlo e Giorgia Meloni

È stata una giornata che rimarrà impressa nella memoria collettiva, quella che ha visto protagonista Re Carlo III in visita ufficiale in Italia insieme alla regina Camilla. Una presenza regale carica di significati simbolici e politici, ma anche umani e culturali. L’accoglienza ricevuta nella Città Eterna ha dimostrato quanto saldo sia il legame tra la Corona britannica e l’Italia, una nazione che il monarca conosce bene e ama profondamente da sempre.

A Villa Doria Pamphilj

La visita ha preso avvio in uno dei luoghi più suggestivi della Capitale: Villa Doria Pamphilj, uno dei parchi più estesi di Roma, testimonianza del Barocco romano e del dialogo tra arte e natura. Qui il sovrano è stato ricevuto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, accompagnata da un picchetto d’onore del reggimento dei Lancieri di Montebello. Il protocollo ha seguito un tono elegante ma sobrio, come richiesto dal carattere riservato del re.

Dopo un colloquio privato durato circa mezz’ora, i due si sono concessi una breve passeggiata nei giardini segreti della villa. Re Carlo, noto per la sua passione per l’ecologia e l’architettura paesaggistica, ha osservato con particolare interesse le siepi scolpite, le fontane seicentesche e le specie botaniche rare coltivate nel giardino all’italiana.

Nel suo abito blu scuro con cravatta dai toni delicati, Re Carlo indossava sul petto la decorazione di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana, concessagli nel 2021, simbolo del riconoscimento istituzionale da parte dell’Italia verso il suo lungo impegno per la diplomazia culturale e ambientale.

Un tuffo nella cultura e nell’arte

La seconda tappa del viaggio ha condotto il re e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’ex Mattatoio di Testaccio, oggi trasformato in polo artistico e sede dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Un luogo simbolico: da macello industriale a spazio culturale, rappresenta la rigenerazione urbana, tema caro al sovrano britannico.

Qui il re ha incontrato giovani studenti e artisti emergenti. Ha assistito ad alcune performance teatrali ispirate a Shakespeare e Pirandello, applaudendo con entusiasmo e complimentandosi in italiano con gli attori. “La cultura è la più potente delle diplomazie”, ha detto nel suo breve intervento, sottolineando il ruolo dei giovani nell’avvicinare i popoli.

Il re ambientalista parla all’Italia

La visita ha poi toccato il tema della sostenibilità ambientale, da sempre una delle battaglie più sentite da Re Carlo. Presso il centro congressi dell’ENEA, ha partecipato alla tavola rotonda dal titolo “Energia pulita per la crescita”, dove ha parlato accanto ad accademici, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni italiane.

Nel suo discorso ha sottolineato l’importanza di una cooperazione tra nazioni europee nella transizione energetica. “Non possiamo più ignorare il grido della natura. Il tempo è adesso”, ha dichiarato, invitando a una politica industriale fondata sull’energia rinnovabile, la protezione delle foreste e lo sviluppo di tecnologie pulite.

Un momento solenne

Nel pomeriggio, Re Carlo ha varcato le porte di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, dove ha visitato le sale storiche come la Sala Garibaldi, la Sala del Risorgimento e la Sala Maccari. Ha ammirato busti e quadri che raccontano l’epopea dell’unità d’Italia, dialogando a lungo con i senatori presenti.

Un momento suggestivo è stato l’omaggio alla “Assertio septem sacramentorum”, rara edizione cinquecentesca scritta da Enrico VIII, antenato del sovrano, che gli valse il titolo di “Fedei defensor” da Papa Leone X.

Nel cuore del pomeriggio, Re Carlo ha fatto il suo ingresso nell’aula di Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, per tenere un discorso davanti ai parlamentari italiani riuniti in seduta congiunta. Le sue prime parole, pronunciate in italiano con forte accento britannico, hanno sciolto la platea in un sorriso: “Spero di non stare rovinando la lingua di Dante così tanto da non essere più invitato in Italia”.

Il discorso ha poi toccato temi profondi: l’amicizia tra Italia e Regno Unito, la difesa dei valori democratici, il ricordo della Resistenza italiana e il contributo dei soldati britannici alla liberazione. Ha ricordato in particolare l’80° anniversario della liberazione di Ravenna e i civili italiani che “con coraggio e generosità hanno salvato vite, spesso mettendo a rischio la propria”.

Quando ha citato Giovanni Falcone, la sala si è alzata in piedi. Un momento di commozione collettiva. Il sovrano ha ricordato come la madre, la Regina Elisabetta II, rendesse omaggio alle vittime di Capaci nel suo viaggio in Sicilia nel 1992.

Il gelato e la gente comune

Prima del rientro, Re Carlo e la Regina Camilla hanno voluto concedersi una pausa insolita, ma significativa. Accompagnati da un ristretto gruppo di collaboratori, si sono fermati in una storica gelateria romana nel quartiere Prati. Il re ha scelto un gusto al caramello salato, mentre la regina ha optato per nocciola e limone. Nessun annuncio ufficiale, nessuna formalità: solo il desiderio di condividere un momento autentico con la gente comune.

I passanti li hanno salutati con affetto, molti hanno applaudito, qualcuno ha chiesto un selfie. “La semplicità è spesso la forma più alta della diplomazia”, ha sussurrato il sindaco di Roma, presente all’evento.

Tra passato e futuro, il segno di una nuova era

La visita di Re Carlo III non è stata solo un gesto di cortesia istituzionale. È stata l’espressione tangibile di un rapporto antico ma vivo, di un’alleanza tra culture, popoli e valori condivisi. Tra incontri ufficiali e sorrisi spontanei, il sovrano ha lasciato a Roma un messaggio chiaro: “L’Italia sarà sempre nel mio cuore”.

Roma, dal canto suo, ha risposto con calore e rispetto, celebrando non solo un re, ma un uomo capace di fondere solennità e umanità, protocollo e passione civile. La visita si chiude così, con un arrivederci e non un addio. Perché, come diceva un vecchio proverbio latino, “amicitia sempiterna est”: l’amicizia vera non ha scadenza.