Recovery plan, primo vertice Ue e tanti interrogativi. Inizia negoziato

19 giugno 2020

Una prima discussione interlocutoria senza alcuna decisione, ma essenziale per innescare la successiva fase dei negoziati: è stata questo, esattamente come previsto, la videoconferenza svoltasi oggi fra i capi di Stato e di governo dei Ventisette, dedicata in massima parte al pacchetto presentato dalla Commissione europea sul Piano di rilancio post Covid-19, “Next Generation EU” da 750 miliardi di euro, combinato con la proposta di nuovo Quadro di finanziario pluriennale (Qfp), ovvero il bilancio comunitario 2021-2027, da 1.100 miliardi. Era la prima volta, da quando la Commissione ha presentato le sue proposte, il 27 maggio, che i leader dell’Ue avevano una discussione collettiva, uno scambio politico, in cui ognuno di loro ha potuto presentare le posizioni iniziali del proprio paese, e le richieste, le critiche o il sostegno al “Recovery Plan”.

“La videoconferenza di oggi era essenziale perché, tre settimane dopo la presentazione del pacchetto, abbiamo avuto l’occasione di consultare gli Stati membri, di chiarire la loro interpretazione delle proposte. Ora passiamo a un’altra fase: cominciamo e negoziare”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, alla conferenza stampa online finale, a cui ha partecipato anche la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. “Io – ha continuato Michel – sono pienamente impegnato a cominciare i negoziati veri e propri con gli Stati membri. Abbiamo l’intenzione di tenere, questa volta fisicamente, un altro summit attorno alla metà di luglio a Bruxelles, e lì avremo l’occasione di concentrarci su alcune proposte concrete che io metterò sul tavolo in precedenza, per poter prendere delle decisioni; siamo coscienti che dobbiamo decidere il più presto possibile”.

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Il presidente del Consiglio europeo, in pratica, presenterà nei prossimi giorni un “box negoziale” e fisserà la data del nuovo vertice Ue, che si spera possa essere risolutivo, perché l’esperienza ha mostrato che è molto più difficile arrivare a un compromesso, ottenere l’impegno politico dei capi di Stato e di governo, senza una trattativa faccia a faccia. Ma non è escluso che ci sia bisogno non di uno, ma di due nuovi vertici a luglio. Michel ha confermato che c’è una volontà generale di arrivare all’accordo in tempi stretti. “Sarà difficile e complesso, non sottostimo il compito: dovremo essere creativi e innovativi, trovare un commune approccio per una decisione comune. Ma ho sentito da parte dei leader una forte volontà politica comune di impegnarsi, che è molto positiva”, ha assicurato il presidente del Consiglio europeo. “La videoconferenza è stata molto utile; per esempio – ha spiegato Michel -, c’è la comprensione del fatto che abbiamo bisogno di una risposta eccezionale a questa crisi senza precedenti, e che dobbiamo concentrarci sui settori e le regioni più colpiti. Un altro punto importante è che l’idea dei prestiti sul mercato raccolti dalla Commissione richiede un aumento del tetto delle ‘risorse proprie’ (gli impegni finanziari degli Stati membri nel bilancio pluriennale, maggiori rispetto al tetto di spesa, ndr), e anche su questo c’è un approccio positivo”.

Tuttavia, ha continuato il presidente del Consiglio europeo, “restano alcune questioni su cui dobbiamo lavorare in preparazione del prossimo vertice ‘fisico’. Innanzitutto “le dimensioni e l’ammontare del bilancio pluriennale”; poi il punto dei “rebate”, ovvero se anche dopo la Brexit debbano restare gli ‘sconti’ compensativi, come quello concesso originariamente al Regno Unito, per i contributi al bilancio dei paesi più ricchi; la terza questione è “la percentuale di sovvenzioni e quella di prestiti” nell’ammontare complessivo dei finanziamenti; e poi “la condizionalità”, ovvero le condizioni che i paesi beneficiari dovranno rispettare nello spendere i fondi Ue. Infine, resta il punto forse più controverso: quello dei “criteri di allocazione” dei fondi ai diversi Stati membri, che, come ha ricordato Michel, “secondo alcuni paesi dovrebbero essere legati di più alle conseguenze del Covid-19”. Nella proposta della Commissione la chiave di distribuzione del “Recovery Fund” privilegia in particolare Italia, Spagna e Grecia, perché fra i parametri presi in considerazione c’è il tasso di disoccupazione negli ultimi cinque anni, molto alto in questi paesi. Ma gli olandesi e gli altri paesi critici verso quest’approccio considerano che utilizzando questo criterio per l’allocazione dei fondi si contraddice la logica eccezionale e temporanea del “Recovery Plan”, che secondo loro dovrebbe riparare solo i danni provocati dalla pandemia e non i problemi strutturali preesistenti.

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Per la Commissione – e von der Leyen l’ha spiegato anche nella conferenza stampa oggi -, una disoccupazione alta negli ultimi cinque anni è un indice affidabile di bassa resilienza, ovvero di una fragilità strutturale per cui il paese in questione non è in grado di assorbire gli shock economici, e questo che potrebbe impedire una rapida ripresa dopo la crisi del Covid-19. “Dobbiamo spiegarlo meglio agli Stati membri, nei dettagli: questa è una delle questioni più importanti da discutere”, ha riconosciuto la presidente della Commissione. Anche Von der Leyen ha considerato la videoconferenza di oggi “una prima discussione molto positiva”. I leader, ha riferito, “sono stati unanimi nel riconoscere che la gravità della crisi giustifica una risposta comune ambiziosa, che combini solidarietà, investimenti e riforme. E sono molto lieta del fatto che hanno sottolineato che dobbiamo fare tutto quello che possiamo per raggiungere presto un accordo in Consiglio europeo, prima della pausa estiva”. Inoltre, ha aggiunto la presidente della Commissione, “c’è stato molto sostegno per il ‘focus’ sulle dimensioni del ‘Green Deal’ e della transizione digitale, come motori degli sforzi di modernizzazione” dell’economia.

“Naturalmente, la discussione ha dimostrato anche che ci sono diverse opinioni su varie questioni”, ha ammesso Von der Leyen, ripetendo anche lei la stessa lista dei punti ancora controversi già elencati da Michel. “E’ assolutamente legittimo – ha proseguito la presidente della Commissione – che si discuta su tutti questi punti. Io ho spiegato ai leader su quali ragionamenti della Commissione si basano quelle proposte; ora aspetto con impazienza le nuove fasi del negoziato che saranno organizzate da Michel il mese prossimo. E sono sicura – ha concluso von der Leyen – che su questi punti possiamo raggiungere un consenso, se non perderemo di vista il quadro generale (‘the big picture’, ndr)”. askanews

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