Renzi perde pezzi, Senato a rischio

Renzi perde pezzi, Senato a rischio
21 novembre 2014

di Daniele Di Mario

Per il governo Renzi non è un terremoto, ma una scossa d’assestamento, questo sì. I senatori Mario Mauro, Angela D’Onghia e Tito Di Maggio escono dal gruppo Per l’Italia e aderiscono al gruppo Grandi Autonomie e Libertà. I tre senatori – la D’Onghia è anche sottosegretario – annunciano la scelta in una conferenza stampa a Palazzo Madama, ma – specifica Di Maggio – non si tratta di “nessun cambio di maglia, la nostra è una confluenza, tanto è vero che il gruppo prenderà la denominazione Gal-Popolari per l’Italia”. La notizia ha una doppia valenza politica. La prima riguarda il governo. Il Gal funziona come una sorta di gruppo misto: 4 senatori votano stabilmente a favore dell’esecutivo, 5 sistematicamente contro e gli altri decidono di volta in volta. I Popolari avranno mani libere: Renzi la fiducia dovrà insomma meritarsela. La maggioranza in Senato scende da 166 a 163 senatori.

C’è poi la partita interna al centrodestra, la cui ricomposizione prevede un atteggiamento meno subalterno rispetto al Pd e una dialettica con FI. La mossa di Mauro & Co. azzoppa la Costituente Popolare portata avanti dal tandem Cesa-Quagliariello. Un rischio sottolineato dal vicesegretario Udc Giuseppe De Mita. La costituzione dei gruppi unici alla Camera e al Senato non vedrà in campo i Popolari e, di fatto, sarà la semplice fusione di Ncd e Udc, come conferma Nunzia De Girolamo: “La prossima settimana faremo i gruppi unici con Udc, andiamo verso una fase di aggregazione di queste due anime moderate. Per cui si farà un unico partito e unici gruppi parlamentari”. Il significato politico della scelta dei Popolari – spiega Mauro – è “fare sì che un processo di ricomposizione e di ripensamento vero sia fatto nell’interesse dei cittadini Italia. Questa legislatura ha avuto una natura particolare: è iniziata all’insegna di una grande coalizione, dato che nessuno aveva vinto le elezioni. Una logica che si è poi compromessa e oggi ci ritroviamo con un quasi monocolore renziano”.

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Il sostegno al governo ci sarà “con responsabilità, circostanza dopo circostanza” solo se adotterà soluzioni utili al Paese, in primis su economia e conflitti sociali, senza “atteggiamenti incoerenti”. Nel frattempo la legge di Stabilità viene giudicata non accettabile. “Abbiamo votato la fiducia sui titoli, ma ci sarebbe piaciuto entrare nel merito dei capitoli – prosegue Mauro – La fiducia nel governo è in parte già compromessa”. È chiaro che la scelta di aderire al Gal è anche orientata alla ricostruzione del centrodestra: “Il tentativo di comporre una realtà alternativa al Pd, vale se noi individuiamo delle fonti di attrazione: il problema immediato non è la leadership ma le idee. Siccome i partiti che compongono la galassia del centrodestra, sono seriamente impegnati a trovare delle idee che gli elettori possano seguire, intendiamo adoperarci a fare da collante affinché dalle buone idee – conclude Mauro – venga fuori una buona proposta per il Paese”. Rumors di Palazzo Madama riferiscono che altri senatori, provenienti da altri partiti della maggioranza, potrebbero seguire Mauro & Co. nel Gal. E a quel punto per Renzi la tenuta in Senato sarebbe davvero a rischio. Nel frattempo, il capogruppo FI Paolo Romani accoglie con favore la scelta dei Popolari per l’Italia e giudica “maturo il tempo perché riparta una riflessione sul futuro dell’intero centrodestra. Si aprono nuove prospettive per quello che FI ha sempre indicato come percorso obbligatorio per tornare a rappresentare l’elettorato moderato, maggioranza del Paese”.

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