Renzi traballa: referendum su futuro Paese e non il mio. Legislatura? Decide Mattarella

Renzi traballa: referendum su futuro Paese e non il mio. Legislatura? Decide Mattarella
7 ottobre 2016

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo ha ribadito, il referendum sulle riforme riguarda il futuro del Paese (e forse per questo osteggiato dalla “vecchia guardia”, a cominciare da Massimo D’Alema) e non certo il suo sul quale, soprattutto nel caso dovesse vincere il No, decideranno presidente della Repubblica e il Parlamento. Il premier ha colto l’occasione della sua partecipazione a Radio Anch’io per chiarire ancora una volta quello che ritiene essere l’obiettivo del referendum e per rispondere alle domande degli ascoltatori su Ue, manovra, famiglie, giustizia, fisco. Ma l’impegno principale di Renzi è stato quello di sgombrare il campo da retroscena e ricostruzioni di stampa che lo danno preoccupato per l’esito della consultazione referendaria e, di conseguenza, pronto a interrogarsi sul futuro suo e del governo. Già in mattinata una nota di Palazzo Chigi aveva chiarito, riferendosi a quanto riportato da alcuni giornali, che nella giornata di ieri a Torino (dove il premier si era recato per promuovere il Sì al referendum) si è parlato molto del futuro non si è mai toccato – con “rivelazioni” e “confessioni” ai parlamentari a lui vicini – il futuro personale di Matteo Renzi. E’ stato poi lo stesso premier, in radio, a spiegare il suo pensiero. “Quello che è in ballo non è il futuro di Renzi o del governo – ha detto – ma i prossimi vent’anni dell’Italia. Ogni discussione sul mio futuro personale, sul futuro del governo, sul futuro degli avversari lascia il tempo che trova”. In ogni caso, ha aggiunto, nel caso al referendum vincesse il No si dovrà esprimere Mattarella: “Le valutazioni sulla durata della legislatura spettano al presidente della Repubblica e al Parlamento, non al sottoscritto”, ha precisato. L’intervento a Radio Anch’io ha permesso al presidente del Consiglio di replicare a Massimo D’Alema e alle sue posizioni di forte critica sulla gestione del partito e sui progetti di riforma costituzionale e elettorale.

“Questo non è un derby tra Renzi e il resto del mondo, è un derby Italia contro vecchia guardia”, ha detto riprendendo una battuta di D’Alema che aveva sostenuto come il referendum si presentasse alla stregua di “un derby tra Renzi e il resto del mondo”. E comunque, ha precisato, “credo che D’Alema usi il referendum per rientrare in partita, vota no convinto di poter rappresentare il futuro” mentre lui “per me è il passato”. Apprezzamento da Renzi arriva per le parole pronunciate da Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari economci, che ha aperto alla flessibilità per spese relative alla crisi migratoria, al terremoto e ha appoggiato l’azione del governo italiano, considerando la “minaccia populista” sempre più evidente nell’Ue. L’Europa, ha detto Renzi, non deve essere usata come “luogo nel quale regolare i conti tra noi” e “noi, come italiani, dobbiamo far sentire la nostra voce tutti insieme”. Sulla giustizia infine (considerando anche le presunte frizioni tra lui e il ministro della Giustizia Andrea Orlando e lo ‘scontro’ con l’Anm) Renzi ha indicato una exit strategy sulla riforma del processo penale. La decisione della fiducia sul ddl con le norme sulla prescrizione all’esame del Senato sarà presa “sulla base della discussione parlamentare. Il presidente dell’Anm, Davigo ha chiesto di incontrare me e il ministro. Lo ascolteremo volentieri e faremo le nostre valutazioni. Come ascolteremo altri. Entro i prossimi 15 giorni troveremo una soluzione”.

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