Riforme, governo studia contromosse per prossimi ostacoli. Grana dei voti segreti

Riforme, governo studia contromosse per prossimi ostacoli. Grana dei voti segreti
29 settembre 2015

di Enzo Marino

Con la decisione di dichiarare irricevibili i 75 milioni di emendamenti di Calderoli, Pietro Grasso ha dato indubbiamemte una mano al governo e alla maggioranza, ma ne restano ancora più di 300mila da affrontare. E con la spada di Damocle da un lato dei voti segreti e dall’altro degli emendamenti ancora in piedi sull’elezione diretta del Senato. Tanto basta per dare parecchio da lavorare al sottosegretario Luciano Pizzetti, che in prima battuta oggi si è occupato della riforma costituzionale al Senato, e a tutto il governo, che ora studia le contromosse per superare i non pochi ostacoli che restano, visto che da domani pomeriggio si entra nel vivo con le prime votazioni. Per Grasso il numero di emendamenti era “abnorme” e “non si può bloccare il Parlamento e il regolamento parla esplicitamente di ‘riserva del presidente’ per gestire le situazioni di stallo”. Ma il clima generale con il Pd rimande di diffidenza. Lo dice lo stesso Pizzetti con una battuta: “Le riforme si fanno per metà in Parlamento e per metà sul lettino dell’analista…”.

Il Pd infatti non si fida del presidente del Senato, che, “se pure ha impedito il sabotaggio di Calderoli, comunque non ha fermato l’ostruzionismo”. Certo, dal punto di vista del Pd finora il presidente non si è dimostrato molto collaborativo e anzi sembra aver ingaggiato una sfida con Renzi. Raccontano che per ben tre volte il presidente ha rifiutato di incontrare la presidente della prima commissione, Anna Finocchiaro, per concordare una linea comune sui criteri per l’ammissibilità degli emendamenti. E anche sulla vicenda Calderoli la linea del Pd era quella di dichiarare inammissibili i milioni di emendamenti per mancanza della firma. Perciò anche se alla fine tutti sono convinti che tra canguri e ghigliottine Grasso non fermerà il ddl Boschi, il suo atteggiamento viene visto con un certo fastidio.

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La maggioranza del Pd, poi, non può fidarsi totalmente neanche della minoranza interna che, pur avendo festeggiato per l’accordo raggiunto sulla elettività dei senatori-consiglieri, ha comunque ripresentato in Aula tutti i suoi emendamenti e oggi ha riaperto la trattativa chiedendo di modificare la norma transitoria che disciplina il modo in cui verranno eletti i futuri senatori e un nuovo quorum per l’elezione del presidente della Repubblica. Infine il Pd deve tenere gli occhi aperti anche sulla maggioranza di governo, in particolare su Ncd, sulla questione dei temi eticamente sensibili sui quali sarà possibile chiedere un voto segreto. E difatti il governo starebbe pensando di chiedere un inversione dell’ordine di esame degli articoli della riforma, proprio per dissinnescare la mina dei voti segreti. Se si comincia a votare l’articolo 10 che riguarda il procedimento legislativo, infatti, c’è la possibilità di far decadere le ragioni per cui vengono chiesti i voti segreti sull’articolo 1.

Anche per questo oggi Pizzetti si è lamentato del fatto che Grasso voglia comunicare le sue decisioni sull’ammissibilità un articolo alla volta: “Sarebbe stato meglio avere il giudizio di ammissibilità sul complesso degli emendamenti per favorire un’intesa politica che è necessaria per completare il processo della riforma”, ha detto. “Impossibile” dare l’ammissibilità entro le 15 di domani su così tanti emendamenti, viene spiegato a Palazzo Madama, a meno che non si decida di dare più tempo e di andare oltre il 13 ottobre… Infine resta l’incognita Calderoli, il più abile a escogitare trappole regolamentari per fermare i provvedimenti. Il senatore leghista continua a mantenere nascoste le sue carte: “Potrei riformulare gli emendamenti”, ha detto oggi in Senato a chi gli chiedeva se temesse la scure dell’inammissibilità. E ancora una volta è Pizzetti a fargli capire che la maggioranza non ha intenzione di farsi ricattare: “Se Calderoli vuole trovare un accordo sulle riforme costituzionali dovrebbe smettere di insultare il ministro ogni volta che viene in Aula”.

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