Verdini, no componente ma affiliati Pd. E annuncia: presto saremo in 30

Verdini, no componente ma affiliati Pd. E annuncia: presto saremo in 30
19 gennaio 2016

di Giuseppe Novelli

Premesso che “la legge elettorale puo’ sempre essere modificata”, Denis Verdini traccia la prospettiva futura del suo movimento Ala, nato dopo la rottura del patto sulle riforme tra Renzi e Berlusconi e l’addio a Forza Italia. Verdini delinea il quadro politico che da qui a due anni, quando si tornera’ a votare, si verra’ a realizzare: “Sulla scena politica ci saranno tre grandi leadership: quella di Renzi, quella di Grillo e quella di Salvini, e io mi pongo nei panni di un italiano che deve votare, e ci sara’ chi per votare Renzi avra’ dei problemi, perche’ e’ pur sempre il capo del Pd”. Poi annuncia:  “Ufficialmente siamo 17 ma presto saremo 30”. Dopodiché Verdini rivela  “l’ambizione di far votare Renzi a chi non lo voterebbe”, ma – precisa – “non saremo una componente” del Pd bensi’ “una cosa che si affilia”. “Andremo per conto nostro e porteremo 30-40 parlamentari”, e’ infine la previsione. Non solo, Verdini spiega anche che il ‘sostegno’ al governo non si esaurira’ con il via libera alle riforme costituzionali. Del resto, lo stesso “Patto del Nazareno non doveva fermarsi con le riforme. La nostra missione non finisce” con il via libera definitivo al ddl Boschi, “ma continua anche sul resto”. Ad esempio nella “grande battaglia che ci sara’ nel Paese sul referendum, che Renzi fa bene” a trasformare in un voto su ste stesso. E ancora. Verdini spiega che il Patto del Nazareno siglato nel 2014 da Berlusconi e Renzi si e’ rotto si’ a causa del mancato accordo sul nome da eleggere al Quirinale, ma anche perche’ il leader di Forza Italia non ha avuto pazienza, non ha atteso i tempi necessari per chiudere sulle riforme costituzionali e passare anche ad altri capitoli, tra cui la riforma della giustizia.

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Verdini riferisce della “grande sofferenza” provata per la rottura del Patto perche’ “non si e’ realizzato il doppio risultato” di porre fine definitivamente all’antiberlusconismo e dare a Berlusconi la possibilita’ di essere un costituente. “I risultati stavano arrivando – spiega Verdini – e l’interruzione del patto ha frenato questo percorso “. Tuttavia, Verdini smentisce che ci siano notizie ancora non rese note: “Segreti non ce ne sono” sui motivi della conclusione del Patto del Nazareno. Certo, “ogni parte” del patto “puo’ avere avuto le sue aspettative, che pero’ non facevano parte del patto”. Il Nazareno ha subito “dei rallentamenti e delle paure all’interno di ogni partito dopo il primo via libera all’Italicum. E’ li’ che cominciano i problemi, e anziche’ portare subito le riforme al Senato si decide di fare prima le elezioni europee e con il risultato del Pd tutti hanno avuto paura che si andasse verso il bipartitismo e sono iniziate le trattative non piu’ sul patto originario e le soluzioni, quindi, hanno faticato ad arrivare con conseguente sfilacciamento del patto che, invece, prevedeva una soluzione veloce sulle riforme costituzionali, sulla legge elettorale e su altre riforme, tra cui la giustizia: Berlusconi si aspettava questo, ma intorno a lui e intorno a Renzi iniziarono le paure e da li’ sono derivate le grandi modifiche al ddl Boschi e all’Italicum”. “Io ritengo che ci sarebbe voluta un po’ piu’ di pazienza da parte di Berlusconi, invece l’aspettativa di accelerazione, anche di altre riforme, come quella della giustizia”, hanno portato alla fine del Patto del Nazareno. Ma, conclude Verdini, “io non mi sono mai sentito ingannato da Renzi, abbiamo discusso si’, ci possono essere state delle forzature, ma ad esempio se questa legge elettorale c’e’ e’ perche’ all’inizio Forza Italia l’ha votata”.

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