Rimini, da sei giorni si cerca branco. Quattro volti ancora senza nomi

Rimini, da sei giorni si cerca branco. Quattro volti ancora senza nomi
1 settembre 2017

La foto “abbastanza nitida” con i volti dei quattro uomini che venerdì notte hanno malmenato in spiaggia a Rimini un turista polacco, violentato “più e più volte” l’amica di 26 anni, e aggredito e violentato un’ora più tardi lungo la statale verso Riccione una trans di origine peruviana, ora è anche nelle mani dei carabinieri che collaborano con gli agenti della Mobile. I componenti del branco, però, non hanno ancora un nome nonostante da giorni gli inquirenti stiano interrogando decine di testimoni e perlustrando l’intera città, in particolare la periferia, generalmente più frequentata dagli extracomunitari. “Gli uomini della polizia stanno lavorando al massimo delle loro possibilità, stiamo tutti facendo il massimo e spero che questo porti ad un risultato concreto” ha spiegato il procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli, dopo il vertice quotidiano con il questore, Maurizio Improta. Intanto all’ospedale “Infermi” i due turisti polacchi – che ieri sono stati interrogati dai pm e hanno ricevuto la visita dei colleghi di Varsavia che hanno chiesto una rogatoria per poter seguire in diretta le indagini (anche se la rogatoria non è stata concessa) – sono stati trasferiti in un nuovo reparto ancora più al “sicuro” di quello dei giorni scorsi quando sono stati soccorsi dopo l’aggressione.

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Resteranno in Italia almeno fino a lunedì. La trans peruviana, che porta ancora i segni delle violenze di venerdì notte anche se non è mai stata ricoverata, da ore collabora con la polizia: determinante il riconoscimento formale dei quattro aggressori, depositato in questura giovedì mattina. A sei giorni dalle violenze compiute al bagno 130 di Miramare e lungo la statale, dalla parte opposta di Rimini, all’altezza dello stabilimento n. 7 dietro al Delfinario, si è registrata una nuova violenza, o meglio un tentativo di stupro di una donna di 41 anni di Parma da parte di un trentenne marocchino, bloccato dall’arrivo dei militari dell’Arma. I carabinieri che indagano restano cauti: sia la vittima, sia il suo amico che ha dato l’allarme, sia l’aggressore erano ubriachi, “questo rende più difficile la ricostruzione esatta dei fatti”. Ma di sicuro “non ci sono elementi che possano farci associare in alcun modo i due episodi” precisa il maggiore Ferruccio Nardacci della compagnia provinciale di Rimini.

GLI ELEMENTI FINORA IN MANO AGLI INQUIRENTI

Prima di tutto i “volti” degli aggressori di venerdì notte, che sono stati recuperati grazie alle numerose telecamere di sicurezza installate lungo la pista ciclabile, gli ingressi dell’albergo e delle banche nell’area dell’aggressione a Miramare. La ragazza polacca, traumatizzata dopo lo stupro, non è riuscita a riconoscere nessuno dei quattro aggressori; il compagno ne ha riconosciuti due su quattro; la trans peruviana li ha riconosciuti tutti e quattro. L'”origine” degli aggressori. I giovani polacchi hanno notato la “pelle scura” di almeno un paio degli aggressori, da qui l’ipotesi che possano essere d’origine africana. La trans peruviana – secondo quanto riferito dal procuratore Giovagnoli – è convinta che due ricercati siano Nordafricani e gli altri due dell’Africa centrale o del Sud. Dalla lingua altri indizi: con la coppia polacca i violentatori parlavano in inglese (“I kill you, I kill you” la frase ripetuta più spesso) e un altro dialetto incomprensibile (l’uomo, che conosce la lingua araba, ha escluso quell’inflessione); per la prostituta peruviana due avevano un forte accento africano e due parlavano in italiano. Le “telecamere”.

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Sono decine quelle installate lungo il percorso dal bagno 130 di Miramare alla strada statale verso Riccione. Le prime immagini sono state fondamentali per identificare il branco. Nitidi anche i fotogrammi in cui gli stupratori trascinavano la trans da una parte all’altra della strada. Dopo la seconda aggressione il branco si dirige a piedi verso Riccione, prima di far perdere le tracce. “Indizi e impronte”. La polizia scientifica ha identificato alcune impronte lasciate su una bottiglia di birra (rotta e usata per minacciare i due turisti), ma “non sono complete, sono da sviluppare” ha detto il procuratore Giovagnoli. Per i risultati del Dna serviranno ancora alcuni giorni: non arriveranno prima dell’inizio della prossima settimana. “Ricerche”. Le squadre della Mobile “lavorano giorno e notte”, anche con l’ausilio dello Sco, ma non è stato chiarito quanti uomini stiano perlustrando la zona e le province limitrofe. Le “altre violenze”. Nel milanese è stata ascoltata dalla Polizia una coppia che ha denunciato una tentata violenza sempre a Rimini lo scorso 12 agosto; in quel caso agirono due persone; dalla procura non si sbilanciano su eventuali analogie. Il tentato stupro avvenuto intorno alle 5 di giovedì mattina a Marina Centro di Rimini è da considerarsi un episodio a sé stante, sul quale i carabinieri ancora lavorano.

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