Roadmap Renzi per voto, 15 giorni per dialogo legge elettorale. Guerra D’Alema-ex premier

Roadmap Renzi per voto, 15 giorni per dialogo legge elettorale. Guerra D’Alema-ex premier
29 gennaio 2017

Due settimane di tempo per verificare la disponibilità delle altre forze politiche ad approvare una nuova legge elettorale e, in caso contrario, apertura del countdown verso le elezioni anticipate. Questa la roadmap verso il voto in tempi brevi tracciata da Matteo Renzi, tornato a parlare in pubblico ieri dopo un mese a mezzo all’assemblea degli amministratori locali del Pd a Rimini. Renzi innanzitutto vuol mostrare di tenere fede all’impegno di verificare la possibilità di una convergenza ampia su un nuovo modello di legge elettorale. “Nei prossimi giorni – spiega il capogruppo alla Camera Ettore Rosato – prenderemo una iniziativa formale con le altre forze politiche per esplorare tutte le strade possibili”. Poi, a stretto giro, ci sarà la verifica all’interno del Pd. Per questo Renzi ha fissato la direzione il 13 febbraio. In quella sede si farà il punto sul confronto con gli altri partiti e se non sarà stata verificata la disponibilità concreta a cercare l’accordo su un testo il segretario deciderà l’accelerazione verso le urne. Certo che pochi, nel partito, si metteranno di traverso. In questo senso avrebbe avuto le rassicurazioni, nei giorni scorsi, dei franceschiniani e dei giovani turchi.

LA NORMA BLINDATA Senza una nuova legge elettorale fatta dal Parlamento, per Renzi, si può andare a votare anche con il modello uscito dalla Corte costituzionale, che ha eliminato il ballottaggio ma mantenuto il premio di maggioranza. Non a caso ieri il segretario ha posto l’asticella del 40%. Certo, Renzi non intende mettersi in una situazione di urto frontale con la posizione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che vuole una “armonizzazione” dei sistemi elettorali per Camera e Senato. Ora, dopo la Consulta, sono entrambi a base proporzionale, ma con significative differenze che, è la convinzione, possono essere ridotte senza perdere troppo tempo. “Si può fare con un confronto in Parlamento – spiega un deputato renziano di prima fascia – ma c’è anche un’altra possibilità: il governo potrebbe presentare un disegno di legge messo a punto con un accordo più ampio rispetto all’attuale maggioranza. Un provvedimento ‘blindato’ da approvare in breve tempo”. Il timing in questo caso sarebbe molto accelerato: sciogliere le Camere entro i primi di marzo per votare a fine aprile. O comunque non andare oltre giugno. Un progetto non facile da realizzare, ma che potrebbe andare a buon fine, secondo i vertici Dem, rinunciando al Mattarellum e adeguandosi al proporzionale, caro a Forza Italia. Che questa disponibilità ci sia, del resto, lo ha ‘ufficializzato’ stamani a Rimini il presidente del partito Matteo Orfini: “Non c’è contraddizione – ha detto – tra proporzionale e vocazione maggioritaria. Abbiamo preso il 41% con il proporzionale puro. Questo non significa listone impapocchiato, vuol dire che il Pd sfida gli avversari con il suo progetto politico, cercando di convincere gli italiani”.

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GUERRA RENZI-D’ALEMA Nessun listone impapocchiato, tradotto, vuol dire no a un raggruppamento con i centristi, ma apertura a sinistra, all’iniziativa lanciata da Giuliano Pisapia. “Vedo con grande interesse – ha detto stamani un ministro di peso come Graziano Delrio – l’esperienza di sindaci come Zedda, Doria e Pisapia che da una prospettiva di sinistra hanno governato bene le loro città insieme al Pd. Dobbiamo ragionare in un’ottica sempre più coalizionale, anche se con il Pd come partito guida”. Del resto il loro contributo è ritenuto importante per arrivare all’obiettivo del 40%. Come è importante, adesso, per Renzi, ricucire con la minoranza Dem. Non con Massimo D’Alema, con cui ormai è guerra aperta (e ieri il segretario ha ostentato di snobbare la sua iniziativa), ma con Pierluigi Bersani e Roberto Speranza, la cui presenza ieri a Rimini è stata molto apprezzata. “E’ un gesto importante che segna la volontà, nonostante le divisioni, di non disperdere il filo della comunità”, ha detto stamani Orfini, che non ha invece lesinato attacchi al ‘lider maximo’: “Ieri D ‘Alema ha detto che vanno richiamati i riservisti: i riservisti vengono richiamati quando c’è una guerra per dare una mano, noi siamo l’unico partito in cui i riservisti vengono richiamati per dare una mano all’avversario”. Il piano dunque è sul tavolo, Renzi conta di poter superare le resistenze delle “forze anti-voto” e di potersela poi giocare in una campagna elettorale breve per tornare a Palazzo Chigi dalla porta principale. Già da domani si vedrà se dalla carta il progetto potrà diventare realtà.

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