Salis, il padre di Ilaria: speriamo avere domiciliari in Ungheria

Salis, il padre di Ilaria: speriamo avere domiciliari in Ungheria
Ilaria e il padre Roberto Salis
12 marzo 2024

Il 28 marzo prossimo a Budapest ci sarà “la prima udienza operativa” per Ilaria Salis, “perché finora c’è stata solo un’udienza preliminare; e sarà anche un momento importante, perché finalmente presenteremo l’istanza per i domiciliari in Ungheria. Lo ha detto oggi, dalla sede del Parlamento europeo a Strasburgo, Roberto Salis, il padre dell’insegnante italiana da più di una anno in carcere in Ungheria, accusata di aggressione violenza nei confronti di militanti di estrema destra durante una manifestazione a Budapest. “Finora – ha spiegato Salis, parlando durante una conferenza stampa organizzata dagli europarlamentari Brando Benifei (Pd) e Massimiliano Smeriglio (Avs) – l’istanza per i domiciliari è stata presentata ben tre volte, però facevamo richiesta dei domiciliari in Italia, perché i problemi di sicurezza che riguardano il caso di nostra figlia non ci consigliavano di fare altrimenti”.

“Questa istanza – ha continuato – sarà presentata anche alla luce delle norme europee: c’è una decisione quadro del 2009, la numero 829, che è stata realizzata espressamente per cercare di garantire che qualsiasi cittadino europeo, dovunque compia un reato, abbia gli stessi diritti di condizioni di carcerazione alternative rispetto a chi risiede propriamente nel paese dove avviene il fatto”. Si tratta della decisione quadro 2009/829 del Consiglio Ue Giustizia Affari interni, del 23 ottobre 2009, sull’applicazione tra gli Stati membri del principio del reciproco riconoscimento alle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare.

“E’ abbastanza strano – ha lamentato il padre di Ilaria Salis – che una normativa che è stata realizzata in sede Ue nel 2009 praticamente non veda attuazione, bloccando di fatto l’accesso ai diritti per i cittadini”. “La situazione di mia figlia – ha aggiunto Roberto Salis – è diventata strada facendo sempre più un processo politico; inizialmente doveva essere circoscritta ai fatti in sé, ma già nel momento in cui si è dipanata l’indagine istruttoria, ho iniziato a vedere che c’erano delle condizioni molto particolari”.

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“La sua detenzione – ha ricordato – inizialmente è stata estremamente dura, con 35 giorni veramente al limite, o forse anche oltre il limite, della tortura. Ed è proseguita poi con l’indagine che ha portato un atto di accusa che nella realtà operativa dei fatti è diventato più grave rispetto alle indagini condotte dalla polizia”, perché “i capi d’accusa sono aumentati rispetto alle richieste della polizia”.

“Questo determina – ha osservato Roberto Salis – una situazione molto critica per mia figlia, che è aggravata da tutta una serie di comunicazioni che sono state fatte nel tempo. Già subito il 31 di gennaio c’è stata una prima comunicazione da parte di Zoltan Kovacs, il portavoce del primo ministro ungherese, che ha fatto una serie di dichiarazioni imprecise, e ha parlato di una situazione che non non rispecchia la realtà dei fatti: nega che condurre un imputato in catene” in tribunale “sia un un trattamento inumano, scredita l’avvocato difensore di mia figlia, perché è un oppositore politico, diffama mia figlia dicendo che ha soltanto la terza media. E poi sostiene anche che i contatti con la famiglia le sono stati concessi dal primo giorno, quando invece noi non abbiamo avuto la possibilità di parlare con nostra figlia dall’undici di febbraio (quando fu arrestata) fino al sei di settembre” del 2023.

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“Dello stesso tono – ha aggiunto il padre di Ilaria Salis – sono anche le dichiarazioni dell’ambasciatore ungherese in Italia, che sostiene che nostra figlia è già stata condannata per gli stessi reati anche in Italia, e questa è totalmente una falsità. E’ semplicemente un modo per cercare di screditare un imputato. E alla fine poi l’ultimo intervento è stato quello di Peter Szijjártó (il ministro degli Esteri ungherese, ndr) del 28 di Febbraio, in cui di fatto viene già definita mia figlia colpevole” e si dice “che deve essere sottoposta a una pena esemplare”.

Tutto questo, ha sottolineato Roberto Salis – in un in uno stato di diritto è inaccettabile, ed è inaccettabile che un membro dell’Unione europea possa fare dichiarazioni di questo tipo. Nell’Unione europea, in cui vivono i principi di democrazia, chi è imputato di un reato è innocente fintanto che l’accusa non dimostra che è colpevole. Queste sono le cose che nella cultura italiana ci trasciniamo dai tempi di Cesare Beccaria; e non è assolutamente accettabile che ci sia una violazione di queste forme elementari di buon senso, di giudizio e di democrazia”?

“Onestamente – ha aggiunto il padre di Ilaria più tardi, rispondendo alle domande dei giornalisti -, io non non ho modo per sapere quale sia” la ragione per cui il governo italiano non sta riuscendo ad avere risposte soddisfacenti da quello ungherese, che pure gli è politicamente vicino. “Sicuramente ci saranno delle difficoltà diplomatiche. Devo dire che fin da quando il caso è diventato mediatico c’è stata probabilmente un’azione dal governo”, che in precedenza era stata “molto meno efficace”.

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“Dal 31 di gennaio in poi – ha riconosciuto Roberto Salis – qualcosa è cambiato, nel momento in cui ci sono state quelle immagini” di Ilaria trascinata in tribunale in catene e al guinzaglio “che hanno cambiato un po’ le regole del gioco. E devo dire che ci sono stati anche dei piccoli miglioramenti nella detenzione. Permane comunque – ha puntualizzato – un sistema carcerario che ha delle carenze colossali: mia figlia deve stare chiusa in cella 23 ore al giorno. E sono condizioni carcerarie che qui in Italia non sono sicuramente possibili, e che comunque sono assolutamente intollerabili”.

“Per quanto riguarda invece la condizione attuale di Ilaria, anche oggi l’abbiamo sentita: è abbastanza agitata in questo periodo, e ci sono alcune cose che la lasciano molto perplessa. Soprattutto le ultime uscite del governo ungherese sono state per lei veramente demoralizzanti: come queste interferenze sul potere giudiziario in Ungheria, fatte da persone che si lamentano che i giornalisti italiani stanno facendo pressione sulla magistratura ungherese. Se non fossero reali – ha concluso il padre di Ilaria – sarebbero soltanto ridicole”.

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