Senatori comprati? “Solo chiacchiere, la crisi arrivò inattesa”

17 luglio 2014

“Sa se qualcuno del suo schieramento era pronto a passare nel centrodestra?”, chiede il giudice. “No, era un continuo chiacchiericcio”, risponde il testimone. Di fronte, in tribunale a Napoli al processo sulla presunta compravendita di senatori, ci sono il pm Vincenzo Piscitelli e l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi. Il processo è sotto i riflettori, vista la caratura del teste e degli imputati: Silvio Berlusconi e Valter Lavitola. Ma, almeno a sentire l’ex leader del centrosinistra, la vicenda appare tutta un gossip. “C’erano manovre nascoste che potessero determinare il passaggio dal centrosinistra al centrodestra durante il suo Governo tra il 2006 e il 2007?”, ha chiesto ancora ieri il pm a Prodi. “Erano chiacchiere quotidiane e mai fui informato di cose specifiche, altrimenti sarei ancora presidente del Consiglio”, la risposta. L’ex premier ha deposto come teste per oltre un’ora alle domande di pm e avvocati davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Napoli.

“Non ho mai avuto riferimenti specifici che un solo mio parlamentare si indirizzasse verso un altro partito – ha spiegato Prodi – l’ho saputo solo quando ho ricevuto la lettera del senatore Sergio De Gregorio che mi chiedeva perdono per il disvalore delle sue condotte. Era il luglio del 2013”. Prodi ha ricordato le tensioni sulla nomina di Sergio De Gregorio a presidente della Commissione Difesa. “Ci furono fortissimi scontri quando ci fu la nomina di De Gregorio – ricorda – fu molto contestata e contrastata perché fu eletto con voti dell’opposizione e fu un’elezione inaspettata. Ogni giorno c’erano incontri per contare i senatori sulla tenuta della maggioranza. Se avessi saputo che il senatore De Gregorio intendeva passare al centrodestra avrei avuto più attenzione”. E poi una battuta: “Io al Governo ci stavo bene”. “Lo sappiamo che ci stava bene”, ha commentato Nicolò Ghedini, difensore del Cav.

Leggi anche:
Mattarella a Onu: corsa armamenti divora risorse, pace e sviluppo legati

“Quando ero presidente del Consiglio avevo una maggioranza risicata in Senato. Ma la crisi arrivò in un momento inaspettato, quando c’era un’apparente tranquillità. Era infatti appena passata la Finanziaria dopo un mese di dicembre durissimo”, ricorda ancora Prodi nel corso del suo interrogatorio. L’avvocato Marianna Febbraio, difensore di Valter Lavitola, ha poi chiesto a Prodi se il senatore Pollaro avesse posto dei veti alla votazione della finanziaria. L’ex premier ha risposto che non trattava sui voti, e “non so delle trattative parlamentari”, ha aggiunto. Ghedini vuole sapere poi delle posizioni assunte dalle minoranze linguistiche altoatesine e dell’Udeur di Mastella, e Prodi ha risposto: “L’appoggio al Governo è sempre condizionato a un rapporto politico. Gli altoatesini, ad esempio, pur essendo più di centrodestra, si fidavano di me. E portavano avanti le richieste per il loro territorio. La politica si fa così”.

Non sono mancate le reazioni . “Quello che doveva essere il teste principale d’accusa di un processo molto “sui generis” si è rivelato un indiscutibile punto a favore della difesa”: a dirlo è stato Amedeo Laboccetta, vice coordinatore campano di Forza Italia ed ex parlamentare del Pdl. Prodi non ha portato all’attenzione dei giudici alcuna prova né indizio perché semplicemente non esistono né indizi né prove – ha aggiunto Laboccetta.

Leggi anche:
Giorgia Meloni in Libia: dalla gestione dei flussi migratori alla cooperazione economica

 

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti