Sicilia, la finanziaria prende corpo. Parola d’ordine ‘tagli’

Sicilia, la finanziaria prende corpo. Parola d’ordine ‘tagli’
22 gennaio 2015

di Giuseppe Novelli

Comincia a prendere corpo la finanziaria regionale. A palazzo d’Orlèans, sede del governo della Regione siciliana, si lavora alacremente, nonostante le frizioni tra maggioranza e l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei. E così oggi la commissione Bilancio dell’Ars, approva il Def 2015-2017, accompagnato da una relazione tecnica. La parola d’ordine è tagli, ridurre il più possibile le spese. Si legge nel documento prodotto da Baccei : “Riduzione e qualificazione della spesa, con la ristrutturazione degli enti strumentali e della macchina burocratica regionale, il ridimensionamento del sistema degli incentivi e dei vertici, la revisione del numero delle missioni delle societa’ partecipate, la riqualificazione della spesa per il precariato e per la forestazione, l’istituzione di una centrale acquisti”.

Ma non solo tagli. Per lo sviluppo, si punta sui 20 miliardi di risorse Ue (2014-2020), focalizzando “gli investimenti su quattro settori strategici per l’isola e piu’ precisamente su turismo e beni culturali, sanita’ e scienza della vita, agroalimentare ed economia del mare; energia e ‘smart cities'”. Sul fronte entrate il governo -sempre secondo la relazione al Def- intende dedicare particolare attenzione a quelle proprie regionali, “intensificando l’attivita’ di riscossione di quelle esistenti ed individuando fonti di risorse, con una gestione piu’ efficiente del patrimonio regionale, al fine di migliorarne la redditivita’”.

Il documento parla anche della “negoziazione con lo Stato per il riconoscimento della quota del gettito Irpef trattenuta dallo Stato ma che in base all’art.36 dello Statuto spetterebbe invece alla Regione; per la revisione del riparto tra le regioni a statuto speciale degli accantonamenti tributari, per il riequilibrio finanziario della sanita’ regionale attraverso la riduzione della compartecipazione dal 49,2% al 42,5%; per la rinegoziazione del patto di stabilita’, affinche’ ne venga esclusa la compartecipazione alla spesa comunitaria”.

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