Sinistra e destra in piazza tra no fascismi e rosari. LeU e Pd a fianco

Sinistra e destra in piazza tra no fascismi e rosari. LeU e Pd a fianco
Il leader della Lega, Matteo Salvini
24 febbraio 2018

Sinistra e destra in piazza. Nell’ultimo sabato di campagna elettorale prima del voto del 4 marzo, le forze politiche scendono in piazza nelle principali citta’ italiane, tra slogan, giuramenti sul Vangelo, rosari e antifascismo. A Roma sfila unita la sinistra, rispondendo alla ‘chiamata’ dell’Anpi contro tutti i fascismi e le violenze. Liberi e Uguali e Partito democratico si ritrovano fianco a fianco in piazza del Popolo: ci sono tutti, dal premier Paolo Gentiloni al segretario dem Matteo Renzi, dal leader di Leu Pietro Grasso a Laura Boldrini, e poi Walter Veltroni, Pierluigi Bersani e diversi ministri. Oggi nessuno scontro tra gli ex compagni di partito, ma un’unica parola di unita’: “No alla violenza e ai neofascismi”. Per Gentiloni “quello di oggi e’ un bellissimo messaggio, un messaggio costituzionale. E’ un messaggio che rassicura”. Anche Renzi, che evidenzia la presenza del Pd in piazza, sottolinea come “l’importante sia combattere insieme contro una cultura di violenza”. D’accordo Laura Boldrini: “era importante ritrovarsi sui valori costituzionali, e’ una bella manifestazione in cui noi abbiamo ricordato i principi importanti e sottoscrivo l’appello fatto dall’Anpi per lo scioglimento dei gruppi che si ispirano al fascismo”. Grasso spiega: “Il giudizio politico e’ che, da parte nostra, tutte le forze razziste vanno considerate fasciste”. A Milano, invece, sfila il centrodestra: FdI in un corteo in via Padova, la Lega si ritrova in piazza Duomo per il comizio di Matteo Salvini sotto lo slogan “Prima gli italiani”. Per Giorgia Meloni la ‘violenza’ che sta caratterizzando questo scorcio di campagna elettorale “ha giovato a chi aveva interesse ad alzare il clima per non dover parlare dei problemi della gente. Ha giovato al Partito Democratico che su questa vicenda del fascismo, dell’antifascismo, della criminalizzazione dell’avversario ha cominciato a lavorare da mesi per provare a rimettere in piedi quella che una volta si chiamava la strategia della tensione”. Piu’ politico, e gia’ quasi da premier in pectore, l’intervento del leader della Lega, che mostra alla piazza il rosario e garantisce: “Con noi gli ultimi saranno i primi”.

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Salvini chiude il comizio giurando sul Vangelo: “Mi impegno e giuro di essere fedele al mio popolo, 60 milioni di italiani, di servire con onesta’ e con coraggio, di applicare davvero quanto previsto dalla Costituzione italiana da molti ignorata rispettando gli insegnamenti contenuti in questo sacro Vangelo”. Infine assicura che quando sara’ al governo la figura a cui si ispirera’ e’ Sandro Pertini. Quanto al ritorno del fascismo, il segretario leghista cita Pier Paolo Pasolini: “A chi fa il processo ai fantasmi del passato dico ‘Mi chiedo se questo antifascismo rabbioso sfogato nelle piazze a fascismo finito non sia in fondo arma di distrazione che la classe dominate usa su studenti e lavoratori per veicolare il dissenso'”. Niente piazza oggi per i 5 stelle e Silvio Berlusconi. I pentastellati subiscono un nuovo affondo: scoppia un altro caso di ‘impresentabile’. Lo svela il Foglio, che riferisce di un candidato nelle liste del M5s, Antonio Tasso, condannato in primo grado, prescritto, incompatibile con il codice etico grillino. L’interessato si difende (“attacchi di bassa lega”). Il candidato premier pentastellato ostenta tranquillita’: “Ormai il bersaglio siamo noi ed e’ chiaro che loro devono colpire in tutti i modi”, dice attaccando i giornali e la stampa. Poi conclude: “Gli altri mettono in lista chi prende piu’ voti, noi mettiamo fuori chi sbaglia”. Quanto al Cavaliere, in un’intervista tv, liquida la questione del neofascismo (“e’ morto e sepolto e non c’e’ nessun Mussolini in giro”), ma se la prende con i centri sociali: “Bisogna indagare e magari chiuderne qualcuno”. Il leader di Forza Italia vede impossibile una rimonta del Pd o dei 5 stelle, “l’unica forza in grado di avere una maggioranza e dare un governo stabile e’ il centrodestra”. Ma mette in guardia dal pericolo astensione: “con meno del 50% dei votanti si mette a rischio la democrazia”.

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