“Spaceman” Ace Frehley muore a 74 anni: il rock perde il suo ultimo alieno

Il chitarrista fondatore dei KISS si è spento dopo dieci giorni di agonia. Il suo assolo in “Shock Me” ha insegnato a mille band come si fa a suonare il cosmo.

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Ace Frehley

Ace Frehley, il chitarrista che con il suo trucco da “Spaceman” ha reso immortale la prima formazione dei KISS, è morto all’età di 74 anni dopo una emorragia cerebrale causata da una caduta nel suo studio. La famiglia ha confermato il decesso nella notte, spegnendo ogni speranza di migliaia di fan che da dieci giorni attendevano notizie sulle sue condizioni.

Il crollo dopo l’ultimo show

Erano trascorse appena due settimane dall’ultimo concerto del “Origins Tour” quando l’artista ha perso l’equilibrio tra i suoi amplificatori, battendo violentemente la testa. Ricoverato d’urgenza in terapia intensiva al Cedars-Sinai Medical Center, è stato sottoposto a due interventi chirurgici per ridurre la pressione endocranica. I medici non hanno mai ufficializzato il prognosi, ma il silenzio dei social e la cancellazione immediata delle date residue avevano già fatto presagire il peggio.

“Ci ha lasciato circondati d’amore”

La famiglia Frehley ha rotto il silenzio all’alba: “Siamo distrutti. Negli ultimi istante abbiamo potuto stringergli la mano, cantargli ‘Shock Me’ sottovoce e accompagnarlo con le nostre preghiere. La sua risatta echeggerà per sempre nei nostri cuori”. Il messaggio, diffuso sui canali ufficiali dell’artista, conclude con un invito: “Accendete un faro verso il cielo stasera: Ace è tornato nello spazio da cui è arrivato”.

Un sound che ha ridisegnato il rock

Nato nel Bronx il 27 aprile 1951, Frehley ha inventato un modo di suonare la chitarra che era metà assalto sonoro e metà viaggio interplanetario. I suoi assoli in ‘Detroit Rock City’ e ‘Cold Gin’ hanno trasformato il riff semplice in colonna sonora di un’intera generazione. “Quando ha tirato fuori il primo feedback dal suo Les Paul, ci siamo resi conto che il suono poteva essere anche un ponte per Marte”, ha ricordato pochi minuti fa Gene Simmons in un video postato su Instagram, visibilmente commosso.

Dagli esordi nei club di SoHo al trucco da alieno

Nel 1973 il gruppo era ancora una band di facciata senza soldi quando Ace, dopo aver dipinto per gioco il viso da ‘uomo dello spazio’, convinse i compagni a trasformarsi in personaggi fumettistici. Fu la scintilla: quattro mesi dopo il primo album d’esordio era disco d’oro. “Senza il mio costume non sarei mai riuscito a nascondere la timidezza”, confessò in un’intervista del 2019. Il look divenne marchio registrato, tanto che la NASA nel 2012 gli consegnò una federa autografata della Stazione Spaziale Internazionale.

Eclissi e ritorni: la carriera solista

Lasciati i KISS nel 1982 per ‘salvarsi la vita’ – come scrisse sul retro di ‘Frehley’s Comet’ – ha registrato dischi che hanno scalato le classifiche americane pur senza mai eguagliare l’impatto della band madre. Il rientro nel 1996 incassò 43,6 milioni di dollari in 24 ore di prevendita, record ancora oggi imbattuto per un tour rock. Tuttavia, le vecchie tensioni riemersero e il secondo addio del 2002 fu definitivo: “Non riuscivo più a respirare tra quel trucco e i miei demoni”, dirà poi.

L’ultimo riff rimasto dentro

Negli ultimi anni Ace aveva ripulito il sound e la vita: sobrio dal 2018, aveva appena finito di masterizzare ‘10,000 Volts’, album di inediti previsto per dicembre. I tecnici di studio raccontano che la sera della caduta stava registrando un assolo per il brano ‘Walking on the Moon’, destinato a essere il suo primo singolo da solista dopo cinque anni. La chitarra – una Custom Shop del ’59 – è rimasta accesa, con il plettro poggiato sul quinto tasto, come se stesse aspettando il suo proprietario.

Il mondo del rock piange l’ultimo astronauta

In pochi minuti #AceFrehley e #Spaceman sono diventati trending topic mondiali. David Gilmour ha twittato: “Il feedback di Ace era poesia pura”. Slash ha postato una foto del 1987 in cui, adolescente, stringe la mano al suo idolo: “Senza di lui non avrei mai imparato a volare”. Il Madison Square Garden ha già annunciato che durante il prossimo evento spegnerà le luche per 30 secondi, lasciando solo un riflettore bianco puntato verso l’alto: “Per ricordare chi ha insegnato a New York a guardare le stelle”.