Terremoto politico in Germania, lascia l’erede designata di Merkel

10 febbraio 2020

L’erede designata di Angela Merkel alla guida del suo partito conservatore, la Cdu, e della Germania rinuncia a entrare in lizza per la cancelleria e intende dimettersi dalla guida dell’Unione Cristiano democratica, Cdu. Fonti del partito hanno confermato la notizia riportata stamani dai media tedeschi: una bomba, nel pieno di un dissidio interno sulla “barricata” contro l’estrema destra, dopo che vari esponenti della Cdu nell’est della Germania hanno sfidato la linea del partito nazionale collaborando con Alternative fuer Deutschland (AfD). Annegret Kramp-Karrenbauer, 57 anni, l’ha spuntata nella competizione per la guida della CDU a dicembre 2018 accreditandosi come una soluzione di continuità con la linea centrista su cui Merkel ha condotto il partito. Ma Akk, come è nota sui media tedeschi, ha faticato a emergere dall’ombra della cancelliera, anche dopo aver assunto a luglio l’incarico di ministra della Difesa. I dubbi sul suo effettivo controllo sul partito sono riemersi la scorsa settimana, quando i rappresentanti eletti della Cdu nel land della Turingia hanno votato insieme all’estrema destra dell’AfD per far cadere il premier regionale Bodo Ramelow, esponente della sinistra di Die Linke.

L’insolita decisione di Merkel di intervenire nella querelle, affermando che è “inaccettabile” che un partito democratico formi maggioranze con l’appoggio dell’AfD, ha messo in luce la mancanza di autorità di Kramp-Karrenbauer. E l’autorevolezza di Kramp-Karrenbauer è stata ulteriormente compromessa quando la Cdu della Turingia ha sfidato il suo appello allo scioglimento dell’assemblea regionale e a nuove elezioni. In una riunione di questa mattina della direzione della CDU, Kramp-Karrenbauer ha giustificato la sua decisione di lasciare citando gli eventi della Turingia e la tentazione di una frangia del partito di allearsi con AfD. Ha spiegato che “parte della CDU ha una relazione poco chiara con l’AfD”, ma anche con il partito di sinistra radicale Die Linke, mentre lei rifiuta chiaramente qualsiasi alleanza con queste formazioni. “Quest’estate AKK organizzerà il processo di selezione per la Cancelleria” per succedere ad Angela Merkel al più tardi alla fine del 2021, ha affermato una fonte. “Continuerà a preparare il partito per affrontare il futuro e poi rinuncerà alla presidenza”, ha aggiunto la fonte che ha precisato che Akk resterà ministra della Difesa. Secondo i media tedeschi Merkel ha accettato le dimissioni della sua erede designata, che fino a dicembre 2018 era premier del land della Saar, al confine con la Francia.

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La poltrona vuota di capo del partito più potente della Germania dal 1945 a oggi ha aperto il dibattito sul percorso politico del Paese nel dopo Merkel. In lizza per prendere il posto di Akk ci sono quattro candidati di primo piano. Armin Laschet, 58enne premier del land del Nord-Reno Vestfalia e strenuo difensore della politica di accoglienza di Merkel nei confronti dei rifugiati, si presenta come il candidato della continuità con la scelta della cancelliera di occupare il centro della scena politica tedesca. Di contro l’investitura del veterano della destra Friedrich Merz, che nel 2018 è stato battuto da Kramp-Karrenbauer nella gara per la leadership del partito, segnalerebbe un ripudio delle linea della Merkel e il ritorno della Cdu alle sue radici conservatrici. Merz, che al momento non siede nel Bundestag, ma ha lasciato il suo incarico nel fondo Blackrock la scorsa settimana, nei mesi scorsi ha criticato apertamente la “mancanza di leadership” di Merkel.

Altri due candidati sono più difficili da inquadrare. Markus Soeder, premier regionale bavarese, proviene dal partito locale Csu, tradizionale alleato più conservatore della Cdu. Ma negli ultimi anni ha dimostrato di essere un politico accorto e benvoluto, puntando molto sulle credenziali ambientaliste del partito e preparandolo a una possibile futura alleanza con i Verdi. Nel corso del terremoto politico della scorsa settimana in Turingia, Soeder è stato il primo a dissociarsi da qualunque ipotesi di collaborazione con l’estrema destra. Infine il 39enne Jens Spahn, che in passato ha spesso criticato Merkel. Le sue critiche si sono ammorbidite dopo la nomina a ministro della Salute e di recente ha piantato la sua tenda accanto a quella, pragmatista, della cancelliera, lodando “migrazioni e pattriottismo” allo stesso tempo. Spahn si è classificato terzo nella competizione per la presidenza del partito nel 2018.

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