Traffico cibo in Libano, El Pais accusa anche italiani di Unifil

Traffico cibo in Libano, El Pais accusa anche italiani di Unifil
25 maggio 2016

I militari dell’Onu impegnati nella missione Unifil in Libano sarebbero coinvolti in un traffico di prodotti alimentari nel Paese mediorientale. Secondo un’inchiesta pubblicata oggi dal quotidiano spagnolo El Pais, cibo destinato alle truppe della missione sarebbe stato rintracciato più volte in alcuni supermercati locali. Un traffico per un ammontare di circa quattro milioni di euro che – secondo una fonte del quotidiano – vedrebbe tra i “più attivi” i militari del Ghana e dell’Italia. Nel pomeriggio è arrivata, però, la precisazione dello Stato Maggiore della Difesa. “In merito ad alcune notizie di stampa che ipotizzano il coinvolgimento del contingente italiano in Libano, nell`ambito di presunti illeciti connessi alla fornitura di alimenti alla missione, si precisa che, sentito il Comando delle Nazioni Unite in Libano, le indagini sono in corso ed al momento il personale del Contingente militare italiano risulta estraneo a tale vicenda”, si legge in una nota. Una fonte anonima, identificata solo con le iniziali R.D., ha segnalato cinque battaglioni – tra cui quello italiano e ghanese – tra quelli coinvolti. Informazioni che – chiarisce il giornale – sarebbero state confermate anche da sei lavoratori internazionali e locali di Unifil. La fonte è un dipendente di un’impresa subappaltatrice dell’italiana Es-Ko, che tra il 2005 e il 2016 ha vinto gare per milioni di euro. Secondo quanto avrebbe dichiarato a una reporter del giornale, durante un incontro in un caffè di Beirut, il cibo veniva trasportato da sette camion per un totale di circa 80 tonnellate dal magazzino centrale di Kasmiyeh ai diversi centri di distribuzione: si trattava, per la maggior parte, di cibo congelato o in scatola importato, e di frutta e verdura acquistata in Libano

Appena carichi, secondo il racconto della fonte, i camion venivano chiusi con una sbarra di ferro, con un codice poi copiato su una nota di carico indicante la quantità del cibo e i prodotti. La nota doveva essere siglata da un militare e controfirmata da due dipendenti del magazzino. Proprio questo era il momento in cui scattava la truffa. “Prima di uscire dal magazzino”, secondo R. D., i conducenti inviavano la nota di carico con whatsApp ai militari dell’Onu nei diversi punti di distribuzione: questi controllavano quanto cibo richiesto fosse già disponibile nel centro di cui erano titolari, mentre una volta controllate le eccedenze, comunicavano ai conducenti quali prodotti tenere sul camion” per poi essere rivenduti all`esterno delle basi. Una truffa pari a “un minimo di 13.000 euro al mese per ogni punto di distribuzione”, ha calcolato la fonte del Pais. Il giornale ha cercato di contattare i responsabili dei cinque battaglioni sospettati di un coinvolgimento nel traffico di cibo, così come i dipartimenti per le razioni degli Alimenti e la Sicurezza interna di Unifil, che hanno sempre rinviato al portavoce della missione Unifil, Andrea Tenenti. Quest’ultimo, ha sostenuto via mail che non è possibile “fare speculzioni fino a quando l’inchiesta non sarà conclusa”.

Leggi anche:
Splendido baby-rinoceronte nato nello zoo Whipsnade
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti