Funivia, freno disattivato consapevolmente. Tre fermi

26 maggio 2021

Svolta nella notte nelle indagini sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone in cui sono morte 14 persone e un bambino di 5 anni è rimasto gravemente ferito. Dopo lunghi interrogatori sono stati fermati per gravi indizi di colpevolezza Luigi Nerini, 56 anni, titolare dell’impresa che gestisce la funivia e due dipendenti. L’ipotesi a loro carico è di rimozione dolosa dei sistemi di sicurezza: non sarebbe stato rimosso il cosiddetto forchettone usato in caso di prove tecniche che, se inserito, disattiva il sistema frenante.

Il fermo è stato disposto dalla procuratrice della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, dopo un’attenta perizia della funivia precipitata e dopo lunghi interrogatori di tecnici e dipendenti dell’impianto. “Uno dei fermati ha detto di non aver tolto uno dei dispositivi che inibiscono il freno di emergenza”. Così il comandante dei carabinieri di Verbania Roberto Cicognani. “Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso”, dice l’ufficiale dell’Arma. “C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”. “Questi malfunzionamenti andavano avanti da fine aprile e non erano stati risolti” ha aggiunto Cicognani.

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A disporre il fermo dei tre è stato il procuratore della Repubblica di Verbania, Olimpia Bossi, che con il pm Laura Carrera coordinano le indagini dei carabinieri. L’analisi dei reperti ha permesso agli inquirenti che indagano sull’incidente alla funivia del Mottarone di accertare che “la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”, ha spiegato il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, secondo cui il ‘forchettone’, ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non è stato rimosso per “evitare disservizi e blocchi della funivia. Il sistema presentava delle anomalie e avrebbe necessitato un intervento più radicale con un blocco se non prolungato consistente”.

Già dalle prime rilevazioni il sistema frenante era apparso manomesso. Era stato utilizzato un dispositivo, un cosiddetto forchettone, per disabilitare i freni di emergenza. Non una dimenticanza, ma una scelta deliberata per evitare continui disservizi e blocchi della funivia. E quando il cavo si è spezzato il freno di emergenza non è entrato in funzione. Nel pomeriggio di ieri i carabinieri di Stresa avevano ascoltato sei dipendenti della società e per un paio di loro la posizione si è inaspettatamente aggravata, tanto da far scattare in serata le prime iscrizioni nel registro degli indagati e quindi le manette. La manutenzione dell’impianto, ossia “i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento e dal manuale d’uso” dell’impianto spetta alle Ferrovie del Mottarone, società di proprietà di Nerini e i tecnici che lavorano per garantire la sicurezza sono i primi a finire nel mirino degli inquirenti dopo l’incidente.

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Dopo ore di interrogatori ad oltranza, dunque, tre persone sono state portate nel carcere di Verbania. Oltre a Nerini, le persone fermate per l’incidente alla funivia che ha causato 14 vittime sono un ingegnere, il direttore del servizio, e il capo operativo del servizio. Sarebbe stato lasciato inserito il dispositivo (il cosiddetto “forchettone”) che impedisce il funzionamento del freno di emergenza per evitare un blocco manutentivo. Le accuse nei confronti dei fermati sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime (in relazione alle condizioni del piccolo Eitan ricoverato al Regina Margherita di Torino). I tre fermati si trovano nel carcere di Verbania. Per il momento è stato emesso un decreto di fermo che dovrà però essere convalidato, dopo gli interrogatori della notte. I tre si trovano in cella, separati l’uno dall’altro.

Intanto, l’unico superstite di questa tragedia, che ha causato 14 vittime il piccolo Eitan, di 5 anni, ricoverato all’ospedale Regina Elena di Torino, che è stato estubato e ha aperto gli occhi. “Non è ancora cosciente – hanno precisato dall’ospedale – sta respirando autonomamente ed è aiutato dalla maschera per l’ossigeno”. “La notte è passata bene e conferma la stabilità clinica del bambino, nonostante le condizioni critiche. L’equipe lo sta gestendo nel migliore dei modi”, ha aggiunto Giorgio Ivani, direttore del reparto di Rianimazione del Regina Margherita. “Aspettiamo insieme le prossime ore e che si possa risvegliare. È una fase veramente molto delicata, perché c’è la graduale ripresa di coscienza. Avrà bisogno di un po’ di tempo però ha già aperto gli occhi e quindi ha trovato un viso conosciuto che è quello della zia”.

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