Renzi stoppa “dibattito interno” e sfida “i tecnocrati Ue”: basta ai vertici a due

Renzi stoppa “dibattito interno” e sfida “i tecnocrati Ue”: basta ai vertici a due
23 luglio 2016

di Maurizio Balistreri

renziLo spiega all’inizio e lo ribadisce alla fine: il “dibattito interno al Pd” non è la priorità mentre in Italia e nel mondo succede di tutto, delle questioni di partito, e di temi come la legge elettorale, “non mancherà occasione di discutere”, ma non ora se non si vuole passare come “persone che vivono su Marte”. Matteo Renzi impone al Pd un’agenda diversa da quella che domina le chiacchiere informali nei corridoi, il premier sa bene che il partito dopo le amministrative è in fibrillazione e proprio per questo sembra voler ricordare a tutti che le sfide che aspettano il governo e il Paese non consentono salti nel buio. Un monito, forse, a quanti già si esercitano in futuribili scenari per ‘dopo Renzi’ che, avverte Angelo Rughetti in una intervista al Corriere della Sera, non sono realistici perché “dopo Renzi c’è solo Renzi”. “La franchezza fra di noi – premette Renzi all’assemblea del Pd riunita in un albergo romano – impone di dirsi una cosa: o in questa fase si prova a dare una direttrice all’Europa e al dibattito dei prossimi 12 mesi, oppure saremo considerati dai cittadini come persone che vivono su marte. Vi prego di considerare l’ultimo mese per un cittadino normale…”.

Recep-Tayyip-Erdogan-turk-003Renzi ricorda la Brexit, l’ascesa di Donald Trump negli Usa, il fallito golpe in Turchia seguito dalla reazione di Erdogan (foto) e, infine, il terrorismo.  Dopo la “sveglia” della Brexit, l’Italia deve saper esercitare la sue leadership e “prendere per mano l’Unione Europea”, ribadisce Renzi all’assemblea del Pd e lascia intravedere quale sara” la strategia italiana in un anno che il premier considera cruciale: nel 2017 si concentrano appuntamenti come le celebrazioni dei sessanta anni dei Trattati di Roma e il G7 italiano, occasioni per l’Italia di confermare e rafforzare il ruolo conquistato negli ultimi due anni da quando, a partire dal vertice di Ypres nel 2014, si e’ fatta portatrice della bandiera della flessibilita” contro il fronte dell’austerity. “La vittoria di Brexit e’ stata una vittoria politica di chi voleva uscire ed e’ stata una sconfitta politica per l’Europa”, spiega il segretario Pd: “L’Europa deve considerare la Brexit come una gigantesca sveglia. E’ inutile allungare il dibattito su elementi di natura burocratica. Non consentiremo all’Europa di rimanere ostaggio della politica inglese”, aggiunge per poi mandare un messaggio a Markel e Hollande: “Non si torna alle foto a due” in Europa, “Senza proposta alternativa, si torna a Ventotene”. A Ventotene si tornera’, in ogni caso, nella seconda meta’ di agosto, per un vertice con Angela Merkel e Francois Hollande. Li’, promette Renzi, verra’ lanciato “il guanto di sfida” per un cambio di paradigma europeo.

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donald-trump-“Il 2017 sarà un anno decisivo”, continua a ribadire Renzi ricordando anche il seggio all’Onu ottenuto dall’Italia e il G7 a Taormina. Senza contare il fronte interno, l’Italia, dove non ci sono solo i 5 stelle, ma anche e forse soprattutto “la destra, che c’è ancora, guai a sottovalutarla”. Il premier ripete che l’uscita della Gb dovrà essere rapida, perché l’Europa non può essere “ostaggio” delle scelte britanniche. Un clima di paura che, dalla Turchia, attraversa l’Europa delle nuove destre xenofobe e del populismo e si congiunge con gli Stati Uniti che vedono Donald Trump (foto) rappresentare il fronte repubblicano alle prossime elezioni. “Un derby tra coraggio e paura”, lo chiama Renzi: “Quello che sta avvenendo negli Stati Uniti e’ il simbolo di quello che avverra” nei prossimi anni in tutto il mondo. E in questo momento e’ in corso un derby fra paura e coraggio. Oggi gli Stati Uniti attraversano la stagione di crescita di posti di lavoro piu’ grande dalla Seconda Guerra Mondiale. Come mai a fronte di questo risultato l’America dei democratici fatica a parlare alla pancia del ceto medio? Non credo sia per la paura del nemico, ne’ per la paura dell’immigrazione. La paura che sta bloccando il popolo americano e’ la paura del futuro. E Donald Trump sta giocando su un’America cupa, promettendole di tornare grande”, spiega il segretario.

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cuperlo260Non e’ facile battere la paura in un contesto in cui gli attentati e i morti sono all’ordine del giorno. Ma la battaglia al terrorismo, ribadisce anche oggi il premier, “non si combatte solo con gli strumenti della difesa e della sicurezza. Si combatte soprattutto con le politiche culturali che consentono di riaffermare la nostra identita”” contro chi “non potendo ucciderci tutti, vuole farci vivere nella paura. E’ importante restare umani, ma non c’e’ soltanto Dacca, Nizza, Orlando o Monaco. Ogni giorno si colpisce in una chiesa nigeriana, in un mercato di Baghdad, ogni giorno si continua a morire in Siria. Il disegno di chi ci vuole nel terrore e’ molto articolato. Se noi rinunciamo a cio’ che siamo come identita’ e valori, abbiamo comunque perso. Difendere la nostra vita, vuol dire difendere ideali e valori, un modello culturale ed educativo”, ha aggiunto. Di qui il ringraziamento al Capo dello Stato che, come nessun altro ha saputo “farsi interprete e rappresentare il senso di una comunita’, di una famiglia per il coraggio con cui ha affrontato” le stragi di Nizza e Dacca, i cui sono morti tanti italiani. Rimane sullo sfondo il dibattito interno al Pd, a cominciare dall’ipotesi di un vice segretario unico: “E’ una scelta che compete solo al segretario”, spiegano quasi in coro Gianni Cuperlo (foto) e Roberto Speranza. Luca Lotti ribadisce che “il tema del vicesegretario unico non esiste”, mentre il vice segretario in carica, Lorenzo Guerini, spiega: “Un vice segretario unico per il Pd? Mi sembra una ipotesi molto giornalistica, dopo di che c’e’ un segretario che dovra” assumere delle decisioni e le assumere’ nelle prossime settimane”. Un segnale che conferma come la discussione sugli assetti nel partito e’ aperta, e’ venuto con l’intervento della eurodeputata Silvia Costa che propone l’istituzione di una delega alle politiche europee nella segreteria da affidare a Piero Fassino.

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