Un po’ a destra, un po’ a sinistra. Ncd a a pezzi

Un po’ a destra, un po’ a sinistra. Ncd a a pezzi
2 ottobre 2015

di Daniele Di Mario

Nel giorno dopo l’apertura di Beatrice Lorenzin a un’alleanza col Pd alle prossime amministrative, nel Nuovo Centrodestra volano gli stracci. “Più che un analista politico ci vuole proprio l’analista per capire ciò che sta accadendo” commenta sconsolato un esponente alfaniano. Già, perché il partito fondato dal ministro dell’Interno dopo la scissione dal Pdl è spaccato in due tronconi, col leader che non riesce a decidere. C’è chi vuole andare con il Pd e lo dice apertamente, come la stessa Lorenzin, Gioacchino Alfano, Fabrizio Cicchitto. C’è chi vuole andare invece col centrodestra. Già, ma con chi? Gaetano Quagliariello ad Atreju ha annunciato la propria intenzione di non voler morire renziano, perché le sue radici sono e restano nel centrodestra. L’obiettivo è costruire un polo capace di essere autonomo, il che vuol dire in grado di stare in Parlamento senza consegnarsi né a Renzi, né a Verdini (che mira a sostituire Ncd negli equilibri di maggioranza), né con Berlusconi (e quindi con Salvini). Un’aggregazione nella quale non ci sarebbe posto per Angelino. Il fronte dei parlamentari disponibili a questo progetto sarebbe vasto: da Fitto a Tosi, da Quagliariello ai tantissimi delusi di FI non ancora usciti allo scoperto. C’è poi chi se n’è già andato, come Nunzia De Girolamo. In tanti sarebbero pronti a fare altrettanto, magari passando al gruppo Misto. Tra questi potrebbe esserci proprio Quagliariello, anche se, riferiscono in Ncd, “è impossibile fare previsioni su cosa accadrà nelle prossime settimane”.

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Certo la dead line è costituita dalle elezioni amministrative: è quello lo spartiacque naturale per chi vuole andare con Renzi e per chi sceglierà il centrodestra. Nel frattempo Alfano resta arroccato nel suo cerchio magico – Gioacchino Alfano, Chiavaroli, Vicari, Bianchi – e decide di non decidere, nella consapevolezza che qualsiasi passo, soprattutto se fatto in direzione del Nazareno, finirebbe per squassare il partito. “Ci stiamo organizzando e rafforzando per essere votati come forza autonoma – spiega il leader di Ncd – Non abbiamo nessuna intenzione di entrare nel Pd. Facciamo parte di un governo che sta diminuendo le tasse, aumentando gli occupati, eliminando le tasse, eliminando l’articolo 18 e la tassa sulla prima casa, riaprendo la strade sul ponte sullo stretto, facendo introdurre la responsabilità civile dei magistrati. Se tutto questo è vero non si tratta di decidere con chi stare ma di rafforzare un movimento politico come il nostro che deve essere autonomo e battersi per le proprie idee. Io sto dove stanno le mie idee. Renzi è il leader della sinistra italiana, noi siamo un’altra cosa. Noi stiamo completando il programma storico del centrodestra, dello storico centro destra, siamo coloro che bilanciano nella direzione della libertà di mercato, della diminuzione delle tasse, del sud e del sostegno alla famiglia alcuni eccessi in direzione opposta della sua sinistra”. Eppure le parole di Alfano non chiariscono quale architettura politica voglia costruire Ncd. Fabrizio Cicchitto, ad esempio, è netto nel dire che “a destra non si torna” e invita apertamente a “valutare l’alleanza con il Pd” senza però aderire ai Dem come indipendenti.

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“Ciò – spiega Cicchitto – richiede una modifica della legge elettorale e va proposta attraverso il confronto politico”. a via maestra diventa dunque “aggregare in un’area di centro con tutte le forze che al di fuori del Pd sostengono il governo e poi questo soggetto politico esaminerà se esistono o meno le condizioni politiche per un’alleanza con Renzi e il Pd”. Intanto, Ncd è squassato da rancori personali, poltronismo, inimicizie. Non manca chi, sapendo di essere all’ultimo giro, ne approfitta per togliersi più d’un sassolino dalle scarpe. L’ultimo screzio è tra Quaglieriello e la Lorenzin. Per il coordinatore nazionale era meglio se il ministro avesse parlato apertamente di confluenza nel Pd. Quagliariello analizza le contraddizioni della Lorenzin tra quanto dichiarati a Tempi (dove delinea l’alleanza con i Dem alle amministrative) e la successiva nota d’agenzia dove teorizza lo schema delle “alleanze a macchia di leopardo”. Per il coordinatore nazionale va presa per buona la “prima Lorenzin” che “declina l’estremo approdo al quale anche sul piano nazionale l’attuale strategia, per effetto della nuova legge elettorale, inevitabilmente condurrà: la confluenza di alcuni indipendenti di centro nelle liste del Pd”. Pronta la replica del ministro della Salute: “Il mio pensiero è coerente da due anni. Mi rendo conto che in politica questo può essere un limite”

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