UniCredit, in Italia 6 mila esuberi e taglio 450 filiali

UniCredit, in Italia 6 mila esuberi e taglio 450 filiali
11 febbraio 2020

Tra il 2019 e il 2023, UniCredit prevede 6 mila esuberi e il taglio di 450 filiali. Lo si legge nella comunicazione di avvio delle procedure inviata da UniCredit ai sindacati in merito agli impatti del piano Team 23 sul perimetro occupazionale in Italia. In particolare, dettaglia la lettera, 500 esuberi sono “ulteriori eccedenze di capacità produttiva” del piano transform 2019 appena concluso e 5.500 “nuove eccedenze di capacità produttiva riferibili al periodo 2020-2023”. Riguardo ai tempi del confronto, UniCredit intende cercare “in ogni caso entro e non oltre il limite del primo trimestre 2020 attraverso il confronto sindacale soluzioni condivise idonee ad attenuare per quanto possibile le ricadute sociali del nuovo piano” sui lavoratori.

Riguardo al contesto di mercato che ha portato alla definizione del piano Team 23 e alla dichiarazione degli esuberi, UniCredit afferma che l’operatività allo sportello è calata del 55% rispetto al 2016 (-20,3 milioni di operazioni), mentre negli ultimi 12 mesi si sono registrate oltre 300 milioni di transazioni sui canali evoluti. Nel dettaglio, i versamenti retail allo sportello si sono ridotti del 64%, i versamenti corporate sono scesi del 70%, mentre i prelevamenti sono scesi del 53% negli ultimi dodici mesi. I bonifici allo sportello, infine, sono calati del 43% negli ultimi 12 mesi, a fronte di oltre 100 milioni di bonifici disposti su canali remoti.

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Sindacati in allarme. “Ribadiamo la nostra ferma contrarietà a queste soluzioni, che non esiste un problema di esuberi di personale nel Gruppo e la necessità di ulteriori riduzioni dei costi – afferma il segretario generale aggiunto Uilca, Fulvio Furlan -. Crediamo quindi che il confronto da aprirsi debba portare a rivedere l’impatto sull’occupazione – aggiunge Fulvio Furlan -; a prevedere assunzioni e a dare concreti segnali su ogni aspetto del Piano che UniCredit vuole essere una banca pienamente radicata sul territorio e inserita nel tessuto economico e sociale italiano, secondo le logiche che hanno portato a rinnovare il Ccnl del credito”. “Una logica che il Piano del Gruppo pare smentire – conclude il sindacalista – per concentrarsi solo sulla remunerazione degli azionisti”.

Un’accusa in merito al piano industriale del gruppo bancario arriva da Unisin/Confsal. “Il nuovo piano industriale UniCredit Team23 prevede sostanzialmente tagli al personale, chiusura di filiali ed una forte spinta su utilizzo canali remoti ed automatizzazione di procedure e lavorazioni, in continuità, peraltro, con il precedente piano concluso nel 2019 di cui il Sindacato ha in più occasioni preso le distanze – afferma il segretario dell’organo di coordinamento Unisin/Confsal del Gruppo UniCredit, Flavio Varesano -. Peccato che mentre UniCredit ha ottenuto tutti gli obiettivi di riduzione costi ipotizzati nel precedente piano industriale, le automatizzazioni promesse a compensazione delle uscite di personale, comunque messe in atto, siano rimaste un’utopia. UniCredit – prosegue Varesano – deve dimostrare di voler e poter fare business non attraverso la mera contrazione dei costi, la chiusura di punti vendita e l’abbandono del nostro territorio.
Occorre un cambio di rotta strutturale”.Scenario che mette in allarme il governo a tal punto che il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, ha convocato i vertici di UniCredit per venerdì 21 febbraio.

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