La Sicilia ignora sentenza, buco da 180 milioni. A rischio migliaia di imprese agricole

La Sicilia ignora sentenza, buco da 180 milioni. A rischio migliaia di imprese agricole
8 gennaio 2016

Il pezzo forte del Piano di sviluppo rurale 2007/2013, la misura incentivante l’agricoltura biologica, rischia di saltare e con esso diverse migliaia di aziende agricole siciliane che corrono il serio rischio di dovere restituire contributi gia’ percepiti ed investiti. Solo oggi ed a distanza di anni, il bando pubblico e’ stato infatti emanato nel 2012, si scopre che una sentenza del Tar dell’aprile scorso, a cui, spiega Confagricoltura, la Regione non si e’ appellata, ha bocciato il provvedimento e tutti gli atti consequenziali. Il pericolo e’ quello di dovere restituire i contributi percepiti, in virtu’ della partecipazione al bando, a partire dall’anno 2013 e per un importo complessivo di circa 180 milioni di euro. In gioco oltre 280 mila ettari di cui piu’ di 41 mila seminati a cereali, quasi 9.000 produttori esclusivi. Numeri che rendono la Sicilia prima assoluta a livello nazionale nel comparto biologico. “Una storia che ha dell’incredibile – commenta con amarezza il presidente della Confagricoltura siciliana, Ettore Pottino – e che mal si coniuga con la necessita’, da parte della classe imprenditoriale, di poter contare su contesti certi, e non fluttuanti, necessari per poter programmare ogni forma di investimento. Stiamo gia’ valutando tutte le ipotesi per la tutela dei nostri associati, ritenendo come atto prioritario il coinvolgimento del Parlamento regionale prima della definizione della nuova manovra finanziaria”.

Un allarme legato pure, sostiene Coldiretti, al blocco dei pagamenti deciso dalla Regione delle somme assegnate con il bando del Programma di sviluppo rurale 2007-2013, oltre che “alla presunta richiesta di restituzione che sta rimbalzando da piu’ parti dopo l’ordinanza di esecuzione del Tar causata da un ricorso da parte di chi non e’ entrato in graduatoria”. Sottolineano il presidente e il direttore Alessandro Chiarelli e Prisco Lucio Sorbo: “Non si tratta di contributi bensi’ di compensazioni per i maggiori costi e il minor reddito determinati dalla conversione in biologico. Gli imprenditori hanno ottemperato a tutti gli impegni richiesti dalla normativa e quindi non e’ concepibile imputare loro qualsiasi responsabilita’ e conseguenza. L’assessore sciolga questi nodi e restituisca la serenita’ agli operatori”.

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