Due milioni di riscatto consegnati a metà. Calcagno e Pollicardo già in Italia

Due milioni di riscatto consegnati a metà. Calcagno e Pollicardo già in Italia
6 marzo 2016

Due milioni di euro per il riscatto. Una parte sarebbe stata consegnata ai rapitori. L’altra, invece, pare sia rimasta nella valigetta che avrebbe dovuto essere depositata in luogo preciso, prima del rilascio degli ostaggi. I patti erano chiari: un uomo fidato, per conto dei sequestratori, aveva il compito di controllare l’effettivo deposito per dare il via libera a chi doveva condurre i rapiti in salvo. Il blitz delle milizie che hanno sparato sulla colonna di auto a Sabratha, però, ha mandato all’aria l’operazione. Due (Fausto Piano e Salvatore Failla), dei quattro italiani rapiti in Libia a luglio scorso sono morti nella sparatoria, gli altri (Gino Pollicardo, Filippo Calcagno), sono vivi. Forse per miracolo. Si infittisce il giallo su quanto accaduto in Libia nei giorni scorsi. Fonti interpellate da ‘Il Tempo’ hanno rivelato la presunta somma che il nostro Paese avrebbe dovuto versare per ottenere il rilascio di Pollicardo, Calcagno, Piano e Failla, presi nella zona di Mellitah nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, oltre a dare qualche possibile indicazione sulla dinamica. La sensazione è quella che sia venuto fuori un pasticcio costato la vita a Failla e Piano. Qualcuno potrebbe aver giocato sporco per interessi che vanno oltre al denaro. E chi ha lavorato per il recupero dei quattro tecnici dell’azienda Bonatti di Parma, non è riuscito a capirlo. Nella Libia caotica dove si incrociano interessi tribali e personali di molte parti in gioco, il ruolo delle milizie collegate ai due governi non sempre è chiaro.

Intato, sono rientrati all’alba a Roma Calcagno e Pollicardo, rapiti in Libia a luglio nella zona di Mellitah e liberati venerdì, sono atterrati a Ciampino e sono stati accolti dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Prima tappa per i due lavoratori della Bonatti la caserma dei Ros della Capitale per l’interrogatorio. Titolare dell’inchiesta della procura di Roma il pm Sergio Colaiocco.

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