Pd, Bersani e Speranza non seguono D’Alema. A Perugia la resa dei conti

Pd, Bersani e Speranza non seguono D’Alema. A Perugia la resa dei conti
12 marzo 2016

Una “alternativa” a Matteo Renzi, certo, ma “con tutti e due i piedi nel Pd”. Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani aprono i lavori della loro tre giorni umbra mentre tutti parlano dell’intervista di Massimo D’Alema in cui si evoca chiaramente un futuro fuori dal Pd. Un rilancio, quello dell’ex premier, – oggi ospite alla convention di Speranza – che non viene raccolto dal popolo bersaniano riunito dove Romano Prodi organizzava i seminari dell’Ulivo una decina di anni fa. Il dibattito tra le anime della minoranza Pd non è nuovo, già durante il voto sulla legge elettorale D’Alema era tra i più duri, chiedeva di assestare un colpo a Renzi e di non limitarsi a qualche critica e in un passaggio dell’intervista di ieri mattina non ha risparmiato una delle sue stoccate taglienti alla sinistra Pd: “Tutti quelli che non si allineano vengono brutalmente spinti fuori. Guardo con simpatia alla battaglia della minoranza, ma non mi pare che, purtroppo, riesca a incidere sulle decisioni fondamentali”. Né Bersani, né Speranza, ovviamente, replicano direttamente, i cronisti provano inutilmente a chiedere una replica. Nella sostanza, però, la risposta è chiara: noi restiamo nel Pd. Ha spiegato Speranza: “La nostra sfida è dentro il Pd, senza ambiguità. Abbiamo due piedi dentro al Pd. E’ il nostro grande partito, ci crediamo, lo amiamo. Ma vogliamo aprire un dibattito vero, non la sommatoria di comitati elettorali. Dobbiamo dirci la verità, parole forse anche dure”, ma niente fughe.

Anche perché “Il Pd è la più grande speranza per questo paese, fuori dal Pd la fotografia è inquietante, ci sono solo Grillo, Salvini”. Quasi identico il ragionamento di Bersani: “Tanta gente fuori invoca un centrosinistra di governo. Ma può esistere un centrosinistra di governo se si dà per perso il Pd? No, può esistere una sinistra di testimonianza, cosa nobile ma che a noi riformisti non può bastare. Quindi, ciascuno dalla sua parte, è importante rivendicare quella prospettiva”. Le critiche a Renzi ci sono, ovviamente, a cominciare dalla gestione delle primarie (“Il Pd dovrebbe chiedere scusa”, per Speranza) e dal doppio incarico di segretario e premier (“Schiaccia il partito, dice Bersani). L’ex segretario minaccia anche di non votare la riforma del credito cooperativo se non verrà fatta marcia indietro sul principio dell’indivisibilità del patrimonio mutualistico e, poi, denuncia il “deperimento organizzativo” del Pd. Ma, appunto, è una battaglia nel Pd, almeno per ora. Come spiega Nico Stumpo: “Noi ci battiamo nel Pd, semmai è chi lo snatura che rischia di farlo saltare”.

Leggi anche:
Il balzo di Forza Italia conferma il sorpasso sulla Lega
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti