Draghi: “Non lavoro per la Germania”

Draghi: “Non lavoro per la Germania”
Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi
22 aprile 2016

Tutto come da copione alla Bce: dopo il nuovo potenziamento degli stimoli all’economia deciso a marzo, il Consiglio direttivo ha definito alcuni aspetti tecnici, significativi, del piano di acquisti di titoli ora vitaminizzato a 80 miliardi di euro al mese, dai 60 miliardi precedenti. I tassi di interesse sono stati confermati – tra cui zero per il rifinanziamento principale e meno 0,40 per cento sui depositi – mentre è stata ribadita la determinazione a lasciarli bassi a lungo e a far ricorso a tutti gli strumenti disponibili, ove si rendesse necessario intervenire ancora per garantire il ritorno dell’inflazione a valori di sicurezza. In realtà, questa volta l’attenzione dei media era soprattutto sulla risposta che ci si attendeva dal presidente Mario Draghi al rumoroso malcontento in Germania, contro la Bce. Culminato nelle accuse, poi sostanzialmente rimangiate, del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, che aveva imputato alla politica monetaria espansiva la responsabilità (almeno parziale) della recente vittoria elettorale del partito di destra euroscettico Alternative Fuer Deutschland.

LA PACE Draghi ha mostrato ancora una volta la sua capacità di districarsi su terreni scivolosi. Da un lato ha risolutamente difeso l’autonomia della Bce, tirandosi dietro l’unanimità del direttorio, dall’altro ha fornito alcuni chiarimenti volti a disinnescare le polemiche, con la Germania in generale e con Schaeuble in particolare. I due si sono potuti chiarire la scorsa settimana alle assemblee primaverili di Fmi e Banca Mondiale a Washington. “Abbiamo avuto una discussione molto positiva, calma, amichevole e proficua”, ha riferito il capo della Bce. Quanto alle accuse “Schaeuble è poi tornato sulle sue parole”, ha detto Draghi, citando autosmentite e precisazioni del ministro tedesco “che sono certamente benvenute”.

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L’AFFONDO In ogni caso, “la Bce lavora per la stabilità dell’Eurozona, non della Germania, ne’ obbedisce alle indicazioni della politica”. In sintesi, “abbiamo un mandato e siamo legati alle legge”. Quanto alla questione nazionalistica (sempre in Germania diverse voci hanno chiesto “un tedesco” quale prossimo capo della Bce), Draghi ha citato il suo predecessore Jean-Claude Trichet, che ha recentemente affermato che avrebbe fatto esattamente le stesse cose fatte dal banchiere centrale italiano. Ricordando sempre, e Draghi non ha mancato di farlo nuovamente, che la politica monetaria comune deve essere tarata sulla base delle esigenze di tutta l’area euro, non della sola Germania. Le sfuriate tedesche sembrano esser state innescate dalle discussioni sull’ipotesi di “helicopter money”, ovvero la distribuzione a pioggia di danaro da parte dell’istituzione monetaria.

L’INFLAZIONE Su questo Draghi ha sminato il terreno puntualizzando che una ipotesi simile “non è stata mai discussa”. E che anche dal punto di vista legale sarebbe “piena di difficoltà”. Incalzato sulla questione, non ha riposto se sarebbe totalmente illegale ma ha ribadito che “non è stata mai discussa”. Tornando all’economia infine, il contesto resta non esaltante con i rischi attorno alle prospettive di crescita dell’area euro che sono sbilanciate verso il rallentamento. L’inflazione, potrebbe segnare nuovamente livelli sotto zero prima di risalire. In questo quadro l’istituzione si è dotata di ampi margini di manovra nell’intervenire sui mercati dei titoli di emittenti private, con il suo piano di acquisti potenziato a 80 miliardi di euro al mese. A giugno poi partirà la prima delle nuove aste straordinarie di rifinanziamento agevolato alle banche (Tltro II) e in ogni caso la Bce resta pronta ad utilizzare tutto il suo armamentario, ove fosse necessario.

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