Il fisco chiede a una “lucciola” di sborsare 24 mila euro. “Pecunia non olet”
SESSO E TASSE La Commissione Tributaria diSavona si rifà alla legge che definisce la prostituzione come “una prestazione di servizio verso corrispettivo” e quindi come tale tassabile di Laura Della Pasqua
di Laura Della Pasqua

Poi cita addirittura l’imperatore Vespasiano che varò una specie di Iva sulla pipì a carico dei proprietari di latrine che poi vendevano l’urina ai conciatori di pelle. Al figlio Tito che gli rimproverava di aver ideato questa imposta singolare per risanare le casse dello Stato, Vespasiano risposte: pecunia non olet (Il denaro non ha odore). La Commissione Tributaria sembra fare lo stesso ragionamento. Impossibile appellarsi, qualora qualcuna volesse tentare questa strada, alla Corte di giustizia europea. Una sentenza qualifica la escort come “lavoratrice autonoma” e senza vincolo di subordinazione a fronte di una retribuzione “pagata integralmente e direttamente dal cliente”. Pertanto come qualsiasi professionista deve pagare l’Iva. Pertanto per la donna è una vera batosta. Sul reddito netto da lavoro autonomo del 2010, pari a 31 mila 700 euro, deve pagare oltre 24 mila euro tra Irpef, Iva e contributi previdenziali.
