Ue cambia carte in tavola su status economia mercato a Cina
LA PROPOSTA Bruxelles studia una nuova metodologia di calcolo delle misure anti-dumping. Se ne riparlerà al Consiglio europeo dopo l’estate

Questo sistema duale è accettato dall’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), ma deve essere sottoposto a revisione entro quest’anno per la Cina. Lo prevedeva, con la scadenza a 15 anni, il protocollo di ingresso di Pechino nella Wto. “Durante l’ultimo vertice bilaterale, la Cina non ci ha chiesto di avere lo status dell’economia di mercato, ma di essere trattata come tutti gli altri paesi, rispettando i nostri obblighi giuridici”, ha ricordato la Commissaria Ue al Commercio, Cecilia Malmstroem. La proposta della Commissione, che sarà presentata all’Europarlamento e al Consiglio Ue dopo l’estate, prevede che sia eliminata la distinzione fra economie di mercato e non di mercato, e che sia rivista la metodologia per il calcolo delle misure anti-dumping, basandola sui prezzi internazionali dei prodotti esportati, e tenendo molto più in conto eventuali sussidi pubblici alla produzione. In pratica, secondo quanto hanno affermato la commissaria Malmostroem e il vicepresidente della Commissione per Crescita, Investimenti e Competitività, Jyrki Katainen, il livello di protezione dal dumping e dalle altre pratiche commerciali scorrette che sarà garantito all’industria europea sarà equivalente a quello di cui gode attualmente.

Al vertice Cina-Ue del 19 luglio scorso, a Pechino, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker (molto sensibile, da buon lussemburghese, ai problemi della siderurgia) ha insistito e ottenuto proprio questo: lo creazione di una “Piattaforma bilaterale Ue-Cina sull’acciaio” per monitorare la sovrapproduzione. La Commissione mira anche a rilanciare, con questi cambiamenti, la sua proposta sul rafforzamento degli strumenti di difesa commerciale, che un nutrito gruppo di Stati membri “liberisti” (Regno Unito, Austria, Svezia, Finlandia, Danimarca, Estonia e Lettonia, Repubblica ceca, Irlanda, Olanda, Malta, Cipro e Slovenia) sta bloccando da tre anni. L’Esecutivo comunitario vorrebbe soprattutto eliminare, almeno in certi casi (tra cui proprio la sovraccapacità), la “lesser duty rule”, che gli stessi Stati liberisti avevano imposto fin dall’inizio: in pratica, la tariffa anti-dumping che si applica è pari all’ammontare minore fra il calcolo del danno economico causato all’industria europea e il margine di dumping. In pratica, viene premiato chi riesce a combinare un margine di dumping maggiore del danno provocato all’industria.
