Askatasuna, la fine dopo 29 anni: sgomberato il fortino degli antagonisti. Piantedosi: “Dallo Stato un segnale chiaro”

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La Digos di Torino ha sgomberato questa mattina il centro sociale Askatasuna, in corso Regina Margherita 47, occupato dal novembre 1996. L’operazione, sostenuta da carabinieri e guardia di finanza, ha portato all’esecuzione di otto decreti di perquisizione. Sei attivisti sono stati trovati al terzo piano dell’edificio, in violazione del patto con il Comune che limitava l’accesso al solo piano terra. Il ministro Piantedosi parla di “segnale chiaro contro la violenza”, mentre gli antagonisti denunciano “un atto di un governo fascista”.

L’edificio di corso Regina Margherita 47, occupato da Autonomia Contropotere da quasi trent’anni, si è svegliato all’alba con le sirene della polizia. Gli agenti della Digos hanno fatto irruzione nello stabile, inagibile eccetto il piano terra, trovando sei attivisti al terzo piano. Una presenza che viola apertamente il patto di collaborazione firmato oltre un anno fa tra il Comune e un comitato di garanti, che prevedeva di trasformare lo spazio in un progetto sui beni comuni.
“Tale situazione configura un mancato rispetto delle condizioni del patto di collaborazione che pertanto è cessato” ha dichiarato il sindaco Stefano Lo Russo, sancendo la fine dell’accordo. I garanti hanno risposto chiedendo alla Giunta comunale di “adoperarsi per la riattivazione del progetto”, ma la rottura appare definitiva.

Le reazioni politiche tra destra e sinistra

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non ha perso tempo: “Dallo Stato un segnale chiaro: non ci deve essere spazio per la violenza nel nostro Paese”. Una linea dura condivisa da tutto il centrodestra. Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, e Maurizio Marrone, assessore alle Politiche sociali della Regione Piemonte, hanno ringraziato il ministro “per l’operazione, che conferma che avevamo ragione a chiedere la cancellazione del patto tra Comune di Torino e antagonisti”.

Lucio Malan, presidente dei senatori di FdI, ha parlato di “vittoria dello Stato contro i violenti”. Ancora più duro Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia: “Questo centro di eversione e di violenza ha goduto troppo a lungo di impunità e della compiacenza anche di enti locali”. Dal centrosinistra arrivano posizioni più articolate. Matteo Mauri, responsabile sicurezza del Pd, ha attaccato: “Quando assisteremo allo sgombero di Casapound a Roma? Il Partito democratico denuncia con forza i doppi standard nella gestione della legalità”. Il presidente dem Stefano Bonaccini ha distinto: “Non si può fare di tutta l’erba un fascio: esistono centri sociali, in tutto il paese, che producono cultura e socialità. Dove ci sono violenze o attività illecite è giusto intervenire”.

Le inchieste per gli assalti alle manifestazioni pro Palestina

L’operazione di stamattina si inserisce in un’inchiesta più ampia che conta decine di indagati per una serie di azioni violente avvenute durante manifestazioni a sostegno della Palestina. Gli episodi contestati vanno dall’assalto alle Ogr il 2 ottobre a quello alla sede di Leonardo il 3 ottobre, dall’irruzione al quotidiano La Stampa il 28 novembre all’attacco alla Città Metropolitana il 14 novembre. E ancora: le occupazioni temporanee dei binari delle stazioni di Porta Nuova e Porta Susa, il 22 e 24 settembre.

Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati dispositivi elettronici, abbigliamento che sarebbe stato utilizzato durante le azioni violente e fumogeni. I reati ipotizzati dalla Procura sono pesanti: violenza privata, lesioni personali aggravate, interruzione di pubblico servizio, danneggiamento aggravato, violenza e resistenza a pubblico ufficiale aggravata, blocco stradale in concorso.

La risposta degli attivisti e gli scontri della sera

“Possono chiudere, sgomberare o arrestarci, ma ci troveranno sempre nelle strade. Sgomberare Askatasuna è la volontà chiara di un governo fascista di contrastare le manifestazioni oceaniche per la Palestina” hanno gridato gli attivisti radunati in presidio davanti allo stabile. Parole seguite dai fatti: in serata un inizio di corteo ha tentato di rientrare nella palazzina. Le forze dell’ordine hanno risposto con gli idranti dopo che i manifestanti avevano lanciato petardi e bottiglie.

Per ragioni di sicurezza, le scuole nelle vicinanze sono rimaste chiuse e lo saranno anche domani, nel timore di nuove proteste. Un clima di tensione che riporta Torino ai tempi più difficili del conflitto sociale. Chiara Appendino, deputata M5S ed ex sindaca di Torino, ha commentato: “Quello che vediamo ripetersi oggi, davanti allo sgombero di Askatasuna, che sa tanto di prova di forza, è il solito copione”. Una critica che sintetizza la distanza tra chi vede nell’operazione un atto dovuto e chi la considera un’azione politica contro il dissenso.