Alfano: “Magistrati contrastino reati e non i governi”. Di Matteo rilancia: parte della politica si rifugia nella prescrizione
SCONTRO POLITICA-MAGISTRATURA Il ministro degli Interni: “Davigo non si presti a fare nuovo leader giustizialisti”. Per il pm “parte della politica trova conveniente utilizzarla come un comodo rifugio”
Il leader del Ncd, Angelino Alfano

Intanto, dalle colonne di Repubblica, il pm Nino Di Matteo mette benzina sul fuoco. “Mafia e corruzione sono ormai facce della stessa medaglia ma mentre i boss sono adeguatamente puniti, i corrotti che vanno a braccetto con i padrini sono garantiti da una sostanziale impunità dalla politica”, tuona Di Matteo. Il pubblico ministero del processo Stato-mafia riprende le parole di Piercamillo Davigo sui politici che “continuano a rubare e non si vergognano”, sulle difficoltà nelle indagini. Le definisce “parole chiare, coraggiose, la stragrande maggioranza dei magistrati la pensa così”. E rilancia: “Nei pochi casi in cui si riesce ad acquisire la prova di quei fatti di reato, tutti gli sforzi vengono mortificati dal sistema della prescrizione, che non si riesce a riformare”. Per il pm “probabilmente, una parte della politica trova conveniente l’eventualità di continuare a utilizzare la prescrizione come un comodo rifugio rispetto alla responsabilità dei delinquenti dal colletto bianco”. Quanto a un eventuale scontro in atto tra politica e magistratura Di Matteo aggiunge “Non c’è stata e non c’è una guerra fra politica e magistratura. Una guerra evoca volontà e azione bilaterali. Piuttosto, negli ultimi 30 anni, con sfumature e governi di colore diverso, c’è stata un’offensiva organizzata, costante e abilmente condotta di una parte della politica contro una parte della magistratura, quella che si ispira esclusivamente al principio dell’eguaglianza di tutti innanzi alla legge”.
