Abe incontra Trump, sul tavolo commercio e rapimenti giapponesi

Abe incontra Trump, sul tavolo commercio e rapimenti giapponesi
16 aprile 2018

Le cose in Asia orientale cambiano rapidamente e, quando in campo ci sono personalità come quella del presidente Usa Donald Trump, alla velocità si associa l’imprevedibilità. Sono passati solo cinque mesi dalla visita del leader americano in Giappone: col primo ministro nipponico Shinzo Abe sembrava essere in corso un idillio, i due erano le punte di diamante della linea dura nei confronti della Corea del Nord, i migliori alleati. Alla vigilia della visita del premier nipponico in America, sembrano più i punti di dissenso che quelli di contatto. Domani e dopodomani i due leader – entrambi con immagini appannate nei loro paesi per scandali – si vedranno nel resort della Florida di Mar-a-Lago. Ci saranno pacche sulle spalle, sorrisi, ma la luna di miele tra i due è finita. Trump ha tenuto ai margini Abe nella ripresa di dialogo che ha portato persino a programmare un summit tra Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un.

Tokyo è particolarmente preoccupata che questo summit sia caratterizzato da un’eccessiva spontaneità di Trump. Il presidente americano, che oggi sembra avere altre priorità di sicurezza, potrebbe essere tentato dal grande gesto di fare la pace con Pyongyang, concedendo troppo a Kim. Oppure, a fronte di un fallimento dei colloqui, un eventuale inasprimento ulteriore della situazione. E il Giappone è geograficamente sulla primissima linea in caso di un’escalation militare. Abe, angustiato da una serie di scandali interni, a sua volta potrebbe voler accreditare una sua statura internazionale, cercando di rafforzare il suo legame con Trump e di portare un risultato nel paese.

Commercio internazionale e rapimenti giapponesi i nodi da sciogliere

Il premier punta sulla soluzione della vicenda dei rapimenti di cittadini giapponesi effettuati da agenti nordcoreani negli anni ’70 e ’80. Una questione di grande impatto mediatico in Giappone, rispetto alla quale il premier nipponico ha già sensibilizzato Trump. Per quanto il premier giapponese abbia espresso la volontà d’incontrare in prima persona Kim Jong Un, un summit del genere non è stato ancora preso apparentemente in considerazione da Pyongyang, quindi il capo del governo di Tokyo deve contare sull’intermediazione di Trump, o del presidente sudcoreano Moon Jae-in che vedrà il capo nordcoreano il 27 aprile, per ottenere qualche risultato. L’altro grande punto di frizione riguarda invece il commercio internazionale. Proprio negli stessi giorni in cui si apriva la finestra di dialogo con Pyongyang, Trump annunciava la nuova raffica di aumenti delle tariffe sul commercio, che colpiscono in maniera particolarmente forte il Giappone per quanto riguarda l’alluminio e l’acciaio.

Tokyo spera di esserne esentata. Bisogna tuttavia vedere quanto Trump possa considerare pesanti i rapporti col Giappone su una bilancia che, dall’altro lato, vede pendere elezioni di mid-term a novembre. L’approccio protezionistico e la sua principale arma elettorale. Sul tavolo Abe vorrà certamente mettere di nuovo il Partenariato trans-Pacifico (Tpp): l’accordo di libero scambio che è stato fortemente ridimensionato dalla decisione di Trump di non procedere. Tokyo, con gli altri contraenti l’accordo, ha deciso di procedere comunque e ha tenuto le porte aperte a un eventuale rientro degli Usa. Un’ipotesi sulla quale Trump non sembra più tanto negativo quanto in passato. askanews

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