Addio a Nino Benvenuti, la leggenda del ring che ha conquistato il mondo

Nino Benvenuti

Nino Benvenuti

Pochi nomi risuonano nel pantheon dello sport italiano con la potenza e l’affetto di Nino Benvenuti. Campione olimpico, mondiale e icona di stile, Benvenuti non è stato solo un pugile, ma un simbolo di eleganza, determinazione e orgoglio nazionale. La sua morte lascia un vuoto profondo, ma la sua eredità rimane indelebile, scolpita nei cuori di chi ha ammirato le sue imprese sul ring e la sua umanità fuori da esso.

Un talento forgiato dall’esodo

Nato il 26 aprile 1938 a Isola d’Istria, allora territorio italiano, Giovanni “Nino” Benvenuti ha vissuto una vita segnata da sfide personali e sportive. La sua famiglia, costretta all’esodo dai comunisti jugoslavi, si trasferì a Trieste, dove Nino trovò nel pugilato una via per esprimere il suo talento e la sua resilienza. La medaglia d’oro nei pesi welter leggeri alle Olimpiadi di Roma 1960 fu il primo grande traguardo, un momento di gloria che unì l’Italia e consacrò il giovane Benvenuti come simbolo di speranza e riscatto.

Il dominio sul ring

Passato al professionismo nel 1961, Benvenuti si impose rapidamente come uno dei pugili più completi e carismatici della sua epoca. La sua tecnica raffinata, unita a una potenza devastante e a un carisma magnetico, lo rese un artista del ring. Nel 1965, a Milano, conquistò il titolo mondiale dei pesi superwelter battendo Sandro Mazzinghi in un incontro epico che divise l’Italia. Ma fu nei pesi medi che Benvenuti scrisse le pagine più memorabili della sua carriera.

Il 17 aprile 1967, al Madison Square Garden, sconfisse Emile Griffith per il titolo mondiale, in un match che entrò nella storia della boxe per intensità e spettacolarità. La trilogia con Griffith, culminata con un’ulteriore vittoria nel 1968, cementò la sua leggenda. Unico italiano a vincere il prestigioso premio “Fighter of the Year” nel 1968, Benvenuti è stato molto più di un campione.

La sua eleganza, il suo sorriso e la sua umiltà lo hanno reso un’icona trasversale, capace di conquistare anche chi non seguiva il pugilato.

Un’icona oltre il ring

Dopo il ritiro nel 1971, Benvenuti ha continuato a brillare come personaggio televisivo e cinematografico, dimostrando una versatilità che ne ha consolidato la popolarità. La sua storia, però, non è solo sportiva. Benvenuti ha portato con sé il peso e l’orgoglio delle sue radici istriane, raccontando la tragedia dell’esodo in libri e fumetti, diventando un simbolo di italianità e resilienza.

“Nino Benvenuti ha saputo raccontare la tragedia dell’esodo dal confine orientale d’Italia, incarnando un grande esempio di italianità.” – Silvano Olmi, presidente del Comitato 10 Febbraio

Anche il presidente del CONI, Giovanni Malagò, lo ha ricordato come “un’icona senza tempo, un mito per sempre”, mentre Sport e Salute e Sandra Savino, sottosegretario al Ministero dell’Economia, hanno sottolineato il suo ruolo di simbolo di determinazione e orgoglio per il Friuli Venezia Giulia e l’Italia intera.

Nino Benvenuti non è stato solo un pugile: è stato un pezzo di storia italiana, un esempio di talento, classe e integrità. La sua leggenda, come i suoi pugni, continua a risuonare, eterna e intramontabile.