Afghanistan, Draghi: con Merkel pronti a piano accoglienza Ue

Afghanistan, Draghi: con Merkel pronti a piano accoglienza Ue
Mario Draghi e Angela Merkel
18 agosto 2021

L’Europa sarà all’altezza della difficile sfida che si sta creando in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe occidentali. A esserne certo è il Presidente del consiglio, Mario Draghi che ha comunicato di aver parlato con la Cancelliera, Angela Merkel. La telefonata nasce a fronte dell`aggravarsi della situazione sul terreno in Afghanistan e nel quadro dei contatti internazionali avviati sulla crisi. “Abbiamo soprattutto parlato delle operazioni di evacuazione dell`Aeroporto di Kabul, ma abbiamo iniziato a tratteggiare quelle che saranno le linee fondamentali della cooperazione a livello europeo. Siamo tutti consapevoli che la cooperazione – ha spiegato Draghi – è assolutamente necessaria per affrontare due obiettivi: l`accoglienza e la sicurezza”.

“L`accoglienza nei confronti di tutti coloro che ci hanno aiutato in Afghanistan in questi anni e delle loro famiglie, quelli che sono chiamati i ‘collaboratori’. Ma anche l`accoglienza di tutti coloro che si sono esposti in questi anni per la difesa delle libertà fondamentali, dei diritti civili, dei diritti delle donne. Questo è un piano complesso, – ha quindi concluso il premier – richiede una cooperazione stretta fra tutti i Paesi ma soprattutto, in primis, tra quelli europei. Il secondo aspetto riguarda la sicurezza, dove dovremo prevenire infiltrazioni terroristiche”.

Nel corso del colloquio è stata discussa, tra l’altro, la protezione umanitaria di quanti hanno collaborato con le Istituzioni italiane e tedesche in questi anni e delle categorie più vulnerabili, a partire dalle donne afghane. Sono state inoltre approfondite le possibili iniziative da adottare in ambito Unione Europea, G7 e G20 a favore della stabilità dell`Afghanistan e a tutela delle conquiste in materia di diritti umani e di libertà fondamentali conseguite nel corso degli ultimi vent`anni. Draghi ha anche ringraziato i militari, i diplomatici e i cooperanti che per 20 anni sono stati ad Herat e in tutto il paese afghano. “Mi rivolgo con affetto sincero ai familiari dei nostri 54 caduti. Il loro sacrificio non è stato vanno, hanno fato del bene” ha concluso il premier.

Leggi anche:
Onu, Usa hanno votato contro l'ammissione della Palestina

Per Silvio Berlusconi, intanto, “la rassegnazione di fronte a quello che sta accadendo a Kabul è inaccettabile”. “L`Occidente, l`Europa e anche l`Italia hanno dei doveri ai quali non possiamo sottrarci – ha detti il leader di Fi – senza venir meno ai valori e ai principi sui quali si fonda la nostra stessa idea di civiltà, di libertà, di dignità della persona. La fuga disordinata alla quale stiamo assistendo, della quale l`Italia non ha obbiettivamente alcuna colpa, ma che ci coinvolge direttamente, rimarrà come una pagina di vergogna per i paesi liberi, ma avrà anche un effetto dirompente sulle credibilità dei paesi occidentali nel mondo”.

Il segretario Pd, Enrico Letta: “Guardiamo tutti con enorme preoccupazione quello che è successo e quello che sta succedendo, credo che si debba mettere in campo un grande mobilitazione nazionale per aiutare chi decide di restare e chi decide di andare via”. Per Matteo Renzi “è utile che il Parlamento italiano si riunisca, nelle forme che i presidenti di Camera e Senato riterranno opportune”. Secondo il leader Iv, per comprendere gli avvenimenti di Kabul bisogna risalire non solo all’11 settembre 2001 ma anche all’invasione sovietica: “Questo martoriato paese – ha affermato – vive oggi le conseguenze di più fallimenti, non di un fallimento soltanto. Quello che però è importante è che di fronte a questa sconfitta umiliante per la comunità occidentale noi iniziamo a capire che cosa possiamo fare per il futuro”.

Leggi anche:
Meloni: spero in un'Europa diversa. Draghi? Parlarne ora è filosofia

“Noi – ha proseguito Renzi – chiediamo un dibattito parlamentare, chiediamo di approfondire questi temi, la politica estera non è un affare per addetti ai lavori ma un pezzo della nostra identità. Se non affrontiamo oggi l’emergenza afgana ce la ritroveremo fra dieci anni o quindici anni, nel migliore dei casi sotto forma di immigrazione incontrollata, nel peggiore dei casi di terrorismo”.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti