Al Centro Sud il conto più caro, il lockdown by Giuseppe Conte

Al Centro Sud il conto più caro, il lockdown by Giuseppe Conte
10 agosto 2020

Un Centro Sud in ginocchio. Di più: un’area dell’Italia che ha pagato 100 miliardi di euro per un lockdown, by Giuseppe Conte, che poteva invece avere effetti meno devastanti stando a ciò che va emergendo dai verbali del Comitato tecnico scientifico sull’emergenza Coronavirus tenuti fino a ieri chiusi nei cassetti di Palazzo Chigi. Analisi e omissis che fanno capire che il tributo inflitto al Centro Sud non doveva essere nell’ordine di grandezza come quello imposto al Nord e in particolare alla Lombardia, territori costellati per mesi da “zone rosse”. In sostanza, sembra che tra un Dpcm e una conferenza stampa, al premier Conte in questi mesi la situazione sia sfuggita di mano. E dire che era affiancato da circa quattrocento consulenti. Ma il vero fatto drammatico è che oltre a perdere 100 miliardi di Pil – danno confortato da molti esperti – la spaventosa condizioni dell’economia nel Mezzogiorno brucerà anche 380mila posti di lavoro.

Cifre Svimez che certificano la più grave crisi dal Dopoguerra ad oggi sui redditi, sui consumi delle famiglie e sugli investimenti delle imprese. Uno dei settori più colpiti dal virus cinese, com’è noto, è la ristorazione, per dirne uno. Secondo la Fipe, il comparto che nel Centro-Sud nel 2019 ha avuto un giro d’affari di oltre 48 miliardi pagherà quest’anno un prezzo di circa 12 miliardi di riduzione del fatturato. Mettendo da parte cifre e analisi, è inevitabile che questa crisi ha pesato e peserà su coloro che stavano peggio prima del confinamento. Il Centro Sud, infatti, a causa dell’elevato tasso di disoccupazione, era già in recessione prima che il coronavirus arrivasse in Italia. Il che pone un tema di risarcimento di danni che almeno in parte, forse, potevano essere evitati. Altra mina vagante è l’aumento di rischio di default delle Pmi, a fronte di un incremento della percentuale di insolvenza, che potrebbe crescere dall’8,4 per cento al 13,9 per cento sino a giungere al 18,8 per cento in caso di ulteriori “colpi di coda” della pandemia.

Ed è ciò che emerge dal Rapporto Regionale PMI 2020, realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con SRM-Studi & Ricerche per il Mezzogiorno. Percentuali di rischio di default che aumenterebbero ulteriormente qualora si includessero le Pmi definite di per sé “vulnerabili”, convertendosi, rispettivamente in: 64,4 per cento al Sud Italia e 58,7 per cento al Centro. Uno scenario che, come detto, poteva risultare meno drammatico se Conte e i suoi quattrocento consulenti avrebbero meglio interpretato il dossier del Cts. Neanche sul futuro, gli analisti vedono luce, nonostante le decine di miliardi riportati nei tanti decreti del Conte 2. Tutti concordano che il Centro Sud si ritroverà con un comparto industriale incapace di ripartire investimenti. Il mancato coraggio della stragrande maggioranza degli imprenditori avrà come conseguenza un ulteriore crollo dell’occupazione, senza dimenticare la prevista forte impennata del lavoro nero e del precariato. Ma questo è un altro drammatico capitolo.

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