Isabella Rauti: “Così si mette a rischio la salute delle donne”

Isabella Rauti: “Così si mette a rischio la salute delle donne”
Isabella Rauti
10 agosto 2020

“Bisogna realmente sostenere le donne e non sfruttare il loro corpo e la loro salute per slogan ideologici”. Alla senatrice Isabella Rauti non vanno assolutamente giù le nuove linee guida sull’aborto farmacologico aggiornate dal Consiglio Superiore di Sanità. Per la responsabile del Dipartimento Pari opportunità Famiglia e Valori non negoziabili di Fratelli d’Italia, il Conte 2 “da ora in poi lascerà le donne sole a loro destino, mettendo a repentaglio la loro stessa vita”.

Senatrice Rauti, lei sostiene che le nuove direttive del Css contraddicono la stessa legge 194/78.

“Sì. Contraddicono l’art. 8 della legge 194/78 perché la norma prevede, in sostanza, che venga garantita l’assistenza alla donna che ha deciso l’interruzione di gravidanza. In pratica, fino a ieri la donna andava in ospedale dove le veniva somministrata la pillola e ricoverata per almeno tre giorni per giustamente essere monitorata in tutto il processo. Con le nuove linee guida, invece, la donna va in day hospital, assume la pillola e poi torna a casa in attesa che si completi il processo che dura almeno tre giorni. E se aggiungiamo che stando a un rapporto di un ente governativo americano, gli aborti farmacologici hanno un tasso di complicanze quattro volte superiore a quelli chirurgici…”.

Pensa quindi che possa aumentare il rischio per la salute della donna?

“Non solo. Con queste nuove linee guida si rende non obbligatorio il ricovero ma si allungano anche i tempi in cui la donna può assumere la pillola. In pratica, si passa dalle sette alle nove settimane di gestazione. Parliamo di due mesi e mezzo e una donna sa cosa vuol dire avere in grembo un embrione di due mesi e mezzo, già formato”.

Cosa pensate di fare come Fratelli d’Italia?

“Voglio ricordare che la legge 194 sin dal 1978 è stata disattesa totalmente nella parte che dovrebbe aiutare le donne a non abortire. Mi riferisco all’attività dei consultori, dei centri di sostegno, mi riferisco alla parte della norma che parla di rimuovere tutte le condizioni socio economiche che inducono la donna ad abortire. Quindi, chiediamo che questa parte della norma venga applicata in modo tale che la donna possa anche scegliere di non abortire. Vorrei anche aggiungere…”.

Prego.

“Mentre questo ministero si appassiona a queste linee guida, il governo potrebbe fare molto di più in termini di sostegno concreto alle scelte di maternità e a favore della natalità cosa che non mi risulta”.

Vuole dire che sono decisioni ideologiche invece di misure a tutela della donna?

“Assolutamente sì. Perché quando sento dire che in questo modo le donne sono più libere nella decisione di abortire e che addirittura per loro è un traguardo, è una ipocrisia in quanto vengono lasciate sole a loro destino, mettendo a repentaglio la loro salute e la loro stessa vita”.

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