Alta tensione in Ap, Bianconi capogruppo per provare a stoppare fronda anti Alfano

Alta tensione in Ap, Bianconi capogruppo per provare a stoppare fronda anti Alfano
20 luglio 2016

Alfano-AngelinoEvitare che il malessere ormai evidente in Alleanza popolare diventi rottura e soprattutto che i segnali di una possibile fronda interna non si concretizzino portando il gruppo del Senato all’implosione, con conseguenze facilmente immaginabili per la formazione politica guidata da Angelino Alfano. E’ questa la ‘mission’ del nuovo capogruppo di Ap (Ncd-Udc) Laura Bianconi, acclamata oggi dal gruppo parlamentare di Palazzo Madama dopo le dimissioni di Renato Schifani. Un capogruppo, viene assicurato, che “non è assolutamente un visconte dimezzato” ma una figura solida, che dovrà provare a portare il gruppo (e di conserva il partito, ovviamente) fino al referendum, senza danni. Dovrà provare a ricucire e far rientrare quel malessere ormai sempre più evidente in Ap. Certo, le tre assenze ‘politiche’ in casa Ncd questa mattina alla riunione del gruppo (Schifani, Azzollini, Esposito più Bonaiuti e Torrisi, ma questi ultimi giustificati da impegni parlamentari) su 26 senatori del Nuovo centrodestra – su un totale di 31 parlamentari Ap – non possono assolutamente far presagire l’avvio di una fronda. Ma se questi si sommano al malessere, storico si potrebbe dire, espresso dai 5 senatori Udc (assenti, a vario titolo, Casini, De Poli, il vicario del gruppo Marino, che si è dimesso, Di Biagio) le prospettive per Alleanza popolare non sono buone. Soprattutto se in casa Udc alcuni senatori parlano di Alfano come “un uomo non connesso con la realtà”.

Il problema è sempre lo stesso, e si ripropone sin dalla nascita di Ap e dalla elezione di Mattarella a presidente della Repubblica: un Alfano, a detta soprattutto dei senatori Udc, incapace di dare una linea politica chiara e di mandare un segnale alla base, agli elettori nei giorni in cui gli attacchi, le accuse a Ncd e all’Udc si andavano facendo sempre più violente. La posizione di Alfano è quella di mantenere in piedi la macchina, senza fare nulla, fino al referendum, sul quale per altro già si è espresso a favore. Dopo di allora, anche a seconda del risultato si vedrà cosa fare. Ecco quindi arrivare Bianconi, senatrice di stretta osservanza alfaniana e espressione della linea governativa, pro referendum e pro Italicum del leader. Ma è una figura, è la contestazione che arriva dall’Udc (che è per il NO al referendum e che sollecita un radicale cambiamento della legge elettorale), che “non esprime le sensibilità altrui”. Non è fronda, dicevamo, ma qualche segnale in questo senso sembra arrivare. Non è certo un caso che ieri Schifani da un lato, con le sue dimissioni, e Cesa dall’altro, con le sue puntualizzazioni su riforme e Italicum, abbiano di fatto preso posizione nello stesso momento contro Alfano. Insomma, l’ala non governativa (che non ha mai smesso forse di guardare a Berlusconi) si ribella e l’Udc chiede chiari segnali. Sicuramente sono posizioni che non si sommano politicamente ma che comunque indeboliscono, mettono pesantemente in difficoltà Alfano. Ecco allora Bianconi al Senato, che dovrà mettere tutto il suo impegno, le sue capacità di mediatrice – cercando di smussare gli angoli da qui al referendum – in un gruppo parlamentare, in un partito che sembra essere sempre più vicino al collasso.

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