Anpal, nasce il nuovo collocamento. Non accetti l’impiego? L’Inps taglia l’indennità

Anpal, nasce il nuovo collocamento. Non accetti l’impiego? L’Inps taglia l’indennità
9 maggio 2016

di Filippo Caleri

l nuovo collocamento che partirà in Italia con la messa a regime dell’Anpal, la nuova agenzia del lavoro, cambierà le abitudini di chi cerca o perde un impiego. Un po’ sul modello anglosassone, infatti, i disoccupati saranno instradati verso le opportunità che si presentano sul mercato grazie a corsi di formazione ad hoc. Ma chi rifiuta le proposte che arriveranno dall’agenzia sarà penalizzato in maniera drastica. E cioè con lo stop alla nuova indennità corrisposta a chi è senza occupazione, la cosiddetta Naspi. Questo il programma dell’Anpal che dovrebbe iniziare la sua attività a breve con la gestione dell’assegno per poi assumere un ruolo di rilievo nella ridefinizione del sistema dei contri per l’impiego. Un sistema che in Italia non è ancora stato capace di far incontrare in maniera ottimale la domanda e l’offerta di lavoro. Una situazione bloccata dalla mancanza di comunicazione tra chi gestisce i lavoratori disoccupati ed eroga le indennità e le banche dati che monitorano le richieste delle azienda.

A regime però l’impasse dovrebbe essere superata quando saranno disponibili in tempo reale i dati Inps sui percettori della Naspi (la nuova indennità di disoccupazione). A quel punto l’agenzia potrà controllare immediatamente se la persona che non si presenta al corso di formazione oppure non accetta l’impiego offerto percepisce la Naspi. Il diniego del disoccupato sarà girato all’Inps che sarà legittimata a trattenere in cassa una parte del sussidio. In attesa di un sistema realmente efficace per mettere in contatto impiegati e imprenditori il modello italiano resta legato a vecchi schemi. Secondo Eurostat, che analizza i dati statistici europei, in Italia sono ancora le amicizie e le conoscenze il canale principale per cercare lavoro, mentre i centri pubblici per l’impiego sono utilizzati solo da un disoccupato su quattro, la percentuale più bassa in Europa. Insomma altro che meritocrazia e invio di curricula in formato europeo alle banche dati delle imprese o delle agenzie specializzate. Nel nostro Paese – secondo i dati più freschi riferiti al terzo trimestre 2015 – l’84,3% di coloro che cercano un impiego si rivolge alla propria cerchia di conoscenze e amicizie o al sindacato. Un dato che è in crescita rispetto al periodo precedente alla grande crisi: nel terzo trimestre del 2007, infatti, la richiesta di una raccomandazione era pari al 74% di casi. Nonostante la riforma del collocamento resta scarsa la fiducia nella possibilità che i centri per l’impiego pubblico possano far incontrare domanda e offerta di occupazione in attesa appunto della piena operatività dell’Anpal.

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