Arrestato esponente dei Radicali, organico a famiglia mafiosa

4 novembre 2019

La Procura di Palermo ha fermato 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, tra gli altri, sono finiti il capomafia di Sciacca Accursio Dimino e Antonello Nicosia, membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani per anni impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti. Insieme a una parlamentare di Leu di cui si sarebbe detto collaboratore ha incontrato diversi boss detenuti. Secondo la Procura avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e ordini. Per i magistrati, Nicosia, sarebbe “pienamente inserito nell’associazione mafiosa”. Chiedeva al clan di intervenire per riscuotere crediti, partecipava a summit con fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro. In uno degli incontri con gli uomini d’onore del clan di Sciacca, tenuto a Porto Empedocle a febbraio 2019, Nicosia avrebbe parlato di una somma di denaro da far avere al capomafia latitante. Sempre secondo i magistrati, Nicosia usando il rapporto di collaborazione con la deputata Giusy Occhionero, riusciva ad entrare in carcere e incontrare diversi boss.

La Occhionero, 41 anni, molisana, avvocato, e’ stata eletta alle ultime elezioni politiche nelle liste di Leu ed e’ recentemente passata a Italia Viva, il partito di Renzi. La deputata non e’ al momento indagata, ma sara’ sentita dai pm di Palermo come testimone. Sostenendo di essere collaboratore della donna – i magistrati hanno delegato accertamenti alla Camera per verificare se sia vero – Nicosia poteva avere incontri con padrini mafiosi. Nelle conversazioni intercettate, l’esponente Radicale sottolineava il vantaggio di entrare negli istituti di pena insieme alla deputata in quanto questo genere di visite non erano soggette a permessi. Nicosia, secondo i magistrati, non si sarebbe limitato a fare da tramite tra i detenuti e le cosche, ma avrebbe gestito business in societa’ col boss di Sciacca Dimino, con cui si incontrava abitualmente, fatto affari coi clan americani e riciclato denaro sporco. Da alcune intercettazioni emergerebbero anche progetti di omicidi. L’inchiesta, condotta da Ros e Gico, e’ coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Francesca Dessi’.

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Dall’inchiesta emerge il coinvolgimento di Nicosia in un progetto relativo alle carceri che, scrivono gli inquirenti, “interessava direttamente il capomafia latitante”. In cambio Nicosia si aspettava di ricevere “un ingente finanziamento non ritenendo sufficienti i ringraziamenti che diceva di avere ricevuto dallo stesso ricercato”. Nicosia si sarebbe speso per aiutare detenuti del calibro di Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, detenuto a Tolmezzo al 41bis. Sfruttando la possibilita’ che aveva di accedere nelle carceri, si sarebbe offerto di portare messaggi tra mafiosi liberi e boss detenuti. Nicosia ha partecipato a ispezioni nelle carceri di Sciacca (AG), Agrigento, Trapani e Tolmezzo (UD) potendo evitare la preventiva autorizzazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e sfruttando le prerogative riconosciute dalle norme sull’ordinamento carcerario ai membri del Parlamento e ai loro accompagnatori.

“L’esecuzione del presente provvedimento risulta improcastinabile” visto quanto emerso “in merito alla manifestata intenzione di Accursio Dimino e di Antonino Nicosia di partire per gli Stati Uniti d’America nei prossimi giorni, replicando tragitti gia’ intrapresi in precedenza ovverosia con scali intermedi in Paesi del Medio Oriente e utilizzando documenti falsificati, al fine evidentemente di rendere piu’ agevole il loro ingresso in America data la sussistenza, a carico di entrambi come si vedra’, di gravi precedenti penali”. Lo scrivono i pm della Dda di Palermo nel provvedimento di fermo emesso nei confronti, oltre che di Nicosia e Dimino, di Paolo e Luigi Ciaccio e Massimiliano Mandracchia. I primi due sono accusati di associazione mafiosa, Mandracchia e i fratelli Ciaccio di favoreggiamento.

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Inoltre secondo le indagini del Ros dei carabinieri e del Gico della Guardia di finanza – coordinate dalla Dda di Palermo, “Antonino Nicosia giungeva persino a progettare un omicidio, unitamente ad Accursio Dimino, in danno di un facoltoso imprenditore di Sciacca e cio’ al fine di acquisirne il patrimonio”. Il 29 gennaio 2018 e’ stata intercettata una conversazione fra Accursio Dimino e Antonino Nicosia nel corso della quale i due progettavano la commissione di un omicidio in danno di “Cavataio, un’altra cosa inutile”, imprenditore saccense (“e’ il piu’ ricco di Sciacca”), con interessi economici anche nel nord Africa, e due figli. E cosi’ Accursio Dimino e Nicosia – che stavano organizzando una trasferta negli Stati Uniti – ipotizzavano di passare per il Marocco (Dimino: “Gacciamocelo un giro li’ in Marocco e ce lo chiamiamo”) e compiere la’ l’omicidio. Cio’ che si doveva fare, per il mafioso, era “levarlo di mezzo” e farlo in Marocco – Nicosia diceva “li’ problemi non ce ne sono” – avrebbe avuto il vantaggio di ostacolare la loro identificazione, il movente dell’omicidio e le investigazioni.

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