Bce: il saluto “operativo” di Draghi, Qe da novembre. “Ora cosa farò? Chiedetelo a mia moglie”

24 ottobre 2019

Con la conferma dell’avvio a giorni dei nuovi stimoli – dal primo novembre gli acquisti di titoli pubblici ripartiranno al ritmo di 20 miliardi di euro al mese – il presidente della Bce Mario Draghi si è accomiatato dai giornalisti dopo 8 anni alla guida dell’istituzione monetaria. Un saluto “operativo”, al termine del Consiglio direttivo, al quale lunedì seguirà un altro saluto, più formale, con la cerimonia del passaggio di consegne alla francese Christine Lagarde, alla presenza dei capi di Stato di tutta Europa. Quella alla Bce è stata “una esperienza molto intensa, profonda e affascinate. La porterò sempre con me e quanto questo si tradurrà in riflessioni personali è presto per dirlo”. Ancora una volta Draghi non ha fornito indicazioni sul cosa farà dopo. “Come sapete generalmente non ho idee su questo ma se volete più informazioni chiedete a mia moglie. Lei lo saprà. Lo spero – ha scherzato -. Semplicemente non lo so, l’ho detto molte volte”.

L’ex governatore della Banca d’Italia e ex direttore generale del Tesoro è stato anche interpellato sulla Penisola, con una domanda che menzionava un discorso di un altro ex banchiere centrale, Juergen Stark, che nel 2013 profetizzava che il futuro dell’euro si sarebbe giocato a Roma. All’epoca poteva avere ragione ma “oggi in Italia le cose sono completamente cambiate – ha risposto Draghi – oggi tutti dicono che l’euro è irreversibile. Se una volta ci stavano degli ipotetici dubbi in alcune parti della governance del Paese, oggi non è più così. E la popolarità dell’euro non è mai stata così alta. In Italia la popolarità è cresciuta, è parte del fenomeno generale”. Draghi ha voluto tributare un sentito ringraziamento allo staff della Bce. “La qualità del personale Bce penso sia il principale ingrediente di quel che abbiamo fatto e del successo che abbiamo avuto – ha detto .- Così come dei grandi cambiamenti che la Bce ha avuto in passato, penso che dovremmo essere tutti grati ai nostri tecnici”. Altri calorosi ringraziamenti li ha riservati ai giornalisti presenti. “Le vostre domande inquisitorie hanno stimolato la maggiore trasparenza e chiarezza della Bce. Grazie per questo e auguro il meglio a tutti voi”, ha detto. E poi ha precisato sorridente che intende tenere l’elmetto prussiano che gli era stato regalato dal settimanale tedesco Bild.

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Dal punto di vista decisionale la riunione non ha sortito sorprese. Tassi di interesse inchiodati a zero e avanti con il Qe “infinity”, dato che stavolta l’istituzione non prevede un termine già stabilito al suo piano di acquisti. Il presidente ha anche parlato di “una sensazione di grande unità” dal Consiglio di oggi, smentendo le ricostruzioni che dipingono un direttorio che esce diviso dopo la decisione a settembre dei nuovi stimoli. E ha elogiato la scelta giunta dalla Germania per sostituire Sabine Lautenschlaeger che (terza esponente tedesca negli ultimi 10 anni) si è dimessa dal comitato esecutivo in apparente polemica con la linea intrapresa. Isabel Schnabel, appena designata “è una eccellente economista e ha tutte le capacità per fare molto bene e dovremmo darle un benvenuto molto calorosamente”.

Il quadro di contesto economico in cui tutto questo si svolge non è però esaltante. I dati giunti dallo scorso settembre “confermano le nostre valutazioni di una protratta debolezza economica e rischi al ribasso sull’area euro”, Draghi ha citato la protratta incertezza geopolitica, le tensioni sul protezionismo commerciale e i rischi nelle economie emergenti. “Il pacchetto di misure deciso assicura uno stimolo consistente” a contrasto di questa frenata. E Draghi ha ribadito i richiami ai Paesi dell’area euro che dispongono di margini di Bilancio: “dovrebbero agire tempestivamente”, per fare la loro parte contro la frenata. “Nei Paesi dove il debito pubblico è alto, andrebbero perseguite politiche prudenti”, in modo da assicurare il funzionamento degli stabilizzatori automatici.

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