Berlusconi si rimangia il Patto. “La democrazia è commissariata”

Berlusconi si rimangia il Patto. “La democrazia è commissariata”
9 febbraio 2015

di Daniele Di Mario

Adesso che il patto del Nazareno è ufficialmente rotto, Silvio Berlusconi si sente liberato. Il leader di Forza Italia interviene telefonicamente a un’iniziativa promossa nella Capitale da Gianfranco Rotondi e ribadisce quanto detto sabato sera in un’intervista al Tg5: Renzi e il Pd sul Quirinale non hanno rispettato i patti e Forza Italia da ora in avanti non darà sostegno incondizionato alle riforme. “Noi ci siamo sgravati di un peso e possiamo tornare a lavorare a costruire un forte e compatto centrodestra – spiega il Cav a proposito della fine del patto del Nazareno – Saremo sempre disposti a dare il nostro voto alle proposte della sinistra che riteniamo utili per il Paese, ma ora riprendiamo il nostro ruolo di oppositori a 360 gradi, il che era francamente mancato”. “Daremo ancora il nostro voto alle riforme se riterremo che sono positive per l’Italia e gli italiani – dice ancora Berlusconi – ma non accetteremo più tutto, come abbiamo accettato” per quel che riguarda la legge elettorale “il doppio turno e il premio al 40%, un misto tra candidati nominati e preferenze che è una cosa che non sta in piedi. E voglio ricordare che le preferenze contengono un mare di pericoli, con l’incremento dei voti di scambio mettiamo tutti i nostri eletti nelle mani dei pm e ancora l’ultima imposizione è la lista unica, che può ben essere realizzata per la sinistra ma è molto difficile da realizzare per il centrodestra, ora diviso e frammentato. Infine, con lo sbarramento solo al 3% si avrà una opposizione estremamente frammentata, incapace di essere opposizione vera”.

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LO SFOGO “Noi siamo stati dentro questo patto del Nazareno, a cui sono state attribuite chissà quali nascoste intenzioni, ma non c’era e non c’è alcuna intenzione nascosta – chiarisce una volta per tutte il Cav – bensì solo la coerenza di voler dare un contributo alle riforme, però c’è qualcuno che non ha rispettato gli accordi e lo spirito di condivisione è venuto meno proprio quando si doveva eleggere la più alta istituzione della Repubblica e quindi noi non ci sentiamo più di continare”. A proposito dell’elezione al Colle di Sergio Mattarella, Berlusconi dice: “Ho avuto una brutta impressione del nostro Parlamento in occasione dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica: ho visto mille persone applaudire ogni frase, tutti felici e contente e mi hanno dato l’impressione di appartenere a una casta privilegiata che appplaudiva appunto ad ogni frase e che concretizzava il distacco profondo con la gente che fuori invece ci diceva: “ma perché tutto questo impegno per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e a noi mancano i soldi per arrivare a fine mese?”. Si è manifestata la distanza tra la politica, i politicanti e i cittadini, cosa di cui oggi dobbiamo tenere conto”.

AUTORITARISMO Berlusconi poi torna ad accusa il premier di autoritarismo, lanciando l’emergenza democratica. “Credo – spiega il presidente di FI – che ci sia ormai in tanti di noi la consapevolezza di vivere in una democrazia che non è una piena e vera democrazia, siamo governati dal terzo governo non eletto dal popolo, da un presidente del Consiglio che non ha preso un solo voto per fare il presidente del Consiglio, retto da una maggioranza che è frutto di un distacco tra noi e loro solo dello 0,37% e noi abbiamo la convinzione di avere molti voti in più ma il nostro errore è di non attrezzarci contro la sinistra che pratica lo spoglio delle schede in questo modo da decenni, quindi il risultato vero delle elezioni non lo sapremo mai”. “Questo governo non eletto dal popolo – rincara la dose Berlusconi – si sostiene con una maggiorazna che si concretizza alla Camera con 148 deputati incostituzionali perché la Corte ha dichiarato l’incostituzionalità del premio di maggioranza della legge elettorale e quelli sono lì e votano per le riforme della Costituzione e per l’elezione della più alta carica istituzionale e al Senato addirittura il governo si regge su 32 senatori eletti nel centrodestra e poi passati armi e bagagli a fare il sostengo e la stampella. Siamo in una democrazia che oggi è a metà, è commissariata”.

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