Caos governo, nuovo patto Pd-M5s al palo. E scoppia grana su ex fondazione renziana

Caos governo, nuovo patto Pd-M5s al palo. E scoppia grana su ex fondazione renziana
Luigi Di Maio e Matteo Renzi
26 novembre 2019

Che lo si voglia chiamare patto, accordo, contratto o tagliando, Partito Democratico e Movimento 5 stelle sono determinati a dare una scossa all’azione di governo rinnovando, come accade in certi matrimoni, l’impegno a lavorare insieme per il Paese. E Luigi Di Maio si spinge a indicare il mese di gennaio quale momento per apporre le firme in calce al patto, una accelerazione che fa storcere il naso al Pd. Dopo Nicola Zingaretti, che dall’assemblea dem a Bologna ha lanciato una sorta di ‘sfida’, e’ il capo politico a sottolineare l’opportunita’ di rimettersi attorno a un tavolo e fissare temi e cronoprogramma. Ma questa opportunita’ sembra, almeno fin qui, l’unico aspetto su cui i leader dei due partiti sembrano andare d’accordo. I nodi da sciogliere sul programma sono ancora tutti li’, a partire dal tema della prescrizione sulla quale si preannuncia una battaglia fra il ministro Alfonso Bonafede e il vice segretario Pd, Andrea Orlando.

Il primo e’ del parere che la prescrizione vada abolita per chi e’ stato condannato in primo grado di giudizio. Orlando, al contrario, fa notare che in questo modo si il principio per cui i processi devono avere tempi congrui e non protrarsi per decenni come avviene oggi. Un punto di caduta potrebbe essere quello che ha fatto intravedere oggi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “la norma sulla prescrizione e’ giusto che ci sia” anche perche’ gli effetti si svilupperebbero negli anni a venire e non sui processi in corso. Questo pero’, aggiunge Conte, “non significa che non ci sia la necessita’ di assicurare un sistema di garanzie adeguato per assicurare il vincolo costituzionale della durata ragionevole dei processi. Son convinto che con il contributo di tutte le forze politiche troveremo una soluzione”.

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Nella fase che sta attraversando il governo, tuttavia, sembra che ad una soluzione che si materializza debba corrispondere sempre un nuovo caso che si apre. L’operazione portata avanti in 20 citta’ dalla Guardia di Finanza sui finanziamenti della ex fondazione renziana ‘Open’ rischia di trasformarsi in una nuova mina per l’esecutivo. Le prime tensioni si registrano fra il Movimento 5 Stelle e Italia Viva. Luigi Di Maio, infatti, chiede “subito una commissione di inchiesta sui fondi ai partiti”. Ma i renziani avvertono: “Ottima idea” la commissione di inchiesta: “Facciamola presto e allarghiamola anche alle Srl collegate ai movimenti politici”. Tradotto: se commissione dovra’ essere, sotto la lente finira’ anche la Casaleggio e Associati. In ogni caso, il capo politico M5s sembra determinato a chiudere il ‘nuovo contratto’ a gennaio.

Di date, tuttavia, al Partito democratico non parlano e spiegano che c’e’ ancora tanto da lavorare sui temi. Anzi: stando a quanto riferisce una fonte dem, “e’ ancora tutto da decidere, siamo al ‘numero zero'”, come gli spin off dei fumetti. Per dare avvio al lavoro serio, bisognera’ incontrarsi, ma fin qui di occasioni ce ne sono state poche. E dopo gli incontri e la messa a punto, ci sara’ con ogni probabilita’ il passaggio per gli iscritti. Per il Movimento 5 Stelle e’ ormai prassi. Ma quella del patto di governo rinnovato potrebbe essere l’occasione per testare anche la nuova piattaforma Pd per la consultazione degli iscritti. Se la piattaforma web non dovesse essere pronta, l’ex segretario Maurizio Martina propone comunque di “portare l’intesa al referendum tra gli iscritti, come hanno fatto i socialisti spagnoli”. Un referendum, quello spagnolo, che giorni fa ha destato anche l’interesse di Paolo Gentiloni. Quello che e’ certo e’ che lo stato maggiore dem considera “una bella vittoria” quella di aver portato Di Maio a dire si’ all’agenda, come al Nazareno preferiscono chiamarla.

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