Caos Procure, Palamara fuori dalla magistrastura. E’ la richiesta della PG. La difesa: Lotti nessun ruolo

Caos Procure, Palamara fuori dalla magistrastura. E’ la richiesta della PG. La difesa: Lotti nessun ruolo
Luca Palamara
8 ottobre 2020

“Rimozione” di Luca Palamara “dall’ordine giudiziario per la particolare gravità delle contestazioni”. Lo ha chiesto l’avvocato generale della Cassazione, componente dell’ufficio della procura generale, Pietro Gaeta, nel corso dell’udienza davanti alla Sezione Disciplinare del Csm, contro l’ex numero uno dell’Anm, per la vicenda del tentativo di condizionare le nomine degli uffici direttivi di Roma e Perugia. “Per sua stessa ammissione Palamara ha avuto un ruolo primario” nell’organizzazione della riunione all’Hotel Champagne, ha spiegato Gaeta citando un brano delle intercettazioni dell’ex numero uno dell’Anm “Non hai capito che se non fossi io a fare tutto non si muoverebbe una foglia”.

Queste parole dimostrano come Palamara sia stato un “infaticabile organizzatore, sceneggiatore e regista della strategia” per tentare di condizionare le nomine degli uffici direttivi di Roma e Perugia. “Senza l’attività di Palamara non ci sarebbe stata l’incontro” tra i consiglieri del Csm, lo stesso Palamara e i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti, ha aggiunto Gaeta parlando di “un’enclave interna al Csm” per le “decisioni strategiche”. Con la condotta di Palamara si è andato ben oltre “il pericoloo astratto, la soglia è stata ampiamente superata generando un pericolo concreto”, ha proseguito l’avvocato generale. “Solo l’interruzione dovuta alle indagini di Perugia ha impedito che l’effetto delle condotte stesse”. Inoltre, per Gaeta, “durante il processo, l’incolpato non ha fornito elementi ad attenuare la gravità delle accuse, fornendo contributo specifico alle contestazioni, non ha inteso interloquire con il suo giudice naturale”.

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Sempre Gaeta ha sottolineato che la riunione organizzata all’hotel Champagne (il 9-5-2019) rappresenta “un unicum nella storia della giustizia disciplinare e nella storia della magistratura italiana perché prova che in questo incontro un soggetto estraneo al ruolo istituzionale, Luca Lotti, ha direttamente interloquito e concorso alla scelta del vertice della procura che lo doveva giudicare in un processo”. Poi, l’avvocato generale della Cassazione, ha rilevato che “tre soggetti del tutto estranei all’istituzione del Consiglio, hanno partecipato alla riunione all’Hotel Champagne, organizzata per interessi di natura personale e pianificato di pilotare le nomine del procuratore capo di Roma, di due aggiunti e quella di un altro ufficio giudiziario”.

I tre, cui fa riferimento Gaeta, sono Palamara e i deputati Luca Lotti e Cosimo Ferri, che hanno partecipato alla riunione del 9 maggio 2019 nell’albergo romano, le cui conversazioni sono state intercettate grazie a un trojan inoculato nel telefono cellulare dell’ex consigliere del Csm. “Sgombriamo il campo da possibili ipotesi minimaliste”, ha sottolineato Gaeta, “non si è trattato di un’interlocuzione istituzionale tra membri togati del Csm e membri del Parlamento”, la riunione all’Hotel Champagne “non è stata organizzata nell’ambito del perimetro istituzionale”, ha aggiunto. Palamara, Lotti e Ferri “rappresentavano se stessi” ed avevano “interessi personali e privati”, ha puntalizzato l’avvocato generale della Cassazione.

LA DIFESA

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Il difensore di Luca Palamara, Stefano Giaime Guizzi, nel corso del’udienza davanti alla Sezione Disciplinare del Csm, ha annunciato che sull’inutilizzabilità delle intercettazioni siamo pronti “a rivolgerci anche alla Corte dei diritti dell’uomo a Strasburgo”. Inoltre, la presenza di Luca Lotti alla riunione all’Hotel Champagne, con Luca Palamara e gli altri consiglieri del Csm, è stata “gravemente inopportuna”, ma il deputato non ebbe “alcun ruolo di codecisore” nel tentativo di pilotare la nomina per il capo della Procura di Roma ha detto sempre il difensore di Luca Palamara. Quella sera Lotti era stato convocato da Palamara per “parlare di altre cose” e in particolare dell’interesse dell’ex togato del Csm alla carica di Garante della Privacy, ha aggiunto. In merito alle nomine, invece. ha precisato: “La nomina di un capo di una procura è una scelta che dipende anche da decisioni politiche, tra i leader delle correnti in cui il Consiglio Superiore della Magistratura si articola”. In sostanza, per Guizzi, “i conferimenti degli uffici direttivi e semidirettivi implicano delle scelte di carattere politico, le nomine non vengono fatte solo per merito ma sono condizionate anche da valutazioni politiche e i consiglieri superiori possono interloquire con rappresentati delle istituzioni, come Ferri e Palamara, che appartengono alle correnti della magistratura”, ha spiegato. In sostanza, la richiesta di Guizzi è quella di “prosciogliere Luca Palamara da tutti gli addebiti contestati”. “Dissento dal Pg sulla richiesta della sanzione massima” nei confronti di Palamara, della rimozione dalla magistratura, ha aggiunto Guizzi. “Sono convinto che la sanzione più congrua, nel caso della sussistenza degli illeciti, possa essere la sospensione per due anni, in attesa dell’esito del.processo penale a Perugia”.

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DOMANI SENTENZA

A questo punto, è attesa per domani la sentenza. Dopo la requisitoria della procura generale, che ha chiesto la rimozione dall’ordine giudiziario per l’ex numero uno dell’Anm, e l’arringa della difesa che ha chiesto l’assoluzione di Palamara, il presidente del collegio, il laico Fulvio Gigliotti, ha aggiornato l’udienza a domani mattina per le repliche e le dichiarazioni spontanee dell’incolpato. Subito dopo il collegio si ritirerà in camera di consiglio per giungere a un verdetto che potrebbe essere atteso per la serata di domani.

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