Caso scontrini, setaccio pm su conti oltre 500 politici. Csm, più rigore nel valutare accuse

Caso scontrini, setaccio pm su conti oltre 500 politici. Csm, più rigore nel valutare accuse
9 ottobre 2016

legnini-csmTempo di bilanci sull’era di ‘Rimborsopoli’, dopo le assoluzioni dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino e dell’ex presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, una ‘doppietta’ di proscioglimenti che ha spinto il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini (foto), in un’intervista a un quotidiano, a chiedere ai pm un maggior rigore nel valutare la sostenibilità delle accuse a carico dei politici sospettati di aver speso illecitamente i soldi dei cittadini destinati al corretto svolgimento delle loro funzioni istituzionali. Il caso più eclatante di questo ‘vizio’ coltivato da maggioranze e opposizioni che lo praticano insieme e ‘appassionatamente’, viene a galla nel 2012 con le ruberie da oltre un milione di euro di Franco Fiorito, il ‘Batman’ capogruppo Pdl alla Regione Lazio ai tempi della Polverini. E’ l’inizio di un filone giudiziario, secondo solo alle mazzette di ‘Tangentopoli’ – che fecero implodere la Prima Repubblica – e che fa luce sullo shopping e le amenità varie che presidenti e consiglieri regionali mettono in conto ai contribuenti. In poco più di quattro anni, i pm hanno aperto i riflettori e passato sotto la lente scontrini e ricevute che in base alla legge dovevano certificare spese di rappresentanza e attività politica nel segno del buon governo. Le indagini hanno scoperchiato una realtà diversa che coinvolge la quasi totalità delle Regioni. Passati al setaccio giustificativi di spesa per oltre 20 milioni di euro, utilizzati per l’acquisto di Suv, viaggi di lusso, cene, borse firmate, trasferte con l’amante e chi più ne ha più ne metta nel segno di una ‘casta di periferia’ piena di bisogni privati da soddisfare, caffè compreso. Una rapida e non esaustiva carrellata delle inchieste indica che molti processi sono ancora aperti in primo grado, alcuni lo hanno da poco concluso, il numero degli indagati si è sgonfiato, i pm annunciano ricorsi contro le assoluzioni. Quel che è certo è che i soldi sono stati spesi. In alcuni casi gli imputati li hanno restituiti.

La Corte dei Conti pretende il risarcimento del danno erariale ed è più severa dei giudici ordinari un po’ propensi a considerare le spese pazze una scelta della politica. Piemonte – Il processo di primo grado si è chiuso con dieci condanne, quella più alta è pari a tre anni e dieci mesi per Michele Giovine del centrodestra, e quindici assoluzioni tra le quali quelle di Cota rinviato a giudizio per 25mila euro di spese ‘sospette’ tra le quali le famose mutande verdi. Quasi tutti hanno indennizzato la Regione per un totale di 2,4 milioni di euro. La Procura farà ricorso. Il gup ha emesso 4 condanne. Nel processo bis, a esponenti in prevalenza del centrosinistra della giunta Chiamparino, sono stati tutti assolti. Lombardia – Gli ex consiglieri avevano diritto, con norme abolite, ad un rimborso di circa 3500 euro al mese per “trattamento di missione”, e alla “diaria” che arrivava anche a 2.500 euro mensili. Si sommavano agli 11 mila euro netti di stipendio. Non contenti si sarebbero fatti rimborsare spese pazze per tre milioni di euro. Per questo 56 consiglieri ed ex consiglieri, tra i quali Nicole Minetti e Renzo Bossi, sono sotto processo. In tre sono stati già condannati. Marche – Solo cinque degli iniziali 55 indagati sono stati rinviati a giudizio. La Procura non ha riscontrato delle vere e proprie ‘spese pazze’ ma una sistematica distrazione di fondi per 300mila euro nel periodo 2008-2011. Friuli Venezia Giulia – Ad aprile, vengono assolti 18 ex consiglieri accusati di aver sperperato 350mila euro in spese varie. Secondo il Gup si tratta di un caso diverso da quello di chi prende i soldi dalla cassa del suo gruppo politico e lo versa sul suo conto.

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Insomma c’è tolleranza per viaggi, profumi, pneumatici, acquisto di pesce e gioielli. Ma la Corte dei Conti non ci sta a chiudere un occhio e chiede il risarcimento. Valle d’Aosta – Assolti i 24 politici per i quali erano stati chiesti 30 anni di carcere per 600 mila euro di multa. Abruzzo – Chiesto a settembre il processo per l’ex presidente Gianni Chiodi (Pdl), l’ex vicepresidente Alfredo Castiglione e l’ex assessore Paolo Gatti, accusati dalla Procura di Roma di peculato e truffa aggravata per l’utilizzo improprio della carta di credito regionale. I fatti sono del 2009-2011. L’inchiesta, in due tranche, venne a galla nel gennaio 2014. Emilia Romagna – A processo 41 consiglieri per spese relative al 2010-2011. Per ora sono stati assolti in nove, condannati in tre e in venti attendono di sapere come va a finire. I giudici hanno ‘punito’ solo chi ha fatto spese abnormi con falsi giustificativi, facendo rientrare gli altri acquisti in una pratica consentita dalla discrezionalità della politica. Sardegna – Processo in corso per l’ex sottosegretario ai beni culturali Francesca Barracciu, la dem dimessasi dopo il rinvio a giudizio per 81mila euro di rimborsi dal 2004 al 2009 quando era consigliere regionale.

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