Cellula dell’Isis legata a Anis Amri, un arresto e un’espulsione

28 aprile 2017

Individuata e sgominata dalla polizia una cellula terroristica salafita legata all’Isis, che aveva base a Berlino, i cui affiliati volevano raggiungere il teatro di guerra siro-iracheno tramite l’Italia o la rotta balcanica. Con l’operazione antiterrorismo ‘Transito silente’ gli agenti della Digos di Brindisi hanno arrestato il 27enne congolese Lutumba Nkanga (foto sx), residente in Germania, già ospite del Centro permanenza per rifugiati di Restinco (Brindisi), ritenuto parte della cellula di Berlino, ed espulso dall’Italia il 22enne marocchino Soufiane Amri (foto dx), risultato in contatto con il tunisino Anis Amri autore dell’attentato al mercatino di Natale a Berlino dello scorso 19 dicembre.

IL FATTO – Il 2 gennaio scorso la Digos di Brindisi ha eseguito il fermo, emesso dalla Procura presso la Dda di Lecce, del congolese Nkanga, residente in Germania, all`epoca ospitato nel Centro permanenza per rifugiati di Brindisi-Restinco per il reato di associazione con finalità di terrorismo, poiché ritenuto organico ad una cellula salafita composta da più membri con precise finalità di terrorismo internazionale in quanto aderenti allo Stato Islamico, concentrati nel quartiere di Moabit di Berlino. Insieme a Lutumba è stato denunciato per lo stesso reato il marocchino Amri, residente a Berlino, anch`egli appartenente alla stessa associazione con finalità di terrorismo internazionale. I poliziotti della Digos hanno accertato ‘la totale adesione’ di entrambi all`ideologia dello Stato Islamico, raggiunta attraverso un percorso di progressiva radicalizzazione religiosa, meticolosamente ricostruito e documentato dalle particolari e sofisticate attività tecniche eseguite, ma anche acquisito elementi indizianti circa la loro disponibilità al compimento di atti violenti, in diversi scenari.

GLI SVILUPPI INVESTIGATIVI – Dalla ricostruzione effettuata dalla Digos di Brindisi, i due stranieri, partiti da Berlino, via Monaco, avevano fatto ingresso in Italia il 2 dicembre 2016, giungendo a Roma il 3, dove hanno soggiornato in un B&B in zona centro città. Successivamente i due, con mezzi diversi e sotto false generalità, si sono spostati ad Ancona il 4 dicembre con l’intenzione di imbarcarsi per Patrasso e poi, verosimilmente, dirigersi ad Instanbul, dove i due si sarebbero dovuti ricongiungere ad un altro gruppo di militanti. Durante il loro soggiorno in Italia, Nkanga e Amri hanno tentato di evitare di lasciare tracce del loro passaggio, facendo estrema attenzione nell`utilizzo dei telefonini e scegliendo consapevolmente ogni sera una località diversa dove alloggiare, nonché dichiarando nomi diversi lungo tutto il tragitto. Un imprevisto sciopero dei vettori marittimi greci, tuttavia, li ha costretti a soggiornare, la notte del 4 dicembre, presso una struttura alberghiera del capoluogo marchigiano, dove la polizia di Ancona li ha sottoposti a un controllo. In quel frangente è emersa una segnalazione delle autorità tedesche che descriveva Soufiane Amri quale soggetto potenzialmente pericoloso nei cui confronti doveva essere operato il ritiro del passaporto. Da questo momento in poi sono state attivate articolate e complesse attività investigative, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo di Lecce, proseguite in un clima di assoluto riserbo per non comprometterne i delicati esiti investigativi ed estese in ambito internazionale, anche con l`inoltro di commissioni rogatorie, grazie al supporto del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia. Il gruppo di lavoro investigativo appositamente costituito nella DIGOS di Brindisi è riuscito quindi a individuare 11 componenti della “cellula salafita” di cui facevano parte i due: si trattava di un gruppo estremamente variegato formato da militanti tutti residenti in Germania, di età compresa fra i venti ed i trenta anni, con identici percorsi di radicalizzazione. Il 19 gennaio tutti i membri del gruppo sono stati denunciati alla Dda di Lecce per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. A Nkanga e Amri sono state contestate le condotte di partecipazione, messa a disposizione e finanziamento dell`Isis tramite raccolta di denaro in Germania.

MODALITÀ OPERATIVE – Il gruppo voleva raggiungere il teatro siro-iracheno e si era tatticamente frazionato in più parti, individuando almeno due itinerari ritenuti sicuri: il primo, affrontato da Lutumba e Soufiane, concerneva la rotta mediterranea (Germania-Italia-Grecia-Turchia), il secondo quella balcanica (Germania-Austria-Ungheria-Serbia-Croazia-Macedonia-Grecia-Turchia ). Lungo questo tragitto il 4 dicembre 2016 sono stati identificati al valico di frontiera di Bajakovo, fra Croazia e Serbia, 3 membri della cellula (Emrah Civelek, Feysel Hermann, Husan Saed Hussein) mentre viaggiavano a bordo di un’Audi A6. Uno di essi (Hermann) era destinatario di un provvedimento di divieto di espatrio adottato dalle autorità tedesche analogo a quello che pendeva nei confronti di Soufiane Amri, mentre un altro membro del gruppo, Emrah Civelek, tassista a Berlino, risultava tra i responsabili del centro islamico berlinese “Fussilet 33”, anch`egli radicalizzato ed aderente al progetto di distribuzione del corano chiamato “Lies”. La sequenza di messaggi scambiata tra gli indagati, ricostruita dagli investigatori della DIGOS, testimonia la capacità militare e l`organizzazione della cellula. Nkanga, in particolare, si è dimostrato prodigo nel dispensare indicazioni ai suoi compagni finalizzate a dissimulare il loro aspetto fisico, eliminando ogni riferimento religioso di tipo radicale, come la barba o elementi del vestiario. Questi alcuni stralci dei dialoghi intercettati tra Lutumba Nkanga, durante la sua permanenza al CPR di Restinco, e parte del gruppo che percorreva la tratta balcanica: “Un fratello è stato preso”; “Assalam Alaikum Akhi dì alle Barbe devono via, dice il fratello, sta diventando troppo pericoloso”; “Del secondo gruppo uno è stato preso’; “Hanno controllato il secondo gruppo, uno non è riuscito a proseguire, al resto non è successo niente”; “Sì, Achi (caro), tutto bene, adesso fai attenzione veramente, andate da dietro, così che nessuno vi noti. Credimi questi porci vi stanno alle costole”. Lo scorso 31 gennaio le autorità tedesche – sulla base dei numerosi elementi indiziari forniti dalla Dda di Lecce incrociati con le risultanze investigative scaturite dalle indagini condotte in Germania – hanno proceduto al fermo di Soufiane Amri, Civelek Emrah, Korkmaz Resul e di altri membri del gruppo individuato grazie al lavoro della Digos di Brindisi nonchè alla chiusura della moschea “Fussilet 33”, acquisendo importanti riscontri che profilavano l`eventualità di attentati suicidi da parte degli soggetti arrestati.

I CONTATTI CON ANIS AMRI – Dalle analisi svolte sui dati di traffico telefonico e sulle tracce informatiche sono emerse relazioni fra alcuni membri della cellula ed il responsabile dell`attentato al mercatino di Natale a Berlino del 19 dicembre scorso, il tunisino Anis Amri, risultato tra i contatti “social” di Soufiane Amri e frequentante i luoghi di dimora abituale di Lutumba e dello stesso Soufiane Amri (il quartiere berlinese di Moabit). La moschea berlinese di Fussilet 33, dove gravitava l`intera cellula, è inoltre quella dove Anis Amri è stato individuato subito dopo l`attentato a Breitscheidplatz. Il percorso di radicalizzazione religiosa, indirizzato probabilmente verso le più estreme conseguenze, è testimoniato dal recupero di circa un migliaio tra foto e filmati presenti nella memoria dei “devices” sequestrati a Lutumba, nonché dai messaggi scambiati fra i membri del gruppo su social e chat, compreso “Telegram”, prevalentemente impiegato per le interazioni con l`agenzia di comunicazione dello Stato Islamico “Amaq”. Non sono emersi elementi che facciano ritenere che Lutumba o gli altri membri della cellula avessero in progetto di compiere atti terroristici in Italia.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti