Cgil e Uil annunciano lo sciopero il 12 dicembre. La Cisl non ci sta

Cgil e Uil annunciano lo sciopero il 12 dicembre. La Cisl non ci sta
19 novembre 2014

di Giuseppe Novelli

Doveva essere il 5 dicembre. La proposta di Susanna Camusso era stata fin dal principio quella di una mobilitazione di 8 ore contro le politiche economiche del governo (Legge di Stabilità e Jobs Act, prima di tutto) che coinvolgesse anche gli altri sindacati. Dopo le polemiche scoppiate sulla rete e tra i democratici per la decisione dello stop dal lavoro a ridosso dell’Immacolata – visto come un modo per riempire più facilmente le piazze, o comunque invogliare all’adesione con la prospettiva di un ponte prolungato di quattro giorni – era arrivata l’opposizione del Garante degli scioperi, che aveva ritenuto “parzialmente illegittimo” lo sciopero del 5 dicembre per alcuni settori (a partire dall’intero comparto del trasporto ferroviario e, in alcune città, per il trasporto pubblico locale), denunciando peraltro il timore di possibili “nuove violenze e tensioni” che potrebbero scaturire dalla mobilitazione. Alla fine la Uil ha risposto all’appello della Cgil, proponendo a sua volta alla Cisl e al sindacato di Corso d’Italia di individuare “insieme” una nuova data. E la data è arrivata oggi: al termine del “vertice” tra i tre leader sindacali prima dell’avvio del XVI congresso Uil, è stato comunicato che lo sciopero generale ci sarà il 12 dicembre. Ma la Cisl non parteciperà.

Annamaria Furlan (foto), neosegretario generale della Cisl, intervistata da Repubblica, ha spiegato che “non ci sono motivazioni valide per fermare il Paese: il Jobs Act, in fondo, sta cambiando in meglio. Per la Cisl gli scioperi generali si fanno solo per obiettivi precisi: lo diciamo da sempre. In questo caso, invece, sarebbe solo inopportuno e inefficace: la motivazione è troppo debole”. Confermato invece da parte Cisl lo sciopero generale per il rinnovo del contratto del pubblico impiego.
La Uil aveva aderito all’idea di una mobilitazione generale spiegando che “nessuna risposta è stata data dal governo sulla richiesta degli 80 euro ai pensionati, né sul ripristino della rivalutazione delle pensioni né, tanto meno, sui non autosufficienti. Inoltre, resta nebulosa tutta la partita relativa al Jobs Act, con il rischio concreto che siano messi in discussione le tutele per quei lavoratori che già le hanno. Mancano, poi, le risorse necessarie a garantire una continuità agli ammortizzatori sociali, per la protezione di coloro che rischiano la perdita del posto di lavoro”.

E poi, con riguardo alla Legge di Stabilità, per la Uil “permangono forti contraddizioni che impediscono di immaginare un progetto di rilancio del Paese, mentre per le imprese si prevede una riduzione indiscriminata dell’Irap, che non premia chi fa innovazione e occupazione. La stessa auspicata riduzione delle tasse sul lavoro può perdere peso e sostanza a fronte di un incremento della tassazione locale, oltreché sul TFR o sui fondi pensione”. Insomma, i presupposti per andare allo sciopero ci sono tutti per la Uil, e quindi aderire alla proposta della Camusso, che ha commentato così il niet della Furlan: “Trovo scortese che qualche minuto prima di fare un incontro unitario si dica qual è la soluzione”. Barbagallo, neosegretario Uil (la conferma della sua nomina nel congresso odierno) spiega così la scelta: “Il governo non ha intenzione di discutere con le forze sindacali, noi abbiamo esperito tutta la nostra possibilità di trovare soluzioni: a questo punto non abbiamo altro da fare che ridare la parola alla lotta dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati”.

Intanto,  il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, rinuncia a intervenire al XVI congresso della Uil. A confermare la ragione del forfait e’ il portavoce del ministro, secondo cui il contesto e’ mutato rispetto ai giorni scorsi quando era stato programmato l’intervento. La decisione di Poletti e’ stata accolta dai fischi della platea.

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